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I diari dal 49° Festival di Sitges: il Cineocchio in Catalogna – Giorno 7

14/10/2016 news di Redazione Il Cineocchio

Oggi giornata 'tranquilla', con Takashi Miike, Johnnie To e Bruce Campell a dominare la scena

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Dovete sapere che quando piove (si, anche oggi…), le stradine di Sitges diventano dei fiumiciattoli in piena. Questo perchè la cittadina spagnola non è – come forse molti pensano – adagiata su una striscia di sabbia bella pianeggiante, bensì su molte collinette, che costringono il già affaticato giornalista, provato da giorni e giorni di code e di astinenza da cibo sano, a impegnative arrampicate e scivolose discese.

In ogni caso, oggi è stata una giornata tranquilla. Ma come, penserete, dopo che ve l’abbiamo messa giù così dura nei giorni scorsi sottolineando più volte quanto durante un Festival di questa portata non si trovi il tempo nemmeno per andare alla toilette, tra interviste, conferenze stampa, proiezioni, Masterclass ecc?

i am not a serial killerEbbene si. Oggi abbiamo avuto più o meno quasi otto ore di ‘buco’ – anche se sull’esatta definizione di questa parolina di quattro lettere torneremo tra poco – tra la proiezione della mattina, ovvero I’m not a serial killer di Billy O’Brien, un film di cui è difficilissimo parlare senza fare spoiler e Three di Johnnie To, primo film della sera. In sostanza, INASK è la storia di un adolescente di una piccola cittadina del Midwest degli Stati Uniti classificato come sociopatico e con tendenze omicide che incappa però in un vero serial killer – che però è tutto fuorchè umano -, decidendo di seguire le sue mosse cercando al contempo di tenere a bada i suoi demoni interiori. Punto di vista estremamente fresco su un problema che probabilmente in America non è poi così raro, inserisce un elemento mostruoso che se da un lato ‘alleggerisce’, dall’altra è evidente metafora dei pensieri ‘non normali’ (come li chiamano nel film) del protagonista Max Records. Ah, c’è Christopher Lloyd in uno dei suoi ruoli più oscuri.

Stacco. Come anticipato, sono le 20.00 e siamo in sala per vedere Three, il nuovo film di Johnnie To. Un ritorno al noir d’azione dei bei vecchi tempi, che contiene uno dei piani sequenzi più pazzeschi della storia del cinema, entrato già di diritto nei libri (e di cui abbiamo potuto ammirare l’impegnativissimo ‘making of‘ prima dei titoli di testa). La storia è piuttosto semplice, addirittura didascalica e un po’ troppo sobria fino ai 20′ finali, quando si scatena letteralmente l’inferno, registicamente e per i protagonisti. In sostanza si svolge tutto all’interno di un ospedale, dove viene ricoverato un malvivente dopo che è stato raggiunto da una pallottola durante una rapina. Piantonato da molti agenti di polizia, l’uomo attende soltanto l’arrivo dei complici, che dovrebbero liberarlo con una mossa a sorpresa. Il detective capo però ha capito tutto, e aspetto solo il momento di entrare in azione. Bentornato To.

Terra Formars 2Pochi secondi dopo la fine di Three siamo corsi a intervistare Takashi Miike, giunto a Sitges per presentare una delle sue ultime fatiche, Terra Formars, pellicola sci-fi tratta dall’omonimo manga di Yu Sasuga che parla di una squadra di reietti che in un prossimo futuro viene spedita dalla Terra a Marte per bonificarne i territori dagli scarafaggi che lo infestano. Quello che non sanno e che gli scarafaggi si sono evoluti parecchio e sono molto cattivi. Tra i protagonisti anche Rinko Kikuchi e Rila Fukushima. Budget risicatissimo come sempre, ha il pregio di mettere in scena dei character design simpatici e ben studiati, e dei combattimenti estremi ma cartooneschi in puro stile Miike. Il difetto è che dura troppo, e che proprio per colpa del budget le location sono poche e l’azione molto ripetitiva. Film numero 90 (!!) del regista giapponese, è uscito in patria già in aprile. Lui ha già voltato pagina da un pezzo, chi non l’ha visto può tranquillamente aspettare il prossimo.

Flashback. Terra Formars avrebbe dovuto iniziare alle 23.00, ma è partito solo alle 23.50. Il motivo? Il one man show di Bruce Campbell, chiamato sul palco dal direttore del Festival per ritirare direttamente dalle mani dell’amico Don Coscarelli il Time Machine Award. L’attore ha così tenuto banco per oltre 40′, istrioneggiando da par suo e coinvolgendo spesso nelle sue gag la malcapitata traduttrice catalana. Domani contiamo di regalarvi il filmato della serata.

Ma quindi, questo ‘buco’ di 8 ore di cui si parlava in apertura? Beh, non le abbiamo passate dormendo se è questo che vi chiedete (anche se ce ne sarebbe stato assoluto bisogno…), ma ammettiamo di esserci concessi un pranzo tranquillo e senza orologio in mano. Quello che abbiamo fatto è cominciare a sbobinare un po’ delle tante interviste registrate nei giorni scorsi, scritto qualche recensione e pianificare l’impegnativa giornata di venerdì 14. Ma di questo ci sarà tempo di riparlare.

A domani per la nuova pagina del nostro diario iberico.