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I diari del Lido: il Cineocchio a Venezia 73 – Giorno 3

03/09/2016 news di Giovanni Mottola

Terza giornata tra il ritorno di Tom Ford in Concorso, la follia di un Ferreri ritrovato e le rivelazioni più intime di Charles Bukowski. Il tutto accomunato dall'aria condizionata polare

Il difetto di quasi tutte le sale del Lido è di avere una violenta aria condizionata e infatti, dopo tre giorni di Mostra, non si contano starnuti e colpi di tosse, data l’escursione termica rispetto all’esterno, dove il caldo di questi giorni si sopporta a fatica. Non fa eccezione la nuova sala Cinema nel Giardino, che per il resto, dopo due giorni di rodaggio in cui ha dovuto convivere con alcuni inconvenienti tecnici (seggiolini traballanti, difficoltà nel far partire le proiezioni…), ha trovato la sua quadratura. Oggi ha infatti ospitato senza alcun inconveniente uno dei restauri più interessanti tra quelli presentati a Venezia 73 dalla Cineteca di Bologna. Si tratta della versione integrale di Break up – L’uomo dei cinque palloni, introvabile film di Marco Ferreri che era pronto nel 1964 come lungometraggio di 86 minuti ma poi, caso più unico che raro nella storia del cinema, il produttore Carlo Ponti decise di tagliare fino a ridurlo a 26 minuti e rendendolo così un episodio del film Oggi, domani e dopodomani, uscito nel 1965. Le perplessità di Ponti erano giustificate, essendo il film completamente folle, proprio come il suo geniale autore. Racconta infatti l’ossessione di un imprenditore di dolciumi, interpretato da Marcello Mastroianni, di scoprire qual è il punto limite per gonfiare un palloncino prima di farlo esplodere. Già la trama è tutta un programma, in più dentro c’è di tutto: una colonna sonora di Teo Usuelli con canzone di Orietta Berti; quadri di Morandi e Capogrossi; un divertente cammeo finale di Ugo Tognazzi di circa un minuto; addirittura una lunga scena a colori in mezzo a un film in bianco e nero. Piacque ai francesi e agli americani, che lo acquistarono nel 1967 – si apre infatti con il leone della Metro Goldwyn Mayer – ma in Italia trovò distribuzione solo nel 1979, quando uscì in pochissime copie.

venezia 73 venerdìPassando all’attualità, bisogna dire che il Concorso ufficiale sta offrendo parecchie soddisfazioni. Oggi è stata la volta di Animali Notturni (Nocturnal Animals), secondo prodotto di Tom Ford dopo A Single Man, presentato anch’esso qui a Venezia nel 2009. E’ la storia di una donna insoddisfatta (Amy Adams) che riceve un manoscritto dell’ex marito (Jake Gyllenham) in cui si raccontano le disgrazie di un uomo a cui hanno sequestrato, violentato e ucciso moglie e figlia. A questo punto il film si sdoppia, alternando la storia narrata nel libro a quella della donna che legge e, pagina dopo pagina, ripensa con rimpianto al rapporto con l’ex marito. Entrambe sono raccontate con un registro di tensione e violenza, che è materiale nella prima e psicologico nella seconda e rende avvincente e ben calibrato l’intero film, in bilico tra due vicende che scorrono in parallelo – avendo come unico trait d’union materiale Gyllenham, che incarna anche il protagonista del libro – ma sono accomunate dal tormento che attanaglia i rispettivi protagonisti.

Sempre del Concorso abbiamo visto anche Frantz di Francois Ozon, ma ve ne parleremo domani, perché non possiamo rubare spazio all’altra vera chicca di oggi dopo il film di Ferrari, ovvero il documentario You never had it – An evening with Bukowski (trovate il trailer in fondo), che il regista Matteo Borgardt ha costruito montando una serie di interviste che sua madre, la giornalista Silvia Bizio, realizzò con Charles Bukowski nella sua casa di Los Angeles nel 1981, dove lo scrittore si racconta circondato da pochi intimi e da immancabili sigarette e alcool. Rivela che il suo apprendistato con la letteratura gli deriva dal fatto che il padre lo picchiava con la cinghia, facendogli scoprire così cosa significhi soffrire inutilmente, ma al tempo stesso rivela di disprezzare quasi tutti gli scrittori, ai quali dice di sentirsi affine solo in parte perché fino a 50 anni aveva lavorato in fabbrica e all’ufficio postale e non aveva scritto nemmeno una riga. “Ne salvo solo quattro: Dostoevskij, Celine, D. H. Lawrence e John Fante, che scoprii quando a 19 anni nella biblioteca vicino a casa trovai il suo straordinario “Chiedi alla polvere”. Poi certo, a una certa età tutti ci siamo innamorati di Hemingway, ma è un innamoramento passeggero”. L’unico scrittore che avrebbe voluto incontrare era Albert Camus, per l’ammirazione verso “Lo Straniero”, mentre si rifiutò di vedere Sartre, che desiderava conoscerlo. Scherza sulle sue abitudini sessuali, rivelando di aver diminuito l’attività quando si è accorto che vinceva di più alle corse dei cavalli (e qui viene in mente il Proietti/Mandrake al quale accadeva esattamente il contrario nel cult Febbre da Cavallo), ma rivela anche di parlar molto di sesso nei suoi libri solo perché sa che soddisfa il pubblico. E’ un Bukowski che davanti alla telecamera rivela insospettabili doti di istrione, ma che mostra anche una grande tenerezza quando accarezza il suo gatto. Gli animali dovevano piacergli molto più degli esseri umani, poiché rivela che a due anni e mezzo, quando sua nonna si chinò su di lui per baciarlo, vide in lei rappresentato in quel momento il mondo intero e decise per questo di mollarle un pugno sul naso.

A domani