Home » Cinema » Sci-Fi & Fantasy » Bokeh | La recensione del film di Andrew Sullivan e Geoffrey Orthwein

Voto: 6/10 Titolo originale: Bokeh , uscita: 24-03-2017. Regista: Andrew Sullivan.

Bokeh | La recensione del film di Andrew Sullivan e Geoffrey Orthwein

03/05/2017 recensione film di Alessandro Gamma

Maika Monroe e Matt O'Leary sono gli ultimi esseri umani della Terra in un film che si concentra troppo sull'aspetto visivo senza affondare nelle domande che si pone

bokeh film

“Riley, questa cosa sta cominciando a farmi impazzire. Lo so, non riesco a capirlo affatto”. Cosa succederebbe se un giorno ci svegliassimo e ci rendessimo conto di essere l’ultima persona a camminare su questa Terra? Questo è ciò che la giovane coppia composta da Jenai (Maika Monroe) e Riley (Matt O’Leary) sperimenta mentre i due stanno trascorrendo le loro meritate vacanze in Islanda. Inizialmente si comportano come normali turisti. Ammirano la bellezza naturale di quei territori, con il ragazzo che non perde occasione per immortalare quanto vedono con la sua vecchia macchina fotografica a pellicola. Il giorno in cui si svegliano e scoprono di essere rimasti completamente soli, è sia l’inizio di un affascinante viaggio che di una storia decisamente deludente durante la quale attraversano uno spettro di reazioni umane più o meno comprensibili vista la situazione.

Prevedibilmente, all’inizio sperimentano uno stato di disorientamento e panico cercando ansiosamente di capire cosa stia succedendo. Non esiste però una spiegazione immediata e plausibile per l’improvvisa scomparsa di tutta la popolazione (gli animali invece paiono non aver subìto la stessa sorte). Nessun cadavere o segni di distruzione di qualche tipo. Nessuna copertura del fenomeno poiché tutti i canali televisivi sono oscurati. Nessun post sui social network e nemmeno e-mail. L’esistenza umana è improvvisamente cessata per qualche ragione.

bokeh poster filmPoi i due protagonisti vengono pervasi dall’euforia, quando si rendono conto di poter prendere tutto ciò che desiderano senza problemi e di poter godere di quei posti senza limiti. Possono prendere una qualsiasi delle auto abbandonate per le strade o scegliere la casa che più gradiscono per passarvi la notte. Dopodiché, iniziano a capire di essere davvero soli e che determinate situazioni potrebbero risultare pericolose per le loro vite e quindi evitate. Risultato? Irritazione, autocommiserazione e frizioni tra i due sopravvissuti. Specialmente Jenai viene attanagliata dalla malinconia e sprofonda in una crisi esistenziale e su tutto, vuole tornare a casa. C’è solo un problema ovviamente.

E’ bloccata su un’isola deserta. Come prevedibile, il “Perché?” di questa situazione e se tutto ciò abbia a che fare con una qualche volontà divina emergono in fretta. Riley, tuttavia, sembra accettare invece di buon grado lo status quo e lo vede come un nuovo inizio per l’umanità, un’opportunità unica per costruire una nuova civiltà da loro due. Sembra ancora una vacanza per lui e vuole scattare molte fotografie dei luoghi più pittoreschi che scopre.

Lo spettatore è praticamente indotto a porsi da subito la domanda chiave “Che cosa farei in quell’esatta situazione?“. Trovare e provare l’automobile dei miei sogni? Scegliere la casa più grande o saccheggiare un negozio di elettronica così da poter girare con i più recenti gadget tecnologici? Totale e illimitata libertà senza vincoli. Indulgere in tutto quello che si desidera, senza preoccuparsi del prezzo o delle conseguenze legali. Un sogno diventato realtà. Guardare un film è un po’ anche fantasticare giusto? Certo, a patto che la nostra attenzione non venga completamente rapita e guidata lontano dallo schermo. E questo è esattamente quello che succede vedendo Bokeh.

Forse il difetto più grande dell’opera sci-fi d’esordio dei registi Andrew Sullivan e Geoffrey Orthwein è la limitatezza dei suoi contenuti nonostante la clamorosa premessa, che in passato ha portato – declinata in vari modi – a innumerevoli capolavori come L’ultimo uomo della Terra, L’ultima spiaggia, La terra silenziosaZombi o The Road. Non accade infatti granché di interessante nei 90′ di durata e la maggior parte della pellicola è infarcita di istantanee mozzafiato accompagnate da note di pianoforte minimaliste.

Il devastante e talvolta deprimente confronto tra due individui che stanno affrontando la medesima situazione, ma la vivono secondo prospettive totalmente opposte dovrebbe nelle intenzioni risultare lacerante e non è un caso che la fotografia sia centrale, vista la sua duplice natura di mezzo che può essere sia attraente in modo sconcertante che sorprendentemente intimo dall’altra. La pellicola tuttavia finisce per lambire i territori dell’esistenzialismo tipico delle opere di Terence Malick, risultando meno pretenziosa, ma comunque non centrando un qualsiasi obiettivo prefissato che non sia l’apparire tecnicamente dignitosa.

bokeh filmSe non siete mai stati in Islanda e non avete la minima idea di come potrebbe essere, dopo aver visto questo film vi verrà probabilmente voglia di visitarla. Bokeh sembra per la gran parte uno spot dell’ente del turismo islandese. Splendidi scorci naturali, tra cascate, ghiacciai, geyser e campi di fiori. Nessuna orda di zombie famelici a sbucare dal nulla pronta a divorarci. Niente alieni terrificanti giunti da una lontana galassia per invaderci e reclamare le risorse del nostro amato pianeta.

In sostanza, il film non offre spiegazioni sulle causa dell’avvenimento apocalittico. Come Riley e Jenai, il pubblico brancola nel buio fino alla fine. I più sgamati intuiranno che a un certo punto viene piazzato una sorta di colpo di scena, che per ovvie ragioni non riveliamo ma che altro non è se non un meccanismo standard per mandare avanti la trama e portare alla svolta decisiva in vista della conclusione. Sviluppare meglio i presupposti religioso/filosofici o spendere maggior impegno sul lato emotivo avrebbe reso questo film meno radical indie di quanto alla fine non sia.

Ah, per chi si chiedesse da dove provenga il titolo, non si tratta – come si potrebbe pensare – di un’espressione islandese. Stando a Wikipedia, Bokeh è un termine fotografico derivato da un vocabolo giapponese che significa “sfocatura” oppure “confusione mentale”. Ora, ci si potrebbe chiedere a cosa sia collegato, se al modo in cui Riley scatta le sue foto oppure al contenuto nebuloso della pellicola … La scelta è tutta vostra.

Di seguito il trailer internazionale: