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[Film memories on the road] L’inesorabile scomparsa dei film di genere turchi dagli scaffali dei negozi (parte I)

16/06/2017 news di Mario Bulletti

Ormai è praticamente impossibile trovare VHS e DVD dei vecchi film e le ragioni sono almeno un paio

Dicembre 2015

Dopo la morte di Vassilis “Bill” Barounis e la conseguente fine della Onar Film, si può dire che la possibilità di vedere ristampato in DVD un pò del caro, buon vecchio cinema trash turco è definitivamente svanita. Perchè?
E’ un discorso complesso che presenta molti aspetti.
Il più importante è sicuramente l’estrema difficoltà di reperire le pellicole originali. Se è vero che almeno un quinto degli oltre 6.000 film prodotti in Turchia è irrimediabilmente scomparso, è altresì vero che gran parte del materiale disponibile versa in qualità a volte pessime e impossibili da restaurare.

istanbul - aslan gallery 3Incendi agli archivi del cinema, film stampati in pochissime copie se non in copia unica e andati distrutti durante le “proiezioni itineranti” nei villaggi dell’interno, la pratica di grattare via il nitrato d’argento dalle pellicole in bianco e nero per recuperare parte dei costi sono stati fattori decisivi. Ma in generale molti film che non presentano star di successo, son sempre stati considerati dagli enti preposti come mera spazzatura, prodotti usa e getta. Perchè fondamentalmente in Turchia (come in India, in Pakistan, in Malesia) vige ancora il concetto che sia la star che fa la grandezza di un film. Se ci sono i grossi nomi (Cüneyt Arkın, Aytekin Akkaya, Erol Taş, Yılmaz Güney, il simpatico comico Kemal Sunal – il Fernandel turco) allora i film meritano di essere conservati e trasmessi in continuazione alla tv, ma se non ci son grossi nomi allora tutto cade nel dimenticatoio. E spesso nel cestino. La politica delle pochissime case editrici turche è quella di stampare e vendere perlomeno 5.000 copie a film perchè l’operazione possa ritenersi vantaggiosa. E’ naturale quindi che un film minore – un Turkish Rambo qualsiasi, per dirne una – non ha l’appeal sufficiente a garantire una tiratura ed una vendita di questa portata. Le case editrici quindi puntano solo ed esclusivamente sui grossissimi nomi: è come dire che in Italia si stampano solo i film di Federico Fellini e di Roberto Benigni perchè sono gli unici sicuri di vendere.

istanbul - akmar gallery entrataNon esiste inoltre un panorama concorrenziale di case editrici: fondamentalmente sono solo 2 con relative sotto-etichette: la Gala Film e la Horizon, entrambe sovvenzionate dallo stato. Che dettano legge ed impongono alle ditte di stampa i quantitativi minimi. In questo panorama una etichetta indipendente sul modello di quelle europee come Cinekult o Camera Obscura o Arrow Video non hanno nessuna possibilità di competere nè a livello di produzione (5.000 copie sono un quantitativo folle e completamente fuori dal mercato) nè a livello di costi. I costi, ecco. Gran parte del cinema turco disponibile in master buoni per i passaggi televisivi o per una pubblicazione su DVD sono in possesso della Gala Film, etichetta parzialmente controllata dallo Stato – un po’ come è il nostro Istituto Luce – che, se non ricordo male, dovrebbe avere circa 2.500 film in catalogo. Questa montagna di materiale fu comprata tutta tra gli anni ’80 e gli anni ’90 a prezzi infinetesimali spesso con metodi poco chiari e coercitivi. Pagando due lire (turche) si è accaparrata quasi tutto il materiale allora reperibile sul mercato, grazie anche ai buoni uffici di Türker İnanoğlu, il più potente produttore cinematografico turco, una sorta di Berlusconi all’ennesima potenza, uomo di risorse economiche infinite, a capo di una dinastia di cinematografi, invischiato ovviamente nella politica, nell’economia e soprattutto nei malaffari. Non che fino alla sua comparsa nel mondo del cinema tutto fosse stato rose e fiori: non è mistero che quasi tutto il cinema prodotto in Turchia dagli anni ’50 ai primi anni ’70 era finanziato dai fratelli Kardashian: due gemelli, lei proprietaria di tutti i bordelli sul Bosforo e lui una sorta di usuraio che forniva finanziamenti per il cinema a tassi da strozzino. Ma per almeno 20-25 anni il cinema prodotto a Istanbul ha potuto sfornare migliaia di film. Con l’avvento del più moderno Türker İnanoğlu i rapporti tra cinema e finanza si son spostati più nel settore politico e governativo ed è proprio grazie alla svolta modernista da lui imposta che negli anni ’90, quando ormai il cinema di genere era definitivamente collassato (come del resto in tutta Europa) che la Gala Film appoggiata ad alte cariche della municipalità di Istanbul è riuscita a prendersi migliaia di film di compagnie fallite o sull’orlo del fallimento, liquidazioni e stock interi per due lire.

