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[Film memories on the road] Levent Çakır – Ho conosciuto l’unico, vero spirito con la scure (Parte I)

16/05/2017 news di Mario Bulletti

La lunga strada verso Edirne

Nell’impossibilità di sigillare le frontiere con la Turchia (ma anche con la Bulgaria, la Macedonia e l’Albania) la Grecia ha pensato ad una soluzione semplicissima: non effettuare più collegamenti e trasporti tra sé e i paesi confinanti, ovvero i paesi nemici, odiati e disprezzati. Basta sopprimere tutti i treni, tutti gli autobus ed il gioco è fatto. Se uno vuole entrare nei paesi confinanti (ed un greco si chiede perchè uno dovrebbe farlo visto che in teoria son tutti posti dove nessun greco si sognerebbe mai di metter piede) allora ha una sola scelta: arrivare fino al confine e poi da li arrangiarsi in qualche modo. Cosa che è appunto successa a me in quel di settembre 2012, terzo viaggio in Turchia. Ed ho capito quanto l’odio e l’intolleranza sicuramente procurano solo noie e contrattempi a noi viaggiatori che niente abbiamo a che fare con queste stupide faide nazionalistico-razziste e delle quali non potrebbe fregarcene di meno.

kastanies - confineTracia greca abitata da turchi, bulgari, zingari: Alessandropoli è un crogiolo di razze diverse, non è quindi sorprendente venire a sapere che ci sono moltissime associazioni neonaziste da queste parti. Ma rimane il fatto che è una città molto bella, molto piu di Salonicco, per dire. Siamo già con un piede in Turchia: la gente ha i lineamenti diversi dai greci-greci, soprattutto le donne che sono decisamente più brutte delle greche. Si cominciano a vedere timide scritte “Kebab” qua e la, cosa assolutamente proibita in Grecia perchè devi dire “Giros” senno’ ti scannano vivo e finalmente gli uomini smettono le onnipresenti barbe greche e indossano bei baffoni ottomani che sono anche più simpatici da vedere. Perchè sinceramente non se ne può più di tutti ‘sti greci barbuti, soprattutto i giovani. Va di moda la barba in Grecia, con buona pace di Mr. Gillette che non venderà manco una lametta.

Da Alessandropoli c’era la vecchia autostrada che correva dritto nella Turchia europea passando da Tekirdag e finendo a Istanbul: 250 km tutti diritti, ma adesso gli autobus, come detto, non ci passano più. C’è la linea ferroviaria che svolta improvvisamente a nord e passa da Feres, da Kastanies, sfiora la Bulgaria ed entra a Edirne, la vecchia capitale dell’impero ottomano prima di Costantinopoli. Ma anche questa è stata chiusa al confine. E comunque per i greci questo punto di confine è pericoloso, ci sono abominevoli traffici di clandestini e droga, uno straniero rischia la pelle perchè ci sono tanti turchi, albanesi e bulgari cattivi assetati di sangue e carne umana. Tutte stronzate, ma i greci lo pensano veramente. Sono quindi arrivato a Kastanies, ultimo paesino greco a ridosso del confine, con un trenino locale e da lì avrei dovuto attraversare il confine turco e prendere un bus per Edirne e da li proseguire ulteriormente per Istanbul. Tutto alla buona, senza grosse indicazioni – anzi nessuna – su quello che mi sarebbe aspettato dopo il confine.

kastanies - stazione5.00 del pomeriggio: arrivo in questa famigerata Kastanies. Un cubicolo di cemento di 3 metri quadrati, circondato solo da campi coltivati e abbandonato, pieno di sudicio, rappresentava la stazione. Tutto qui. Attorno solo campi verdi, coltivazioni di grano, alberi da frutto e strade sterrate a perdita d’occhio. Il paesaggio è decisamente agreste, e le casupole che si trovano qua e la testimoniano di una zona decisamente povera ed arretrata, ricca di agricoltura ma estremamente depressa come livello di vita. Siamo a 3 km dal confine turco e a un tiro di sputo dalla Bulgaria. Sulla destra in lontananza (moooolto in lontananza) si vede Edirne. Il confine non dovrebbe essere lontano. Ero l’unico a scendere. Anzi ero l’unico passeggero da qualche fermata a questa parte.

