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Titolo originale: GODZILLA 怪獣惑星 , uscita: 17-11-2017. Regista: Hiroyuki Seshita.

Recensione | Godzilla: Planet of the Monsters (Godzilla: Il Pianeta dei Mostri) di Kobun Shizuno e Hiroyuki Seshita

18/01/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Il 'Re dei Mostri' sbarca su Netflix con il suo primo lungometraggio animato, il cui giudizio rimane però parziale in attesa dei prossimi due capitoli della trilogia

Atteso soprattutto dai fan del ‘Re dei Mostri’ – arrivato con questo al 32° film in carriera (la gran parte ad opera della Toho) -, il terrificante Gojira è approdato da ieri, 17 gennaio, nel catalogo di Netflix Italia con la sua prima versione animata – e la più grande di sempre, con i suoi 300 metri di altezza – in Godzilla – Planet of the Monsters o Monster Planet o Godzilla: Il Pianeta dei Mostri (GODZILLA -怪獣惑星, Gojira: Kaijū Wakusei) di Kôbun Shizuno (Detective Conan: Private Eye in the Distant Sea) e Hiroyuki Seshita (Knights of Sidonia: The Movie).

Va detto anzitutto che difficile è poter dare un giudizio ponderato dell’anime senza aver visto i due sequel che, secondo i piani, succederanno prossimamente; si tratta difatti di una trilogia di cui Godzilla: Planet of the Monsters è solo l’ouverture e ciò si percepisce nei tempi in cui è scandito il film, soprattutto nel prologo spropositatamente lungo (di circa mezz’ora) rispetto alla durata totale di 83 minuti (+ 5′ di titoli di coda), troppo dilatato se si guarda il singolo capitolo, ma più comprensibile e giustificabile nell’ottica di un disegno completo assai più sviluppato ed esteso. D’altro canto, l’apertura un po’ sbrigativa, ex abrupto, lascia intendere che la saga sia destinata più che altro a coloro che non sono del tutto nuovi al corposo franchise. Infatti, in un notevole ribaltamento di prospettiva rispetto alla nutrita schiera di predecessori, il film animato inizia con l’apocalittico abbandono della Terra da parte dell’umanità, in fuga da un terribile e inarrestabile Godzilla che imperversa e distrugge ogni cosa (altri misteriosi mostri compresi). Brevemente – si tratta di una manciata di minuti – il gigantesco mostro viene introdotto, ma non viene ben specificato il perché della fuga di massa nello spazio profondo, e la sua sola presenza sembra una causa un po’ troppo limitata per evacuare l’intero globo terracqueo. Alla congerie di peculiari elementi della trama si somma poi una strana razza aliena, gli Exif, dal credo provvidenzialista, che approda sulla Terra e promette ai suoi abitanti di sconfiggere – con un Mechagodzilla – la terrificante creatura che li assedia in cambio di ospitalità. Ovviamente, vista la successiva fuga precipitosa, il piano non riesce e ci si limita a scaricare sul lucertolone una cospicua quantità di speranzose testate nucleari per poi battere in ritirata con tutti gli altri. I superstiti errano quindi alla deriva nell’universo per decadi alla ricerca di un nuovo pianeta ospitale, che però non riescono a trovare (il sospirato Tau Ceti è purtroppo inabitabile …), finché non iniziano a scarseggiare i beni di prima necessità e quindi, con una scelta non esattamente ponderata, decidono di tornare sui propri passi, forti della speranza che il loro poderoso nemico sia nel frattempo morto, ma pronti a combatterlo in caso contrario. E’ scontato che una volta tornati al loro pianeta d’origine avranno una brutta sorpresa e dovranno prepararsi allo scontro.

Inventivo nell’affrontare la vastissima e di norma piuttosto ripetitiva mitologia legata a Gojira, in Godzilla: Planet of the Monsters / Godzilla: Il Pianeta dei Mostri viene così coraggiosamente – ma consapevolmente – scelta una strada ben differente, più marcatamente fantascientifica, con tanto di migrazione interstellare ed esplorazione con astronavi per riuscire a trovare il giusto pianeta per la terraformazione – espediente abusato nel genere e utilizzato anche nel recente Alien: Covenant, e si notano echi anche con il preambolo di serie TV teen sci-fi come The 100 e soprattutto con la miliare Battlestar Galactica. Vengono dunque trattate, in maniera purtroppo eccessivamente sbrigativa e superficiale, alcune delle più interessanti problematiche delle colonie in viaggio per lo spazio, prima di tutte la sussistenza e la possibilità di sacrificare parte della popolazione rimasta per salvare la maggioranza. Tematiche etiche e importanti malauguratamente appena abbozzate per economia di tempo e finalizzate più che altro a tratteggiare il carattere di uno dei personaggi principali, l’idealista e combattivo Haruo Sakaki, che finisce in manette proprio per aver diffuso alcuni documenti scomodi a riguardo.

Sbrigativa e allo stesso tempo prolissa, la prima parte, quella ambientata nello spazio, ha dunque il difetto di non riuscire ad approfondire nulla, saltando da un argomento all’altro senza grande continuità, ma contemporaneamente dilungandosi oltremodo in riflessioni filosofiche spicciole e discussioni politiche, che rallentano alquanto l’azione e lo sviluppo e che ricordano molto per impostazione concettuosa l’ultima pellicola live action del 2016, Shin Godzilla (>シン・ゴジラ, Shin Gojira), ben più riuscito però in tal senso. Certo i neofiti curiosi non sono troppo aiutati da tale approccio e rimarranno probabilmente spaesati, essendo peraltro digiuni di molti dei fondamentali della saga a cui si fa solo un celere e vago riferimento (i poteri della creatura e il background da ‘nemico dell’umanità’) e che si mesciono con altre molteplici suggestioni. Ritornano quindi le questioni fondamentali, quella ecologista come la critica al cieco titanismo dell’uomo, a cui si somma una singolare religione extraterrestre, di cui altresì non è ben definito il dogma, limitandosi a rimandare al kaijū come punizione divina per la hybris di più di una civiltà evoluta. Dopo tale lunga e confusa parentesi esplicativa quindi si approda finalmente al momento dell’azione, dell’arrivo sulla Terra, assai cambiata rispetto a come l’umanità l’ha lasciata (per qualche oscuro calcolo legato allo spazio / tempo sono passati ben 20 mila anni!), ma la minaccia che l’ha messa in fuga permane, ed è in buona compagnia …

Plurime sono dunque le problematiche, anche complesse, affrontante con fin troppa fretta per giungere al momento dello scontro pirotecnico a colpi di cannoni futuristici (l’animazione in CGI non è adatta ai cultori delle forme più artigianali, ma è in linea con quella che ormai arriva dal Giappone da qualche anno a questa parte), a cui si aggiunge la volontà di vendetta da parte di Haruo, dominato da una melvilliana rabbia contro la nefasta bestia (là era un’enorme balena bianca, qui un lucertolone che sputa un letale raggio atomico, ma l’archetipo è lo stesso).

Auspicabilmente, tali mancanze verranno emendate nei prossimi due capitoli, che meglio spiegheranno i molti aspetti lasciati in sospeso e introdotti da più di un cliffhanger in chiusura e da un grosso colpo di scena (emntre una sequenza dopo i titoli di coda anticipa già i futuri sviluppi). Per ora il giudizio su questa operazione non può che rimanere sospeso.

Di seguito intanto trovate l’infografica che mostra le spaventose dimensioni del nuovo Godzilla rispetto ai vecchi e il trailer ufficiale di Godzilla: Planet of the Monsters / Godzilla: Il Pianeta dei Mostri: