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Esclusivo: intervista a Christina Lindberg, dagli esordi alla fuga dal set di Damiano, fino all’incontro con Tarantino

12/06/2017 news di Alessandro Gamma

Abbiamo incontrato l'attrice svedese, che ci ha parlato dei suoi primi film, del lungo periodo lontano dai set e del suo imminente ritorno - con un horror - in una co-produzione italiana

Christina Lindberg è sicuramente un nome molto noto tra gli appassionati di film exploitation. Ha iniziato come modella nella natale Svezia ed è diventata un’attrice molto popolare negli anni ’70, grazie e pellicole come Maid In Sweden, Thriller: A Cruel Picture e Sex & Fury. Dopo aver viaggiato tra i set di tutto il mondo ha lasciato la recitazione per diventare giornalista e arrivando a lavorare per – e possedere – la maggior rivista di aeronautica della Scandinavia.

Abbiamo incontrato l’attrice al BIFFF di Bruxelles, dove ci ha parlato dei suoi primi film, del suo lungo periodo lontano dal cinema e del suo imminente ritorno – con un horror – in una co-produzione italiana:

maid in sweden posterChe ricordi ha di Maid in Sweden (L’età della malizia)?

E’ stato il primo film che ho fatto. Andavo ancora a scuola all’epoca, quindi per le riprese mi ‘assentai’ per qualche settimana, senza chiedere il permesso … Studiavo lingue, inglese, tedesco e anche il latino, ma ero cresciuta senza troppi soldi, con due fratelli e una sorella, con mi madre che doveva lavorare tutto il giorno come domestica per poterci mantenere. Ho ottenuto questa parte perchè ero stata notata qualche tempo prima, avevo fatto delle fotografie in spiaggia e cose del genere e qualcuno della produzione le aveva viste. Quindi mi chiesero se avrei voluto farlo … Io ero così eccitata all’idea, avevo diciannove anni …

Quindi naturalmente mollai tutto e scappai in questo Grand Hotel che c’era a Stoccolma, molto costoso … un ambiente molto affascinante per una ragazza di quell’età. Le persone sul set ricordo che furono tutte molto gentili con me. Si trattava di una co-produzione tra Svezia e Stati Uniti. circa due settimane di riprese. Dopo quello, finii la scuola superiore e due giorni dopo preparai la mia valigia e mi trasferii a Stoccolma. Io ero nata e cresciuta nel sud, a Göteborg, un cittadina più piccola, quindi sapevo che avrei dovuto trasferirmi per fare carriera e incontrare persone del settore.

E qui girò Dog Days / Rötmånad?

Esatto. Anche in questo caso ottenni la parte per via di quelle fotografie, viste nella rivista FIB Aktuellt mi pare. Non avevo fatto un provino specifico, mi chiesero loro se volessi parteciparvi. Fu una cosa buona per me, perchè il regista di quel film, Jan Halldoff, era conosciuto come l’ ‘Ingmar Bergman commerciale’, e nel film c’erano attori molto noti. In effetti, all’epoca, quelle pellicole erano considerate piuttosto grosse, non filmetti, grandi produzioni con cast e troupe utilizzati anche nei film di Bergman, con alcuni degli attori che lavoravano anche per il Teatro Nazionale. Quindi ero in ottima compagnia, anche se io non ero affatto un’attrice ancora!

sex & fury lindbergPoi il lungo salto fino al Giappone …

Si, ricevetti un’offerta. In realtà ero già stata in Giappone prima, per il film Exponerad [Exposed], girato in Svezia, che venne anche presentato a Cannes. Conobbi dei giapponesi, sul volo a dire la verità. Vennero da me chiedendomi se mi andasse di andare a lavorare nel loro paese. Non avevo un agente, mi occupavo in prima persona di tutto, così gli dissi di telefonarmi e che mi avrebbero trovato a Stoccolma.

Mi chiamarono, loro lavoravano per la Toei Company, una casa di distribuzione e produzione che ancora oggi realizzare film molto interessanti.

Avevo viaggiato per tutto il Giappone per Exposed, così quando tornai là ero già piuttosto conosciuta. Girai due film, a Kyoto, Sex & Fury [Furyô anego den: Inoshika Ochô] e Journey to Japan [Poruno no joô: Nippon sex ryokô], che includevano scene di stupro e altre amenità ‘alla giapponese’! [ride] Eravamo io e un attore americano, tutti gli altri erano giapponesi.

