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Voto: 6/10 Titolo originale: Dead Awake , uscita: 28-09-2016. Regista: Phillip Guzman.

[recensione] Dead Awake di Phillip Guzman

16/05/2017 recensione film di Sabrina Crivelli

Il regista sviluppa nel peggiore e meno interessante dei modi l'angosciante disturbo della paralisi del sonno

Fenomeno certo ansiogeno quanto comune, molti hanno sperimentato la paralisi del sonno, quella spiacevole sensazione di essere svegli eppure incapaci di muovere anche un solo muscolo del corpo. Terrificante di per sé, a ciò si aggiunge che il momento onirico è storicamente stato soggetto a incursioni ultraterrene e maligne; d’altro canto la notte è sempre il periodo più terrificante della giornata no? Dal simbolista Incubo di Johann Heinrich Füssli al monologo di Mercuzio sulla Regina Mab nel shakespeariano Romeo e Giulietta, diverse sono le entità che hanno visitato nelle arti e nella letteratura l’uomo dormiente, dunque perché non farne metterlo al centro dei una pellicola horror? Certo non si tratta di un’idea inedita, visto che come tutti sanno, nella celebre saga di Nightmare (peraltro omaggiata apertamente qui), Freddy Krueger infestava letalmente i sogni delle sfortunate giovani vittime, eppure a quanto pare ci sono ancora oscuri lidi da esplorare afferenti il mondo onirico.

dead-awake-guzman-posterDead Awake, diretto da Phillip Guzman (The Lawless) e scritto da Jeffrey Reddick, si concentra dunque sulla sleep paralysis, cercando di ritagliarsi un suo spazio nella filmografia indie del terrore con un discreto concept iniziale – un buon materiale primigeno su cui lavorare -, ma purtroppo sfociando in un risultato finale parecchio deludente e banale. Anzitutto è il canovaccio ad essere estremamente ordinario: dopo la morte della gemella Kate durante un’apparente crisi d’asma notturna e fulminante, Beth (ambedue le sorelle sono interpretate da Jocelin Donahue) inizia ad esperire su se stessa la terribile minaccia onirica che ha ucciso l’amata consanguinea. Quindi, nel tentativo d’indagare, si reca da Evan (Jesse Bradford), fidanzato artistoide della defunta, per meglio comprendere cosa l’affliggesse prima del decesso, ma, invece di scoprire, come pensava, una qualche turba psichica, s’imbatte e diffonde una sorta di maledizione dei sogni, costituita da una vecchia macilenta e dall’aspetto posticcio che, montando a cavalcioni come Mab o come l’entità füssliana, strozza la sfortunata vittima del momento. Così, ne sono braccati Beth, che in un afflato simbiotico con la gemella ha visto l’entità, Evan, a cui si è rivolta, nonché un’amica a cui ne ha parlato, percentuale oltremodo alta di concentrazione delle vittime, che sono di norma qualche migliaio al mondo.

Sin dalle prime sequenze, molti sono i quesiti e le perplessitudini dello spettatore più attento, a partire dal criterio di selezione con cui la creatura omicida sceglie le proprie vittime. Il discrime parrebbe delineato per bocca di uno strambo psicoterapeuta radiato dall’albo, comprensibilmente visto le plurime e sconnesse farneticazioni: una demoniaca presenza, in fase di veglia cosciente, insidierebbe coloro che credono in lei e li soffocherebbe. Non è dato sapere tuttavia come proceda nel suo fosco operato la strangolatrice fantasmatica, o se abbia il dono dell’ubiquità oppure ne elimini uno per volta. D’altra parte, essendo piuttosto balzana nella scelta dei suoi obiettivi, passa dall’uno all’altro senza particolare continuità, una sera mira a Beth, l’altra, sebbene ambedue dormano all’inisono e sul medesimo divano, asfissia dal nulla Evan; salvo poi infine, quando serve a scopi di evoluzione della trama, palesarsi nel momento giusto e con la giusta persona. Di sicuro tale assenza di coerenza, accompagnata a maldestri tentativi di spiegare in uno sviluppo da dectective story orrorifica, non aiutano a mantenere la tensione alta.

dead-awakeQuesto non è altresì il peggior difetto, l’elemento che più nuoce all’atmosfera e al climax; ciò che sopra ogni altro elemento filmico annichilisce ogni possibile paura è il demone stesso. Visto da lontano, non si capisce per qual arcana ragione spunti sovente dall’altra parte della casa di turno, forse per il vezzo di un’entrata ad effetto, somiglia fin troppo alla Sadako di Ring mentre deambula strisciante con movimenti sincopati, una veste indefinita e i capelli davanti alla faccia. Da vicino, ossia quando s’accovaccia pronto all’asfissiamento, si intravede una vecchia dal derma bruno, arruffata e dai lunghi artigli, che più che luciferina sembra soltanto sporca. Le due versioni della suddetta entità peraltro non paiono pertenere al medesimo soggetto che, seppur ultraterreno, non c’è motivo che cambi così ossimoricamente forma in base all’avvicinamento. Comunque sia, anche bandite le titubanze su tale incoerenza estetica, soprattutto da vicino il trucco e il creature design sono davvero poco convincenti, ancor meno paurosi; avessero lasciato l’essere quale ombra dai contorni indistinti, come in una delle scene in principio, sarebbe stato di sicuro meglio. Insoddisfacente come il mostro messo in scena sono in ultimo i momenti in cui la paura dovrebbe sprigionarsi; la resa delle percezioni allucinatorie in un mesto sfocato certo non incutono un incontrollabile timore e gli altri passaggi scioccanti, come “l’uomo che non dorme mai“, sono più grotteschi che altro. A ciò si somma che la performance dei due protagonisti, della Donahue e di Bradford, è piuttosto mediocre, e lo stesso vale per pressoché tutti gli altri membri del cast.

In conclusione, l’idea iniziale, l’ispirazione che ha dato vita a Dead Awake è tutt’altro che malvagia, sebbene non inedita, visto l’assai in fin dei conti più riuscito documentario horror del 2015 The Nightmare di Rodney Ascher sul medesimo argomento. Purtroppo però, al contrario di tale predecessore, il film non è capace di suscitare una reale inquietudine nel pubblico, risultando altresì solamente l’ennesimo tentativo sterile di presentare al pubblico una minaccia ultraterrena e inarrestabile, un po’ alla Bye Bye Man per fare un confronto con qualcosa di recente e altrettanto mal riuscito.

Di seguito trovate il trailer originale: