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Voto: 7/10 Titolo originale: Vuelven , uscita: 02-11-2017. Regista: Issa López.

Tigers Are Not Afraid: la recensione del film diretto da Issa López

26/04/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

L'agghiacciante realtà di un Messico in preda alla guerra della droga prende forma attraverso lo sguardo di una piccola orfana e dei suoi amici, in un dark fantasy lirico e struggente

Raramente un film, sopratutto di questi tempi dove la superficialità dei contenuti impera, riesce a fondere perfettamente tutte le brutture del reale e tutta la magia di un mondo fantastico, infantile e visionario. Fu così per il capolavoro di Guillermo del Toro Il labirinto del fauno (El laberinto del fauno), in cui il drammatico scenario della guerra civile era catturato attraverso lo sguardo innocente di una bambina, la cui realtà prendeva i contorni immaginifici di una favola popolate di mostri e di fate. E’ così nel disarmante e poetico Tigers Are Not Afraid (Vuelven) di Issa López, dove però vengono meno quella patina storica e quelle atmosfere marcatamente fiabesche del film di del Toro, proiettando altresì direttamente nella dura e agghiacciante realtà contemporanea tutto il terrore e la meraviglia propri della mente bambinesca.

Siamo quindi nel Messico dei giorni nostri, i cartelli della droga spadroneggiano lasciandosi alle spalle una scia di sangue e cadaveri. Estrella (Paola Lara) si trova a scuola, una mattina, la maestra spinge i suoi alunni a scrivere una fiaba, combinando alcuni archetipi ricorrenti. La ragazzina è intenta nell’impresa, quando d’improvviso la lezione si interrompe bruscamente, fuori una sparatoria mette in pericolo gli scolari che si buttano a terra terrorizzati. Subito dopo che il pericolo è stato scampato vengono tutti rispediti, Estrella compresa, ma al suo ritorno non c’è nessuno ad aspettarla, la madre è scomparsa.

La piccola orfana dovrà non allora non solo accettare la terribile perdita, ma anche sopravvivere a un mondo crudele ed ostile, unendosi per sopravvivere a un gruppetto di bambini di strada capeggiati dal cinico e disperato Shine (Juan Ramós López). Infine, il capo di una banda locale con velleità di carriera politica, Chino (Tenoch Huerta), sarà sulle tracce sue e dei suoi amici.

Come è possibile descrivere attraverso un lessico incantato e allo stesso tempo rendere in maniera terribilmente tangibile la vita quotidiana di una città messicana senza alcuna educolrazione, ma anzi, attraverso il visionario, riuscire ad acuire ancor più il senso di profondo orrore? Ebbene, la sensibilità unica e controversa di Issa López in Tigers Are Not Afraid ne è stata capace, con una sensibilità complessa e commovente. Anzitutto, il male, un male profondo, sovrumano e umano insieme, invade il reale e ha le connotazioni dell’incubo, dell’allucinazione, è al limite del paranormale, ma al contempo è così tangibile da poter uccidere. Una fantasmatica presenza segue costantemente Estrella, è inquietante nell’apparenza, ma non per forza maligna, ambigua come il Fauno al centro della pellicola di del Toro.

Sin da principio si ha la percezione della sua esistenza, quando un fosco rivolo di sangue percorre le stanze in penombra della casa della protagonista, presagio di morte quasi impercettibile, eppure evocativo. Poi si susseguono i segni, le apparizioni, le creaturette a metà tra fatato e infero che si materializzano a ogni desiderio espresso dalla bambina, o la voce sinistra che l’ammonisce delle incombenti minacce. Allo stesso tempo è lo sguardo stesso dei bambini a permettere che le favole si concretizzino nello squallido mondo circostante; così i murales e i giocattoli prendono vita, infine il  motivo ricorrente di un principe – tigre è pronunciato quasi come un mantra che dia forza ai piccoli (anti)eroi per sconfiggere le loro paure, per superare le incredibili difficoltà. D’altra parte la convinzione stessa da parte dei personaggi dell’esistenza del fantastico lo rende vero ai loro occhi e anche a quelli dello spettatore.

Tuttavia, la componente dark fantasy non offusca in alcun modo quella realistica. L’acre critica dello status quo che passa dalla sua sua rappresentazione, benché non in chiave mimetica, ma surreale, ha un effetto pervasivo su chi guarda. Sconvolge quasi più di un documentario proprio per l’innocenza infantile, filtro struggente; non si può d’altra parte rimanere freddi alla raffigurazione del Male attraverso il vissuto di un bambino, ancora incapace di un totale distacco davanti alla tragedia e che quindi attraverso un universo immaginifico rielabora quello che non riesce completamente a comprendere.

Per quanto smaliziati e disincantati, Shine e i piccoli orfani rimangono impotenti davanti alla malvagità degli adulti, così cercano una via di fuga nella loro fantasia. Ci sono alcune immagini disarmanti, tanto sono disperate e commoventi, come quella di un bambino a cui viene sparato e che rimane attonito davanti alla propria morte. E’ come quella pallottola colpisse anche noi.

Film dunque meraviglioso, che combina poesia e quotidiano orrore, Tigers Are Not Afraid non ricade mai nel patetico, nel biecamente lacrimevole, ma cosparge la tragedia di magia, risultando così ancora più toccante.

Di seguito trovate il trailer ufficiale: