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I diari dal 49° Festival di Sitges: il Cineocchio in Catalogna – Giorno 8

15/10/2016 news di Alessandro Gamma

Penultimo giorno della manifestazione, tra una Masterclass di Christopher Walken e l'arrivo di Dolph Lundgren

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Siamo giunti al penultimo giorno di Festival, ma non per questo sono mancate le emozioni anche oggi. La mattinata è stata contraddistinta dalla Masterclass di Christopher Walken, che si è dilungato in aneddoti sulla sua lunghissima carriera, rispondendo pazientemente alle moltissime domande. Domani la troverete online da queste parti in versione integrale.

Nel primo pomeriggio abbiamo quindi assistito a The Tunnel del coreano Kim Seong-hun, drammone che ha ben poco di catastrofico – e quindi abbastanza difficilmente comprensibile lo spazio che gli è stato qui dedicato (forse solo per la presenza nel cast di Bae Doona) – in cui Ha Jung-Woo rimane intrappolato in una galleria dopo che questa gli crolla addosso mentre la sta attraversando in macchina. Da lì iniziano le operazioni di soccorso, tra stampa impicciona e ministri opportunisti. Il finale potete immaginarlo da voi…

don't kill itUsciti dalla sala siamo corsi alla conferenza stampa dell’ultima superstar attesa a Sitges, ovvero Dolph Lundgren, arrivato per ricevere il Time Machine Award e per presentare, insieme al regista Mike Mendez, Don’t Kill It, pellicola soprannaturale di grana grossa di cui parleremo tra poco.

Terminata la conferenza, che vi proporremo per intero nel corso della giornata di domani (e varrà la pena darle un’occhiata perchè il muscoloso attore ha parlato di un po’ tutti i film storici a cui ha preso parte, da I Dominatori dell’Universo a I Mercenari), nel pomeriggio ci siamo concessi una breve pausa in vista della serata ‘a tutto action’, che si sarebbe presentato piuttosto impegnativa.

A partire dalle 21.00 infatti, siamo rimasti comodamente sprofondati nelle nostre poltroncine per vedere in sequenza Headshot, The Stakelander e appunto Don’t Kill It. Il film dei Fratelli Mo si lascia apprezzare per i violentissimi combattimenti che vedono protagonista Iko Uwais, ragazzo che ha perso la memoria dopo che gli hanno sparato in testa e che cerca faticosamente con l’aiuto della sua dottoressa di capire cosa gli è successo. Fratture scomposte e brutalità varie come se non ci fosse un domani, alla fine paga parecchio l’inesistenza della trama, saltando semplicemente da uno scontro al successivo in modo un po’ stucchevole. The Raid si trova in un altro campionato. Dan Berk e Robert Olsen sono invece i registi del seguito del sorprendente Stake Land, diretto nel 2010 da Jim Mickle. Ritroviamo Martin di nuovo in viaggio per l’ormai desolata e selvaggia America dopo che una nuova setta guidata da un pericoloso vampiro femmina gli ha ucciso moglie e figlia e bruciato la casa, alla ricerca di ‘Mister’, sparito senza lasciare traccia. Pochissimo inventivo, pochissimo violento e pochissimo affascinante, è uno di quei seguiti che ti fanno pensare al perchè si fanno i sequel. Per chiudere il tour de force in bellezza, ecco allora proseguire con la visione notturna di Don’t Kill It, anticipato dalla premiazione del suo protagonista, in forma smagliante nonostante i quasi 60 anni. Il film è il classico prodottino da straight to video, ispirato pesantemente a Ash vs Evil Dead, con un Lundgren cacciatore di demoni che sfoggia un umorismo inedito e spara molto. Diverte per gli eccessi delle morti, messe in scena nei modi più grotteschi ed esagerati possibili. La sala ha moderatamente apprezzato.

Ieri vi avevamo promesso il filmato del ‘one man show’ di Bruce Campbell al momento del ritiro del suo premio. Purtroppo il video non è ancora disponibile, ma vi mostriamo il tributo che gli è stato dedicato (qui sotto).

A domani per l’ultima pagina del nostro diario iberico.