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I diari del Lido: il Cineocchio a Venezia 73 – Giorno 5

04/09/2016 news di Giovanni Mottola

Oggi torniamo un momento sui tributi esagerati a The Young Pope, poi ci dedichiamo al sorprendente Hacksaw Ridge di Mel Gibson e allo storico 'Muro' delle stroncature curato da Gianni Ippoliti

Non vorremmo insistere nel parlare di The Young Pope, ma ne siamo costretti dal fatto che i giornali di stamattina riportavano la notizia di un’accoglienza entusiasmante da parte del pubblico, che gli ha tributato ‘ben’ sette minuti di applausi. La grande verità di Venezia è che nelle occasioni in cui è presente in sala il cast, la gente si comporta ormai in modo assai generoso (sono lontani i tempi dell’avanspettacolo, quando ai comici che non facevano ridere si tiravano i gatti morti…) e pertanto l’applauso è assolutamente di rigore. Sette minuti non sono nemmeno poi tanti se si considera che altri film sono riusciti a conquistarne il doppio senza poi ottenere in seguito un particolare successo. Da ultimo, aggiungiamo che in quei sette minuti è compreso un tributo ad personam a Paolo Sorrentino, al quale si dà giustamente atto di essere l’uomo che, 15 anni dopo Roberto Benigni, ha riportato un film italiano all’Oscar. Per concludere sul punto, sette minuti di applausi non sono stati certo un particolare segno di apprezzamento.

venezia 73 ippolitiUn’altra critica alla serie TV di Sorrentino, ma di tutt’altro genere, è giunta da quel simpatico guastafeste di Gianni Ippoliti, che ha messo a disposizione un premio di 1.000 euro – che verserà di tasca sua – a chi indovinerà un errore marchiano commesso in fase di sceneggiatura in The Young Pope appunto. Ippoliti ha consegnato la risposta in busta chiusa nelle mani del Presidente della Biennale Paolo Baratta; il vincitore verrà proclamato sabato 10, giorno di chiusura della Mostra. Questo premio è una piccola aggiunta ad un altro, chiamato “Il Muro” e organizzato sempre da Ippoliti fin dal 1999. Chiunque può partecipare: è sufficiente presentarsi nell’apposito spazio (che è costituito, per l’appunto, da un muro) dove una bella e sorridente ragazza porge carta e penna per scrivere una stroncatura che abbia ad oggetto qualsiasi cosa riguardante il Festival (i film, principalmente, ma anche le sale, l’organizzazione, il cibo etc.) da appendere sulla bacheca/muro. I premi consistono in una coppa di legno finemente scolpita e in una sorta di quadro astratto detto “il quadro della situazione”. Una simpaticissima e ormai storica iniziativa che è bello resista, nella sua artigianalità, anche in tempi di rivoluzione digitale e che ci auguriamo non si trasformi mai in un’asettica app. Oggi in quello spazio, per altro, abbiamo incontrato un veterano del concorso, Pier Vittorio Mannucci, che in otto anni ha vinto due volte, ironizzando su Alba Rohrwacher e su Marco Bellocchio, ed è arrivato in finale altre cinque. In occasione di una delle sue vittorie qualche anno fa, Ippoliti non riuscì a rintracciarlo e fu costretto così a premiare il secondo classificato: una bambina di sei anni. A sera ormai inoltrata, però, Mannucci si presentò e, implacabile, ottenne il premio che gli spettava di diritto, lasciando in lacrime la povera bambina. Il pluridecorato ci ha anticipato che quest’anno si concentrerà soprattutto sul film di Wim Wenders, Les Beaux Jours d’Aranjuez – che in effetti non è piaciuto a nessuno – e forse su La luce sugli oceani (The light between oceans) di Derek Cianfrance. Ci ha rivelato inoltre di avere anche un’idea per l’errore commesso da Sorrentino di cui sopra, non potendo però per ovvie ragioni dirci altro.

Passando al capitolo film di questa quinta giornata, oggi abbiamo visto quello che secondo noi è il migliore fin qui presentato in Concorso, ovvero Hacksaw Ridge (trovate il trailer qui sotto) diretto da Mel Gibson e interpretato da Andrew Garfield, Vince Vaughn e Teresa Palmer. Si narra la storia vera del soldato Desmond Doss, un obiettore di coscienza che ha deciso di arruolarsi nell’esercito con la pretesa di non impugnare mai un’arma, ma soltanto svolgendo il ruolo di “soccorritore”. Inizialmente inviso ai commilitoni e ai superiori – che cercano in ogni modo di provocare la sua rinuncia alla vita militare – si rivelerà un eroe, salvando 75 compagni d’armi. Un film intenso, particolarmente crudo nelle scene di guerra, che mescola tensione e commozione e non ha mai un momento di noia. E proprio per questa ragione riteniamo – soprattutto dopo aver scorso per sicurezza il recente albo d’oro del concorso veneziano – che non abbia alcuna speranza di vincere il Leone d’Oro.

A domani