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Voto: 6/10 Titolo originale: Life , uscita: 22-03-2017. Budget: $58,000,000. Regista: Daniel Espinosa.

Life: Non oltrepassare il limite, la recensione del film sci-fi di Daniel Espinosa

21/03/2017 recensione film di Alessandro Gamma

Jake Gyllenhaal, Ryan Reynolds e Rebecca Ferguson sono i protagonisti di una pericolosa avventura nello spazio che intrattiene ma molto carente sul fronte delle nuove idee

life film jake

Togliamoci subito il pensiero. Diretto da Daniel Espinosa (che ha diretto il sottovalutato Safe House – Nessuno è al sicuro e più di recente il tranquillamente obliabile Child 44 – Il bambino numero 44), Life: Non oltrepassare il limite cattura appieno lo spirito di Alien. Non della saga fanta-horror, ma proprio quello del film del 1979. E’ girato interamente a bordo di un’astronave, ha un budget ‘modesto’ (solo 58 milioni di dollari), non si perde molto nei dialoghi e può contare su un organismo extraterrestre che riesce a uccidere un membro dell’equipaggio dall’interno.

Life-Nonoltrepassareillimite.jpgL’alieno in questione questa volta si chiama Calvin – nome datogli da una ragazzina sulla Terra vincitrice di un concorso imbastito a tal proposito, dopo che la sua scoperta è stata annunciata al mondo – e comincia il suo percorso come organismo unicellulare ritrovato durante una missione esplorativa da una sonda lanciata su Marte. Il variegato equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale in orbita intorno alla Terra ha quindi il compito di studiarlo.

Lo scienziato capo, Hugh (Ariyon Bakare) pensa che Calvin sia tanto curioso quanto carino, per quanto possa esserlo una piccola massa gelatinosa e trasparente. Il temerario e smargiasso specialista di missione Rory (Ryan Reynolds) pensa invece che l’organismo potrebbe essere pericoloso – e, indovinate un po’ … Calvin lo è davvero.

L’alieno – che intanto cresce e apprende piuttosto rapidamente – attacca Hugh, ferendolo seriamente, prima di dedicarsi alla caccia degli altri membri della squadra (tra cui Hiroyuki Sanada e Olga Dihovichnaya). Mentre questo accade, l’ufficiale incaricato della quarantena e microbiologa, Miranda (Rebecca Ferguson) e l’astronauta che sta battendo il record di permanenza consecutiva nello spazio, David (un Jake Gyllenhaal non all’apice della forma), cercano di escogitare un piano per uccidere Calvin. Una delle idee prevede di disfarsi della creatura (apparentemente inarrestabile) sparandola nello spazio profondo – che, sì, è sostanzialmente il piano utilizzato in Alien.

In effetti, quando ti trovi a bordo di una navicella spaziale e c’è un alieno ostile a bordo che sta uccidendo tutti quanti, l’opzione di “gettarlo fuori bordo” è una delle pochissime opzioni a disposizione, e probabilmente la migliore. Resta il fatto però che non sia molto originale. Non bastasse, per aggiungere un ulteriore tocco drammatico, gli astronauti devono fare di tutto per evitare ovviamente che a causa delle sue ripetute aggressioni, Calvin precipiti sul pianeta in cerca di spuntini a base di umanità. Suona familiare anche questo?

life-espinosa-film-marteLife è un continuo omaggio evidente, ma alla fine risulta un discreto compromesso. Lo sforzo per renderlo claustrofobico e spaventoso c’è stato, così come un colpo di scena finale che giunge un po’ telefonato, ma che potrebbe aprire scenari molto interessanti qualora, come non negato dagli autori dello script, si collegasse davvero a un certo supereroe di casa Sony …

Alien non è tuttavia l’unico film di fantascienza a cui Life deve la propria esistenza. Daniel Espinosa impregna l’impostazione ultraterrestre con tocchi visivi che sembrano usciti da Gravity di Alfonso Cuarón fin dal minuto uno, con la pellicola che si apre con una passeggiata spaziale raccontata in un ambizioso piano sequenza.

Da due sceneggiatori come Rhett Reese e Paul Wernick, la cui intera carriera è stata costruita su strizzatine d’occhio e decostruzione dei generi più svariati, dai film di zombie (Benvenuti a Zombieland) a quelli d’azione (G.I. Joe – La vendetta) fino ai supereroi (Deadpool), sarebbe poi facile presumere un simile approccio divertito anche alla sci-fi. Tutt’altro invece. Lo spazio per le battute è circoscritto a pochissimi momenti (tra cui una citazione di Re-Animator) e anzi emergono un paio di affondi interessanti, come i ricordi di David legati alla guerra in Siria o la rievocazione del disastro dello Space Shuttle Challenger del 1986.

Il rovescio della medaglia sono alcune forzature eccessive per portare avanti la trama. Mettendo da parte i problemi di plausibilità (tra cui la possibilità da parte di uno scienziato di riuscire a riattivare una cellula marziana dormiente a sole 48 ore dalla sua scoperta), Life soffre soprattutto di incertezze a catena legate alla mancanza di fantasia una volta che l’azione decolla, tra prevedibili atti disinteressati di coraggio, distruzione su larga scala ed eroismo last minute.

life rebecca fergusonLa colonna sonora del compositore Jon Ekstrand è sufficientemente appropriata per un’opera che sviluppa la sua claustrofobia in un crescendo costante, mutando in un ironico valzer alla 2001: Odissea nello spazio durante il finale caotico, con risultati straordinariamente cinematografici, mentre Seamus McGarvey regala una fotografia di primissimo livello.

Niente da dire nemmeno su Calvin, una meraviglia tecnologica che sarebbe stata impossibile da realizzare ai tempi di Il mostro dell’astronave, capostipite di questo filone (se non l’avete mai visto recuperatelo). Senza svelare troppo, da organismo unicellulare muta fino a qualcosa di decisamente lovecraftiano, con grande naturalezza di movimenti.

In definitiva, nessuno potrà mai girare un film del genere “un alieno che uccide le persone su una nave spaziale” meglio di quanto Ridley Scott abbia fatto in Alien. La maggior parte delle persone ragionevoli saranno d’accordo. Questa premessa però non ferma Life dall’essere una discreta rivisitazione di tale scenario.

Di seguito il trailer ufficiale italiano di Life: Non oltrepassare il limite, nei cinema dal 23 marzo: