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[classifica] I migliori film del 2016: non esiste solo Hollywood!

30/12/2016 news di Michele Senesi

Troppo spesso ci dimentichiamo di grandi titoli prodotti in Asia, Europa e Sud America

Uscivamo delusi dal 2015 cinematografico ma con molte speranze riposte nell’anno successivo. Speranze ben riposte anche se con i blocchi interni decisamente spostati rispetto alle previsioni. Innanzitutto le cose spiacevoli. Anche confrontandoci con vari colleghi, questa corrente inizia ad essere avvertita un po’ da tutti. Si è acuita la varietà di possibilità di diffusione cinematografica in Italia (ma anche in occidente in generale). Speravamo che il diffondersi di possibilità di visione tra TV tradizionale, TV a pagamento, canali web, sale e supporti avrebbe portato ad una pluralità del prodotto. Invece non ha fatto altro che dare ancora maggior spazio sempre alla stessa roba; ogni film hollywoodiano o serie televisiva anglofona esce in Italia in contemporanea agli altri paesi. Tutto il resto sembra non esistere. Il risultato è che a meno di non poter presenziare ad ogni Festival “grande” è diventato arditissimo riuscire a vedere i film e sopratutto a vederli in tempi dignitosi. E a volte anche peggio. Ad oggi sono ancora invisibili grandi titoli. No, non stiamo parlando di titolini di nicchia, o roba in video, o almeno non solo di quelli, ma di grandi autori e grandi film. E’ praticamente ad oggi invisibile il capolavoro spagnolo Magical Girl, l’ultimo Tsukamoto (Nobi), l’ultimo Jiang Wen (Gone with the Bullets) ma anche film di autori riconosciuti come Johnnie To, Tsui Hark e Stephen Chow, gli ultimi due, campioni di incassi dello scorso anno in Cina. Quel poco che arriva, arriva con un ritardo talmente grossolano da risultare imbarazzante (gli annunciati Train to Busan e Godzilla Resurgence, secondo previsioni, 6-8 mesi dall’uscita in patria in un numero pare ridicolo di copie e giorni di programmazione). Di conseguenza è diventato sempre più complicato stilare classifiche sensate anche perché il risultato non cambia nemmeno volendosi affidare ad una – legittima a questo punto – ottica pirata.

poster-magical-girl-vermutUna classifica quindi sarà disorganica, e dovrà pescare sicuramente dall’anno precedente, specie per titoli divenuti reperibili mesi e mesi dopo, magari solo in patria e magari sottotitolati da dei volontari in lingue note. O a volte con l’obbligo di leggerli anche in altre lingue che non siano l’inglese. Quindi, mettendo le mani avanti, la vaga classifica che andiamo a proporre è del tutto personale e consapevolmente incompleta. Confrontandoci con le altre classifiche pubblicate ad oggi i titoli in ballo più o meno li abbiamo visti. Forse ce ne mancano alcuni particolarmente recenti o ancora del tutto inediti. A voi il dubbio di capire se li abbiamo omessi appositamente perché non reputati come rilevanti o semplicemente perché non ancora visti.

Osservazioni sparse. Gli anni precedenti erano stati ben più fertili per il cinema europeo rispetto al 2016, vuoi per l’assenza dei nuovi film di nomi noti, vuoi magari per una minore onda d’ispirazione. Catastrofico il cinema statunitense con davvero poche cose degne di attenzione e dotate di un minimo spessore. Meglio il Sud America. Leggermente più vitale l’Asia, con alcuni moti però inaspettati. Il Giappone che davamo per morto ha dato un bel colpo di coda regalando se non capolavori, film con dentro alcune delle sequenze più belle dell’anno o con atti di radicalità inaspettata. La Cina sembra ormai il cinema più interessante e completo del mondo passando dai venefici blockbuster insopportabili, a quelli “colti”, ad un cinema medio e uno d’autore di incredibile resa. Un cinema che continua a crescere in numeri, varietà, investimenti e incassi e colpire pregiato da continue vittorie ai Festival. Dal resto dell’Asia tra chi si è fatto notare di più in questi ultimi anni c’è nientemeno che l’India, con un cinema più sofisticato, traumatizzante e ricercato rispetto al passato. Forse nessun capolavoro immortale ma alcuni titoli, in rigoroso ordine sparso, che contengono dentro grandi pezzi di cinema. Forse non i più belli, forse non i più amati, ma probabilmente i più “vivi”. E miracolosamente sono più di dieci.

1) Al di là delle Montagne (Jia Zhangke, Cina). Ok, Cannes 2015 e uscita in patria a fine 2015. Il resto della distribuzione (Italia inclusa) è del 201 6. Un film monumentale. Forse meno perfetto de Il Tocco del Peccato ma una
enorme opera di cinema.

2) Cosmos (Andrzej Żu ławski, Francia/Portogallo). Insopportabile e così deve essere. Cinema come vaccino che dopo la scomparsa del regista non ci sarà più.

3) Miss Hokusai (Keiichi Hara, Giappone). Molta buona animazione quest’anno (v. sotto) in tutto il mondo. Questo forse è quello più di spessore e che più ci ha convinto.

neon demon elle4) The Neon Demon (Nicolas Winding Refn, Francia, Danimarca, Stati Uniti). Il rischio cazzata è sempre dietro l’angolo, e spesso anche oltre, ma il film ci fa dimenticare i due precedenti e possiede alcune delle immagini più potenti dell’anno. E no, non sono quelle psichedeliche con i flares digitali aggiunti in post-produzione.

5) The Handmaiden (Park Chan-wook, Corea del Sud). Film passato totalmente in sordina; erotico che si spinge oltre i limiti immaginabili dalla mano e sensibilità del regista.

6) Julieta (Pedro Almodovar, Spagna). Un melodramma. Ben scritto. E un’attrice come Emma Suárez straordinaria. Quanto basta. Fosse durato 15 secondi in meno sarebbe stato ancora più bello.

7) Three (Johnnie To, Cina/Hong Kong). Un film “minore” di To è comunque un’opera straordinaria. Un viraggio in diurna dei suoi noir in pochissimi ambienti. E poi contiene una delle scene tecnicamente più sorprendenti dell’anno che è anche una nuova sequenza balistica che resterà nei libri di storia.

8) Shin Godzilla (Hideaki Anno, Giappone). Il miglior Godzilla dal 1954. Il miglior monster movie dai tempi di The Host. Il miglior catastrofico da molti anni. Godzilla, quello vero, è tornato.

9) Crosscurrent (Yang Chao, Cina). Ancora Cina, ma ormai va preso atto del presente brillante di quel cinema. Crosscurrent è un film difficile e impegnativo. Ma gratifica con una portata visiva a tratti stordente (premio per la fotografia al Festival di Berlino). Una produzione complessa che ha percorso per intero il terzo fiume più lungo del mondo per 6 mesi con tutta la troupe a bordo, girando in 35mm. Sembra quasi un Andrei Tarkovsky.

Creepy-Kiyoshi-Kurosawa10) Creepy (Kiyoshi Kurosawa, Giappone). Un horror buono di Kurosawa. Ma stilisticamente è stupendo e contiene un dialogo in cui il direttore della fotografia in stretta affinità con il fonico producono cose che la nostra memoria cinefila e i nostri sensi avevano probabilmente dimenticato.

11) Raman Raghav 2.0 (Anurag Kashyap, India) Thriller indiano cruento e psichedelico. Anche qui a sorprendere sono alcune scene particolarmente ispirate e un piano sequenza al ralenti che mette i brividi.

12) Il Club (Pablo Larraín, Cile) Ancora 2015, con distribuzione italica nel 2016, quindi lo inseriamo a forza come
rappresentanza dei tre film diretti dal regista in poco più di un anno. Spietato ed eccessivo ai limiti della maniera, freddo, forse furbo ma Larrain è così.

13) Baahubali: The Beginning (S. S. Rajamouli, India) Lo si può deridere quanto si vuole per i suoi effetti digitali naïf ma è l’unico fantasy da parecchi anni a questa parte a produrre un’emozione complessa e rara, continua e palpabile dall’inizio alla fine: l’epica. Attesissima la seconda (e ultima) parte annunciata per metà 2017.

Altri titoli degni di nota.

Abbiamo visto anche altri film molto interessanti per motivi ogni volta diversi. Li segnaliamo, non sono inclusi tra quelli sopra solo per convenzione visto che il livello qualitativo è quasi lo stesso.

La Memoria dell’Acqua (Patricio Guzmán, Cile) Traumatizzante sorta di documentario filosofico che finisce a narrare il terribile genocidio sanguinario operato dal regime di Pinochet con il supporto diretto degli Stati Uniti.

Mr. Six (Guan Hu, Cina): ottimo cinema medio cinese, a metà tra popolare e d’autore. Davvero insperato e inaspettato.

elle-isabelle-huppertElle (Paul Verhoeven, Francia/Germania/Belgio) Infinite sottotrame surreali e morbose che portano al nulla. Ma ha il suo fascino in una sorta di Demonlover diretto da Haneke.

The Mermaid (Stephen Chow, Cina/Hong Kong): Come per To, un film minore di Chow è comunque un’opera di rara compiutezza e stile. Blockbuster popolare ma raffinato e intelligentissimo. Una rarità.

Son of Saul (László Nemes, Ungheria) E il test di un nuovo modo di narrare stilisticamente il “male assoluto”. Con efficacia, va detto.

Hime-Anole (Yoshida Keisuke, Giappone) Una cesura a metà film come non si vedeva da Dal Tramonto all’Alba. Porky’s che diventa American Psycho. Piccolo film, grande trauma e scelte impopolari.

Toni Erdmann (Maren Ade, Germania) Il film tenerello dell’anno con sbavature surreali. Lungo e un po’ fine a sè stesso, ma irresistibile.

Inoltre, nel 201 6 sono usciti almeno un paio di film di autori decisamente interessanti ma alle prese con titoli meno riusciti del previsto. Parliamo principalmente di High-Rise (Ben Wheatley, Inghilterra) e di A Conspiracy of Faith (Hans Petter Moland, Danimarca).

MENZIONI TEMATICHE

your-name-shinkai-filmAnimazione. Molti titoli interessanti usciti quest’anno in tutto il mondo. Dal delicatissimo La Canzone del Mare (Tomm Moore, del 2014, uscito in Italia quest’anno), vasta co-produzione europea passando per la rappresentanza giapponese composta dall’esagitato e ricco The Boy and the Beast (Hosoda Mamoru) e il campione di incassi Your Name (Shinkai Makoto), fino al bellissimo americano Kubo e la spada magica (Travis Knight). Il nostro preferito, come già detto, è stato Miss Hokusai.

Arti marziali. L’anno di Sammo Hung? Prima con la sua tiepida regia My Beloved Bodyguard (che regala però un finale, con leve e colpi in interni stretti, parecchio doloroso) poi con le coreografie del riuscito colossal The Monkey King 2 e infine quelle più “reali” e raffinate di Call of Heroes. La Leggenda del Calcio d’Acciaio (Super Bodyguard) è stato il raro caso di film uscito in Italia in DVD a ridosso dell’uscita in sala in patria. Ha buone sequenze ma va dimenticata la narrazione. The Final Master ha reinventato tutto di nuovo come negli ultimi 3 film di Xu Haofeng ma il suo film scivola con molta facilità in un ambito più autoriale e raffinato. Hardcore Henry ha spinto l’azione in territori inediti ma si è scordato tutto il resto dell’elemento cinema. Grande delusione dal sequel de La Tigre e il Dragone e da Ip Man 3.

train-to-busanHorror. Molti horror interessanti di cui alcuni acclamati. Non facciamo polemica su titoli che reputiamo di pessimo livello e che appaiono in testa a tante classifiche dei colleghi. Quindi li mescoliamo tra loro anche solo a scopo divulgativo: The Witch, Over your Dead Body, Baskin, The Wailing, It Follows, Train to Busan, Sadako VS Kayako. Il nostro preferito per l’apparato tecnico è stato Creepy. Per l’innovazione e apporto emotivo il folle I am a Hero.

Fotografia. Creepy e Crosscurrent ci hanno realmente emozionato solo grazie all’impianto fotografico e visivo di alcune sequenze.

Il PEGGIO

Siamo rimasti sconvolti e/o imbarazzati dal’estrema bruttura di Mai-chan’s Daily Life. Yoga Hosers, La Tigre e il Dragone 2: La Spada del Destino, Chinese Odyssey 3, Ip Man 3 e quel gingillino di propaganda di Ten Years. C’è andata bene alla fine, abbiamo filtrato con oculatezza le visioni.

yoga hosers trailerCina. Il centro del mondo. Non è qui e adesso, lo spazio e il momento per approfondire, ma solo soffermandoci al cinema d’autore, a quello più di spessore e rilevanza qualitativa in un solo anno il numero di titoli degni di nota è aumentati. Kaili Blues, Mountain Cry e i già citati Crosscurrent e Al di là delle Montagne sono esempi impressionanti.

Italia. Veloce come il Vento. Onesto. Sentito. Pulito. Competitivo. E non stiamo ammiccando alle sequenze automobilistiche, ma a tutto il resto.