istanbul - akmar gallery 5Adesso chi vuol stampare un film in DVD ha solo due scelte: o aspetta che lo ristampi la Gala Film – se e quando vorrà, quasi sempre senza sottotitoli in inglese, ma che garantiscano perlomeno una vendita di 5.000 copie, il che quindi può riguardare solamente una piccolissima parte della produzione storica e taglia quasi completamente del tutto la strada alla riproposta dei film prettamente “di genere” o deve affrontare esborsi economici completamente fuori dal mercato: perchè la Gala Film non regala. La nuova legge sulla riconoscenza degli emolumenti agli artisti, approvata circa 3 anni fa dopo anni di lotte da parte dei sindacati e tentativi di insabbiamento da parte dei potentati – prevede inoltre il pagamento di royalties e diritti a registi, attori, produttori, montatori, direttori di fotografia ed ai principali tecnici che stanno dietro la lavorazione di un film. E’ ovvio che finchè questa legge non esisteva, le case editrici – l’oligopolio Gala Film/Horizon in soldoni – poteva stampare tutto quel che voleva dai loro immensi magazzin senza dover essere tenuta a sganciare un solo euro agli autori e agli attori. I collezionisti, oltretutto si fanno una lotta spietata ed accanita tra di loro: esistono gruppi attivissimi di ricercatori di film ritenuti “scomparsi” che si muovono in lungo e in largo per tutta la Turchia: come detto la pratica comune era, una volta esaurito il ciclo delle prime e seconde visioni nelle città principali, di portare la pellicola in giro all’interno del paese attraverso piccoli teatrini di cinema viaggianti: prima o poi la pellicola (di scarsa qualità, problema che da sempre ha afflitto la cinematografia turca) va distrutta e non è infrequente trovare frammenti di pellicola o bobine incomplete negli angoli più remoti del paese. Chi trova queste cose se le tiene strettamente per se, quasi sempre senza dir niente a nessuno fuori dalla ristrettissima cerchia di amici. Ovviamente sempre in caso di richiesta di copie o riversamenti vengono sparate cifre assolutamente folli. La concorrenza e l’invidia tra collezionisti raggiunge livelli parossistici. Il fatto che poi negli ultimi anni si è sparsa la voce, grazie a Internet, di un esercito agguerrito di collezionisti in Europa o in America interessati alle “trashate” del cinema turco ha reso i collezionisti di film rari in Turchia ancor più avidi ed assetati di soldi. Non è infrequente imbattersi in siti internet o in personaggi che vendono osceni riversamenti di film “cult” turchi a migliaia di euro, in questo sopravvalutando enormemente la fame e la voglia di cinema turco dei collezionisti occidentali.

istanbul - akmar gallery 2E’ stato questo lo sbaglio e l’errore di valutazione più grande di Ali Murat Güven, il giornalista-ricercatore-politologo-collezionista-storico cinematografico amico mio di cui ho già parlato più volte negli articoli precedenti.
L’idea non era male: rinverdire i fasti della Onar Film greca creando una piccola etichetta indipendente a Istanbul – la Aztek Filmproductions gestita da lui e dal regista-attore Kunt Tulgar per proporre una nuova informata promettentissima di capolavori del trash turco, spesso di pellicole ritenute perdute o assolutamente introvabili. Il catalogo era ricchissimo: dai titoli acquistati da Bill della Onar e mai stampati a causa della sua prematura morte (le nuove avventure dello 007 turco Altın Çocuk/Golden Boy, una nuova edizione completa dei due film “veri” di Zagor ad un paio di Zorro annunciati nei trailer di alcune uscite Onar) ad una serie di capolavori assoluti come “Killing contro Mandrake” e “Ringo contro la Gestapo“. E una ricca infornata di film diretti, prodotti, interpretati da Kunt Tulgar ovviamente ottenuti a titolo gratuito. Il primo titolo annunciato, appunto fu “Operation Code Name: Long Live Fatherland“, un discreto war/action movie degli anni ’90 diretto da Kunt Tulgar. Ogni mese, una nuova uscita, una più succulenta dell’altra. Incontro Ali Murat Güven un pomeriggio sulla terrazza di un bel caffè nel quartiere musulmano tradizionale di Karaköy dove nelle vicinanze ha il suo studio: parliamo per ore, del progetto, dei nuovi titoli, dell’amore e dell’impegno che sta mettendo in questa nuova avventura che lui preferisce chiamare “missione”….già ci conoscevamo da un paio di anni e spesso andavo a trovarlo a casa sua, tanto che passavamo ore insieme a vederlo montare e smontare pellicole 24mm con piccole apparecchiature artigianali, a parlare del vecchio cinema e dei vecchi attori, del suo amore per Serpico (per il quale ha scritto un libro sulla storia del “vero” poliziotto) e per il cinema americano classico….era diventato quasi un padre per me ed un figlio io per lui.

Parliamo, su questo attico. E ricordo ancora una sua domanda molto precisa: “Francesco, ma secondo te 2.000 copie possono essere sufficienti per ogni uscita?”. La mia risposta è ovviamente “No”. Non sono sufficienti. Sono esageratamente troppe. I collezionisti del cinema turco o di trashate dai paesi più disparati sono agguerriti, si, sono onnivori sicuramente, sono disposti di buone risorse economiche. Ma non sono 2.000. Non sono neanche 1.000. Forse a malapena si arriva a 200-300. Bill/Onar era partito con 1.000 copie a titolo, le ultime uscite erano calate a 500 copie proprio perchè lo aveva capito a sue spese. E le vendeva tutte. Ma se ne avesse fatto una nuova tiratura di altre 500 copie, sarebbero rimaste tutte sul groppone. Perchè il mercato è quello, ristrettissimo.

continua…