Erano gli inizi degli anni ’70, quindi praticamente nessuno parlava inglese. Trovai il loro modo di lavorare molto affascinante, a mo’ di vecchia Hollywood, con la costruzione di set enormi e l’impiego di moltissime comparse e manodopera. Per dire, c’era un addetto alla preparazione del tè e un altro per accendere le sigarette, mi sentivo una grande star! Dopo questi due film mi chiesero se volessi firmare un contratto e proseguire a fare film con la Toei. Avevo 21 anni più o meno, e a posteriori forse avrei dovuto firmare …

anita lindberg posterMa …

Ricevetti un telegramma dalla Svezia in cui mi si chiedeva di tornare a casa, per girare Anita [Bocca di velluto], con Stellan Skarsgård. E’ buffo, ma in quel periodo lui era molto meno conosciuto di me! [ride] Ora è una superstar, e anche i suoi figli, ma è un uomo molto simpatico e gentile. L’ho incontrato di nuovo qualche tempo fa e confermo che non è cambiato.

Poi è arrivata un’oferta dalla Germania giusto?

Si, per Flossie [La collegiale svedese]. Il regista era Gerard Damiano, quello di Gola Profonda, ma io non ne avevo la minima idea! Abbiamo girato per una settimana, le solite cose ordinarie che mi chiedevano, di togliermi un po’ i vestiti e cose del genere. Ma una notte Gerard venne da me in hotel e mi disse ‘Christina, dovresti sapere hanno intenzione di girare delle scene di sesso e di inserirle in fase di montaggio nel film‘, aggiungendo ‘questo non è il film che mi avevano promesso avrei girato, quindi penso che lascerò il set.

Penso che tu meriti di più, quindi dovresti farlo anche tu e tornare a casa’. E se ne andò davvero, da un giorno all’altro. Così andai dall’altra attrice che lavorava con me, anche lei svedese, Marie Ekorre e le comunicai che avrei lasciato il film anche io, con o senza di lei. Lei però fu della mia stessa idea, così corremmo all’aeroporto e prendemmo il primo volo per Stoccolma, alle 3.00 o alle 4.00 del mattino.

A casa, andai da un dottore, che mi disse che la mia schiena era messa molto male e mi diede un foglio in cui si accertava che non ero in grado di lavorare. Ovviamente il produttore andò su tutte le furie e addirittura venne a Stoccolma dopo un mese, minacciando di farmi causa se non fossi tornata con lui a Berlino sul set. Nel ’74, quel tipo di film che giravo cominciarono a diventare sempre più pornografici e ad avere una doppia versione per la distribuzione.

Christina Lindberg thrillerIn Thriller: a cruel picture / They Call Her One Eye sei stata controfigurata però …

Si, prima e unica volta. Non me lo dissero però, ma non mi interessa più di tanto, ora non gli do tanto peso, perché è un film che mostra quanto tremende fossero le circostanze in cui la protagonista viveva. Thriller è ok che sia così. Non ero però d’accordo a proseguire su quella strada. Successe anche per le fotografie, che da nudi ‘d’autore’ divennero sempre più esplicite.

Cosa successe dopo Thriller?

Mi fermai. Mi fidanzai con un ragazzo molto geloso. Feci un film dopo Flossie, lui venne sul set e fu un vero disastro. Capii che era quindi impossibile andare avanti. E’ difficile spiegare le sensazioni e le dinamiche di un rapporto di coppia. Così decisi di diventare un’attrice prendendo seriamente delle lezioni presso una scuola di recitazione. E riuscii quasi a diplomarmi, superando i primi due step dei tre previsti. Avrei dovuto spostarmi in un’altra città svedese per completare il ciclo ma il mio fidanzato non mi permise di andare avanti con la recitazione, nemmeno per film ‘tranquilli’.

Non voleva proprio che mi allontanassi per le riprese. Forse era spaventato che qualcuno potesse rapirmi! E’ complicato da spiegare … Lui era più grande di me, una sorta di figura paterna. Così decisi di intraprendere la carriera di giornalista. Ho lavorato per un giornale specializzato nei viaggi aerei, Flygrevyn [Flight Review], fino allo scorso anno. Lui è morto 12 anni fa, così ho deciso di subentrare io alla guida e proseguirne io la pubblicazione, visto che si tratta dell’unica rivista del genere della Scandinavia.

lindbergOra però sei pronta a tornare al cinema …

Si, con Black Circle [Svart Cirkel]! Pensa che è una produzione realizzata in associazione con l’italiana Penny Video [società che distribuirà il film nella sua collana Opium Visions]. Mi sembra di ritornare a casa in qualche modo, anche se ho fatto altre piccolissime parti negli anni, ad esempio in Ingen Kom Ner. Un giorno è arrivato Adrián García Bogliano, che mi ha detto che le cose che ammirava di più della Svezia erano Ingmar Bergam e Thriller. Il regista di Thriller, Bo Arne Vibenius, aveva lavorato con Bergman, come assistente ed esperto di effetti speciali. Si possono vedere le influenze di Bergman in quel film, il tono molto cupo della storia ecc.

Bogliano ha scritto la parte appositamente per me e devo dire che mi sta proprio a pennello, perchè è un horror demoniaco pieno di cose strane, e io interpreto una donna misteriosa. Ho visto parte del girato e le sue riprese riescono a rendere quello che ha filmato decisamente interessante. Abbiamo lavorato a Stoccolma, e la cosa buffa è che Bogliano sul suo telefonino aveva il copione in tre lingue, inglese, spagnolo e svedese, ma è riuscito a gestire tutto alla perfezione.

So anche che il primo montaggio del film, di circa due ore, non ha avuto alcun problema nei dialoghi, davvero impressionante, considerato che abbiamo girato in 12 giorni, dall’alba a notte fonda. Tempistiche molto diverse da quelle dei mie primi film, le cui riprese duravano 3 o 4 mesi, un mondo molto più lento.

lindberg exposedSi è più rivista nei suoi film giovanili? Cosa pensa della Christina di quei tempi?

A essere onesti, in molti film ero proprio me stessa, non recitavo affatto. Sono cresciuta artisticamente lavorando di film in film nel corso degli anni e affinando la recitazione. Le prime sono davvero delle pellicole del tipo ‘togliti i vestiti’ e basta. Poi per Thriller ho incontrato Bo Arne Vibenius, un regista davvero in grado di dirigere un’attrice.

Mi diede la benda per l’occhio, il fucile, il cappotto nero … tutti quegli elementi iconici. Mi fece prendere lezioni di karate e di tiro, su come tenere in mano le armi per non sembrare ridicola, in modo naturale. Questo era il suo modo di dirigere. Inoltre dovevo indossare questa benda tutto il giorno e quindi ho dovuto fare pratica per via della diversa percezione della profondità. Thriller fu un film folle, abbiamo girato senza permessi per le location e abbiamo avuto dei problemi con la polizia locale per questo motivo …

Quindi non era un problema ricevere delle sceneggiature che tutto sommato richiedevano sempre lo stesso personaggio

Quello della giovane ragazza avvenente e con due grandi … [indica il seno ridendo]. Credo che all’epoca non mi soffermassi a lungo a rifletterci su questo aspetto. Le persone con cui ho lavorato mi hanno sempre trattato bene, quindi mi stava bene così.

lindberg pubblicitàParlando di sessualità, ora i tempi sono piuttosto cambiati dagli anni ’70, persino nella liberale Svezia. Come si spiega questa sorta di involuzione dei costumi?

Si, siamo decisamente più conservatori ora. E’ divertente perché all’epoca parlare della sessualità era una cosa perfettamente naturale, ma oggi le ragazze si cambiano i connotati con la chirurgia e si vestono come prostitute ma sono estremamente moraliste, un comportamento completamente opposto a quello che mostrano. A mio parere tutto funziona per cicli. Il conservatorismo ora è tornato di moda, magari tra 10/15 anni ritornerà la libertà degli anni ’70, chissà.

E’ pazzesco però se ci ripenso, alle persone era concesso di fare qualsiasi cosa, anche se a dirla tutta erano presenti due mondi distinti, almeno in Svezia. C’era un filone di sinistra, più vicino ai comunisti, con molte donne vestite in abiti simili a uniformi, una vita molto triste. Io provenivo da un famiglia della working class, più liberale, mi truccavo, mettevo scarpe coi tacchi e indossavo abiti stravaganti. Era anche il periodo della liberazione sessuale delle donne, quindi in quel modo di fare c’era anche una sorta di messaggio.

lindberg tarantinoL’omaggio diretto di Quentin Tarantino in Kill Bill e delle sue parole di stima è arrivato come una sorpresa?

Si, è stata una grandissima sorpresa quando Tarantino se ne è uscito dicendo che Thriller era qualcosa di meraviglioso e cose del genere, perchéè all’epoca nessuno pensava che il film sarebbe stato ricordato nel tempo. Questa sua riscoperta mi ha anche permesso di partecipare a molte Convention, quindi devo ringraziarlo. La cosa simpatica è che nel 2004 fui invitata a Los Angeles, a spese di Tarantino, per partecipare a una proiezione di Thriller organizzata all’Egyptian Theatre per una retrospettiva.

Ci ospitò per un’intera settimana, chiedendomi solo di poter mandare anche a Austin i film, dove si teneva un Festival da lui organizzato. Lo incontrai anche a Stoccolma e ci sedemmo a parlare a lungo. Conoscevo Pulp Fiction, ma a quei tempi non avevo grande familiarità con i suoi film … Feci diversi autografi per lui, e una volta mi disse ‘Christina, tu non vuoi il mio?’ [ride] Gli diedi un DVD di Thriller e lui mi scrisse ‘Grazie per avermi dato l’ispirazione’ e un’altra volta una rivista americana che parlava di Thriller, e lui scrisse ‘Sono il tuo più grande fan!’. Mica male no?

Di seguito il trailer di A cruel picture: