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[Film memories on the road] Kunt Tulgar – Il cattivo dai mille volti. A colloquio col Bruno Mattei turco

02/06/2017 news di Mario Bulletti

Regista, attore e sceneggiatore, nella sua lunga carriera ha avuto a che fare anche con Tarzan, Batman e Superman

Ipertimesia: è la condizione in cui l’individuo possiede una memoria autobiografica superiore, tale da permettere il ricordo di gran parte degli eventi vissuti nella propria vita.
Se esiste l’ipertimesia allora dovrebbe esistere anche il suo contrario, l’ipotimesia. Ho controllato: non c’è. Perchè ne soffro. Diventa sempre più difficile collocare temporalmente un avvenimento, un luogo, un ricordo. Anni di viaggi tra Europa e Asia, andata e ritorno, partendo in autunno e tornando in primavera: già per questo è difficile fissare un momento preciso … quando ero in Iran? Nel 2012? Forse. Ma all’inizio, partendo ad autunno 2011 o alla fine, proiettato verso il 2013? A volte ci penso e mi accorgo che sono ormai 13 anni che son sempre in viaggio: parto, torno, riparto, ripasso spesso dai soliti luoghi – l’Asia è grande, ma via terra la scelta dei percorsi fattibili si riduce di molto, soprattutto quando non c’è calcolo e tutto viaggia sull’improvvisazione: un autobus per andare via, una scusa per andare a trovare un amico o dei film, una mattina che uno si sveglia e scopre di aver passato troppo tempo in una città o in un paese e allora è tempo di rimettersi in cammino.

supermen donuyor Kunt Tulgar Kunt Tulgar ha una faccia da carognone. Occhi azzurri di ghiaccio, sorriso beffardo – quasi un ghigno – fisico atletico e prestante anche ora che sta per arrivare alle 70 mezzelune turche. L’ho conosciuto ad Istanbul, nella scuola di cinema di Ali Murat Guven. Quando, non ricordo, forse nel’autunno 2012. Terza avventura a Istanbul. Si, da li poi Iran, 6 mesi di Malesia e Siberia. In mezzo mille altre cose. Dovrebbe essere stato così. Andai in Nepal via terra a fare una cosa, tornai, andai a Helsinki ad aiutare un amico, tornai, andai a Istanbul in scooter a trovare l’amico incontrato in Nepal per un altro lavoretto. Tornai. Andai a Londra a tentare la fortuna al casinò con un amico, non ci riuscì. Tornai. Non lavorai. E allora ripartii. Senza sapere nè per dove nè perchè. Mi fermai a Istanbul a cercare film: ce ne erano ancora un sacco nei cestoni fuori delle librerie e delle cartolerie. Pensai che a qualcuno potessero interessare.
E conobbi Ali Murat Guven, giornalista, politologo, gran appassionato di vecchi film classici e ricercatore accanito di vecchi film turchi sopravvissuti: in pellicola, in vhs, in vcd, in frammenti sparsi per tutto il grande paese. Semplicemente trovai il suo indirizzo: dopo la morte di Vassilis “Bill” Barounis, tutti i DVD ancora invenduti della Onar Film erano rimasti in mano alla vedova. Ali Murat, assieme a Kunt Tulgar decisero di incaricarsi delle vendite e devolvere (quasi) tutto in beneficenza alla vedova. Ma la Onar Film era basata in Grecia: loro in Turchia. Importare film greci in Turchia è proibito. E non corre buon sangue tra i due paesi. Kunt Tulgar allora per molto tempo, molte volte, decise di fare la spola tra Atene e Istanbul nascondendo decine e decine di copie dei DVD nelle valigie, nella fodera della giacca, ovunque potessero passare inosservati dai controlli dell’antipaticissima polizia greca di confine. E ci riuscì. E’ sempre stato un tipo avventuroso e l’idea di fare questi viaggi “clandestini”, mi raccontava, lo gasava come ai vecchi tempi. Come quando faceva l’eroe – buono o cattivo – in tantissimi action turchi.

kunt-tulgarChi è Kunt Tulgar? E’ difficile dirlo: è stato tutto e di più: attore, regista, sceneggiatore, scenografo, stuntman, maestro d’armi, produttore, co-produttore, invischiato in misteriosissime coproduzioni italo-turche scomparse nel niente, e poi ancora “compositore” di colonne sonore, montatore … difficile trovare qualcuno nel mondo del cinema che possa esser coinvolto a 360 gradi così come è stato lui. Gran faccia da carogna, una discreta somiglianza con Paul Muller, il cattivo di tanti film di Jess Franco e avventuroso come tutti i cinematografari turchi. Riusciva a filmare una scena di combattimento a cavallo di due treni in movimento: la scena era riuscita, uno degli stuntman purtroppo non si è mai più potuto ammirare sullo schermo. Nessuno aveva avvertito i macchinisti che si stava girando un film. Ma era la prassi, da quelle parti. I permessi costavano e la burocrazia era lenta. Il primo Superman turco è forse il suo capolavoro: la madre che ammonisce il novello Superman di stare attento e – prima di vederlo incamminarsi verso la Grande Città (Istanbul, dov’altro?) gli mette in mano un Corano. Momenti di cinema matarazziano. Fortuna che esiste ancora in giro il DVD della Onar: Bill ci aveva visto giusto. Non si può rimanere affascinati dal cinema turco se non si passa almeno una volta nella vita dalla visione di “Süpermen Dönüyor“: è il nostro pellegrinaggio alla Mecca del trash. IMDB gli accredita pochissimo e niente … regista di un pugno di film tra cui il primo Tarzan a colori (“Tarzan korkusuz adam/Tarzan l’uomo coraggioso“), “Gizli Kuvvet” e un altra manciatina, incluso il già menzionato “Superman Returns”. Ma c’è di più: film di kung fu (“Ejderin İntikami” dove compare la carogna per eccellenza degli action turchi, Yıldırım Gencer, un volto che non si dimentica, sembra il nostro Calboni), “Operation Code Name: Long Live Fatherland“, prima ed unica uscita in DVD(-r) della effimera Aztek Filmproduktion della terribile coppia Tulgar-Guven e ancora ruoli di bastardone in “L’invincibile Batman” (“Yılmayan Şeytan/The Deathless Devil”: uscito in un double bill DVD con “Tarkan contro i vichinghi” per la Mondo Macabro e in una introvabile vhs da noi per la Esse Video). E una montagna di sceneggiature, scenografie e soprattutto colonne sonore: quel giorno nell’ufficio di Ali Murat, un ottobre freddo sulla strada in salita nel quartiere di Üsküdar, mi regalò una chiavetta USB con tutte le colonne sonore dei film nei quali ha lavorato … erano oltre un centinaio. Le ascolto: eran tutti temi rubati da famosi film occidentali. In Turchia si faceva così: quasi sempre il musicista era semplicemente un “selezionatore” di colonne sonore rubate dai grandi classici europei o americani…divertitevi a riconoscere i film originali, mentre Superman vola o Cüneyt Arkın combatte sui tetti di Istanbul.

The Death less Devil PosterIl più grosso successo commerciale di Kunt Tulgar come regista è stato “Gizli Kuvvet” … film che non dice una beneamata mazza al cinematografaro medio occidentale. Ma nasconde una storia curiosa. Sul set è presente Gianni Crea, il non dimenticato regista di “E il terzo giorno arrivò il Corvo”: è li e non si sa bene cosa stia a fare. Dovrebbe dirigere il film, o co-dirigere le parti per una fantomatica quota produttiva italiana. Viene cacciato via dopo poche settimane, non si sa perchè. Tulgar non lo vuole dire, e si che parla perfettamente italiano. Dopo qualche tempo Crea ritorna a Istanbul e chiede di acquistare parte del girato: le scene d’azione che vedono Kunt Tulgar in veste di attore perchè vuole integrarle in un suo progetto di film politico-avventuroso che si svolge parte in Italia e parte in Turchia: è il misteriosissimo “Liberate Emanuela”, la storia del sequestro di Emanuela Orlandi. Ma, alla fine, di sequestrata c’è solo la pellicola finale. Il film è mai uscito? Leggenda vuole che fu proiettato una sola volta al Festival di Bellaria del 1984 e poi sequestrato su richiesta dei parenti della Orlandi. Era una copia definitiva? Un pre-montaggio? Nessuno sa niente. Tulgar è convinto che il film fu ultimato e la storia del sequestro potrebbe essere vera. Ma la moglie di Crea giura che non fu mai finito: forse ne fu fatto solo un montaggio provvisorio per il Festival … Ma il cinema turco – e soprattutto quello di Kunt Tulgar – è come il maiale: non si butta via niente. E quindi Gianni Crea (ancora lui!) torna alla carica un’altra volta per acquistare ulteriori parti di “Gizli Kuvvet” per integrarle in una nuova ed ancor più misteriosa co-produzione italo-egiziana (?) che vede Gordon Mitchell come protagonista. Questa volta sembra che giri di manovella per aggiungere nuove scene ne siano stati fatti ben pochi: i rapporti tra il regista turco e il nostro Crea si rompono definitivamente (“era un cialtrone” mi ha detto in tutta confidenza) e di questo action in salsa egiziana se ne perdono tutte le tracce, probabilmente affondato nelle limacciose acque del Nilo assieme ai suoi fantomatici produttori.

dort_hergele_1974Ma di “misteri italiani” il cinema di Kunt Tulgar è ricco: di chi è in realtà “Dört Hergele“, un poliziesco turco uscito – con discreto successo nel 1974 a firma di Yılmaz Atadeniz (il padrino del cinema fantastico turco, una vera leggenda vivente) e da noi come “Quei paracul…pi di Jolando e Margherito” a firma di Giulio Giuseppe Negri, un altro misterioso individuo che a quei tempi faceva spesso la spola tra i due paesi assieme a gente del calibro di Guido Zurli, Sergio Garrone, Ernst Hofbauer e altri mercenari della cinepresa? Tulgar e Ali Murat non vogliono sentire storie: il film è turco. Di italiano c’è solo la coproduzione. E un carognoso Gordon Mitchell dal volto ossuto e di marmo. Qui Tulgar ha “selezionato” le musiche…chissà se la versione turca è identica a quella italiana?
E che fine ha fatto il fantascientifico “17: ovvero l’incredibile e triste storia del cinico Rudy Caino” ambientato in una Napoli del futuro e postatomica ma per il quale Tulgar ha fornito location e set? Dove? Nel suo ufficio a Roma? Nel suo appartamento di Istanbul? “Ho aiutato questo giovane regista napoletano, gli ho fornito casa mia come set” mi raccontava tra una caramella e l’altra mentre sprofondato in un divano si leggeva un fumetto di Zagor … così, spigolature di cinema di un action man che non si curava di quel che aveva fatto ma di come organizzare il prossimo lavoro, di come riutilizzare al meglio certi set o certe scene o semplicemente troppo indaffarato a selezionare musiche o coordinare gli stuntman nel fiorentissimo panorama action che ancora alla grande veniva sfornato in Turchia. Se ne incontrano poche di gente così.

Remake, Remix, Rip-Off About Copy Culture & Turkish Pop Cinema posterC’è un bel documentario uscito nel 2014, dal titolo evocativo: “Remake, Remix, Rip-Off: About Copy Culture & Turkish Pop Cinema” che vede riunite tante glorie del cinema turco: non solo Kunt Tulgar ma anche Yılmaz Atadeniz (il mitico regista di tantissimi supereroi in salsa musulmana), Çetin Inanç (il “jet director” famoso per essere riuscito a girare un film intero in sole 36 ore), Memduh Ün, regista e produttore incredibilmente attivo, scomparso a 95 anni ancora avvolto dalla celluloide e responsabile del famigerato “Cellat”, il giustiziere della notte turco (non dannatevi l’anima: il DVD della Onar è andato sold out in un amen) ma anche Cüneyt Arkin, l’immenso ed immortale eroe e Giovanni Scognamillo, giornalista ricercatore, studioso, attore di origini italiane che ha scritto un sacco di libri sul caro vecchio cinema di un tempo (“Fantastik Turk Sinemasi”) …

Quanti ricordi in quel freddo autunno del 2012 … la visita quotidiana allo studio di Ali Murat, progetti e idee di creare una nuova etichetta per ristampare i vecchi film turchi in DVD (“ho anche Killing contro Mandrake ma si vede malissimo” mi diceva con un misto di orgoglio e rammarico) … e le visite quotidiane alle ceste dei VCD che ancora si trovavano fuori dalle librerie di Kadıköy … e gli occhi della bella commessa curda quando ogni giorno andavo a spedire un po’ di materiale ai clienti: i DVD della Onar portati di contrabbando dalla Grecia da Kunt Tulgar, i libri di Giovanni Scognamillo, poster trovati nei sotterranei degli angusti “pasaj” ai lati di Istiklal … due mesi passati così, tra un film e una mattina a dormire sul tetto della Mavi Guesthouse davanti alla Moschea Blu … le settimane passavano nè lente nè veloci, intense e piene di vita. Finchè un giorno non arrivò Joao e fu l’ora di rimettersi in cammino, affascinato dalle sirene dell’Iran e del Pakistan. O meglio, del loro cinema. E novello Ulisse decisi di seguirlo.

continua…