L’unica strada sterrata dietro il cubicolo-stazione mi fa pensare di non avere altre alternative e quindi mi incammino sperando di trovare una informazione. Kastanies, paesino che potrebbe sembrare un qualsiasi borghetto di case della campagna pistoiese…..tranquillo, bucolico, silenzioso. Non c’è assolutamente niente da vedere a parte un piccolo tabernacolo ortodosso tra una pizzeria (chiusa) e una farmacia (anch’essa chiusa) ma il risultato globale non è male. Pace e silenzio. La gente guarda con sospetto: turco o altra nazionalità che fossi, in Grecia gli stranieri son sempre visti con sospetto. Dopo circa 3 kilometri vedo il confine: un arco in ferro arrugginito e una scritta “welcome to Greece” priva di tutte le lampadine che in teoria dovrebbero illuminarla (d’altra parte cosa glie ne frega ai greci di augurare un buon “welcome” ai turchi in entrata: calci in culo e via …), un posto di polizia in uno spiazzo molto carino e un benzinaio-rapinatore autorizzato dallo stato: la benzina in Grecia e Turchia è carissima. Controlli doganali velocissimi e una informazione da parte di un ufficiale greco simpatico: “Ci sono 6 km da qui ad Edirne, ma sul confine turco forse trovi un autobus”… non suonava molto rassicurante. E il suo sorrisino ancor meno.

kastanies - welcome to greeceLa terra di nessuno tra Grecia e Turchia è una lunga strada dritta di circa 1 km, brutta e squallida come tutte le altre terre di nessuno tra confine e confine. Ma oltre l’arco dell’entrata in Turchia le cose cambiano decisamente: un bel viale alberato che sembra un parco comunale con alberi verdi e ombrosi, giardinetti curati, statue di Ataturk dappertutto, pavoni, tigri (?) e perfino la casetta dei 7 nani (???) che sembravano più Disneyland che l’estremo avamposto militare ottomano. Boh. Lungo strada incontro 3 vipere spiaccicate, due giovanotti ubriachi e una famigliola di chiare origini turche che stava ritornando al paesello. Li passo senza salutarli e vo a diritto fino al check point. “Ci sono 8 km da qui ad Edirne (in Grecia mi avevano detto che erano 6….) e non ci sono autobus. Ma puoi prendere il taxi”. Ma con soli 10 centesimi in tasca e senza bancomat in giro non esiste che una sola soluzione: camminare.

“Il Bancomat ci sarà quando viene la Luna piena” mi dice l’ufficiale turco. Non capisco cosa vuol dire … solo vero il 6° km avrò l’illuminazione.

edirne otogar2La strada per Edirne è una lunghissima striscia di asfalto identica a quanto visto nell’ultimo avamposto greco: campi, campi, campi ed ancora campi. Ogni tanto un fruttivendolo lungo strada: un tavolaccio di legno, una cassetta di verdure (contenuto: 1 melanzana, 2 o 3 pomodori, 1 melograno) e una tanica di benzina come sedia. Ogni tanto mi fermavo su un divano (?) al bordo della strada a fumarmi una sigaretta e si stava veramente bene, con un bel sole e una leggera brezza rinfrancante. In lontananza vedo la famigliola turca che nel frattempo, zitta zitta, mi era ripassata avanti visto che io mi fermavo a cazzeggiare ogni cento metri: ci ho impiegato circa 3 kilometri per risorpassarli. Andavano giusto a 5 passi all’ora più lenti di me. Trovo una bandierina turca in terra, la prendo e improvvisamente capisco le parole dell’ufficiale alla frontiera. La bandiera turca ha come simbolo la mezzaluna (anzi il quarto di luna crescente): da secoli. E sarà sempre la mezzaluna. “Il bancomat arriverà quando ci sara’ la luna piena”….

Ho riso per un nanosecondo ma poi ho pensato: e se ad Edirne non ci sono bancomat? Chi lo sa? Come avrei fatto? Con 10 centesimi – vabbè che la Turchia non è cara – non è che si vada da molte parti …

continua…