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Voto: 8/10 Titolo originale: 아가씨 , uscita: 01-06-2016. Budget: $8,575,000. Regista: Park Chan-wook.

Mademoiselle: la recensione del film in tre atti di Park Chan-wook

22/01/2021 recensione film di Sabrina Crivelli

Lussuriosa e morbosa, l'opera del regista coreano ci sprofonda in una narrazione meditata, perversa e carnale

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Un turpe racconto di raggiri e tradimenti, una vicenda tragica di umiliazione e soprattutto una storia d’amore, Mademoiselle (아가씨, o The handmaiden) di Park Chan-wook riesce a fondere tutto questo e ammantarlo al contempo con una connotazione calcatamente erotica e a tratti morbosa.

Decisamente lungo e piuttosto meditativo, come è d’altra parte tipico del regista coreano, il film è suddiviso in tre parti, ciascuna in cui vige un differente punto sui medesimi eventi, ma svelando di volta in volta qualche particolare in più dei personaggi, del loro passato e della loro psicologia, come dei fatti occorsi, della realtà in cui hanno agito, ciascuno all’oscuro del reale obiettivo dell’altro. Primo capitolo è dedicato a Sook-Hee (Kim Tae-ri), orfana adottata da un gruppo di ladri e ricettatori a cui un avventuriere, che si finge il Conte Fujiwara (Jung-woo Ha), si rivolge per circuire una ricca ereditiera, miss Hideko (Min-hee Kim), indurla a sposarlo e poi sbarazzarsene rinchiudendola in manicomio.

Mademoiselle.jpgLa ragazza viene assunta così come cameriera personale, secondo i piani, nella ricca casa dove la vittima del raggiro vive con un singolare parente, quasi prigioniera di una gabbia dorata. Sprovveduta e capricciosa, ma all’apparenza di buon animo, la giovane ci è presentata come molto sola, insicura e bisognosa d’affetto, soprattutto dopo il suicidio dell’amata zia. Una viziata benestante, dunque, le cui debolezze la scaltra Sook-Hee è decisa a sfruttare per conquistarsi, fingendosi ingenua e sempliciotta, la sua fiducia e simpatia ,così da ispirare in lei l’amore per il suo malintenzionato pretendente, come progettato.

Tuttavia, tra carnale e sentimentale, la truffatrice pare innamorarsi di colei che dovrebbe frodare, nonostante ciò porta a compimento il disegno iniziale, arrivando a persuaderla a sposarsi, ma il finale è ben diverso da quello che si aspettava.

Si apre il secondo atto di Mademoiselle: in un gioco di specchi, anche Hideko non è ciò che appare, né innocente, né fanciullesca, si apre un illuminante excursus sulla sua infanzia che mostra la vera natura della giovane padrona di casa. La vicenda diviene alquanto truce, morta la madre alla nascita, viene affidata al perverso zio Kouzuki, alla moglie e alle ‘cure’ di una perfida governante che la tortura in ogni modo.

Pian piano si scopre che le letture a cui viene educata sono tutt’altro che amene e che la zia, prima di morire era costretta a recitare e mimare romanzi erotici davanti a un pubblico di amici del consorte, umiliazione per la quale si impicca e compito che eredita la nipote. Hideko, disgustata e algida, farebbe qualsiasi cosa per andarsene da quella terribile prigione e tesse, anche lei complice del conte, una trappola ai danni della futura governante.

Infine, nella terza parte di Mademoiselle c’è l’incontro dei due punti di vista discordanti, l’una rivela la propria vera natura all’altra, l’artificio viene meno, le maschere vengono abbandonate e l’ambiguo triangolo amoroso giunge a un epilogo. Un triangolo amoroso, certo, con al centro la vittima che si scopre invece fredda manipolatrice, ma non solo. Si tratta anche di un racconto erotico spinto, che prende spunto da una vicenda da melodramma, per numerose ed esplicite scene di amore saffico, in cui non mancano effusioni e nudi integrali.

the-handmaidenEsplorando i limiti del sensuale, inoltre, Park Chan-wook ci prospetta qualcosa di più estremo, ricercato dallo zio vizioso e dai suoi ospiti nel letterario: si indulge allora con una certa attrazione a pratiche decisamente peculiari, descritte in maniera vivida dalle parole della giovane nelle sue letture, come in un succedersi di citazioni auliche, tra cui il marchese De Sade e gli shunga (le stampe erotiche) di Katsushika Hokusai, ne viene menzionata in più inquadrature la più celebre, in versione cartacea e in carne e tentacoli …

Ritroviamo dunque la convenzionale morbosità e cupezza a cui siamo abituati, presenti in altri film del regista coreano, ad esempio nella Trilogia della Vendetta (Mr. Vendetta, Old Boy e Lady Vendetta), ma in questo caso anche il passaggio più turpe è stemperato da un lato grottesco, già sperimentato altrove in I’m a Cyborg, But That’s OK del 2006.

Pellicola complessa e stratificata, a tratti fascinosamente oscena, Mademoiselle non è immediatamente fruibile, ma alla leggerezza sostituisce un’estetica seducente e carnale, in cui la bellezza è esibita sul limitare di una disarmante e colta morbosità.

Di seguito il trailer internazionale di Mademoiselle: