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Voto: 5.5/10 Titolo originale: You Were Never Really Here , uscita: 08-11-2017. Budget: $17,000,000. Regista: Lynne Ramsay.

A Beautiful Day (You Were Never Really Here): la recensione del film di Lynne Ramsay

17/10/2017 recensione film di Sabrina Crivelli

Joaquin Phoenix non brilla in un adattamento che - nonostante i premi a Cannes - ricorda più che altro una copia sbiadita di Drive

Joaquin Phoenix and Ekaterina Samsonov in You Were Never Really Here (2017)

Estremamente ambizioso in termini di estetica e di concettuosità, A Beautiful Day – You Were Never Really Here, diretto e adattato dalla scozzese Lynne Ramsay (che torna alla regia a sei anni da … e ora parliamo di Kevin) da un romanzo di Jonathan Ames, affascina per la meticolosità con cui è strutturata via via la narrazione, ma si rivela a uno sguardo più attento e smaliziato un revenge movie inconsistente.

La storia, volutamente scioccante, è incentrata su Joe, una detective privato incarnato da un ruvidissimo Joaquin Phoenix, che viene assoldato da un senatore per riportare a casa quella che dichiara essere la figlia minorenne, Nina (Ekaterina Samsonov), scappata di casa dopo la morte della madre e finita in un turpe giro di prostituzione minorile. Dunque l’uomo si appresta, dopo una dilatatissima preparazione, ad addentrarsi nell’edificio in cui è rinchiusa la ragazzina e, dopo aver ucciso brutalmente un paio di scagnozzi e qualche cliente, finalmente la trova e la porta via con sé.

ABeautifulDay-YouWereNeverReallyHere.jpgTuttavia, una volta giunto all’albergo designato per la ‘restituzione’ al presunto padre dell’adolescente, si presenta un manipoli di uomini armati che la portano via con la forza e che sparano a Joe, cercando di ucciderlo. Ne segue l’eliminazione a catena di tutte le persone venute in contatto con il protagonista, come se si volesse cancellare ogni traccia di lui e di ciò che sa, ma la lunga scia di sangue, di cui è facilmente comprensibile il mandante, non rimarrà senza conseguenze.

La primissima sensazione guardando A Beautiful Day – You Were Never Really Here è che Lynne Ramsay abbia voluto in ogni modo conferire al suo film quell’aura di ermetico intellettualismo che tanto è acclamata da una certa critica, un po’ superficialmente alle volte; è però quello che in gergo popolare potrebbe definirsi uno specchietto per le allodole.

Si vorrebbe infatti replicare in molti aspetti quell’estrema cerebralità e raffinatezza di alcuni film di Nicolas Winding Refn, in particolare di Drive, ma quell’enigmaticità che al regista e al suo protagonista, Ryan Gosling, riusciva perfettamente, nel suo doppio che fa capo all’accoppiata Ramsay/Phoenix, risulta fin troppo astruso, strambo e, soprattutto, forzato.

Anzitutto c’è il personaggio centrale, Joe, un emarginato come lo stuntman interpretato dall’attore londinese, la cui psicologia e mimica sembra qui essere replicata pedissequamente da Joaquin Phoenix (che si aggira peraltro a lungo per le vie della città con la sua macchina); pare quasi di essere davanti a un clone, fatto che lascia ancor più perplessi se si pensa alle indiscutibile abilità attoriali di quest’ultimo. Il suddetto sa certo affrontare con ottimi risultati ruoli complessi, si pensi solo a The Master di Paul Thomas Anderson, ma qui le sue capacità indubbiamente non vengono esaltate.

La colpa però non è da attribuire a Phoenix, che prova in ogni modo a dar profondità alla sua parte (che gli è incredibilmente valsa il premio come Miglior attore all’ultimo Festival di Cannes …), ma a chi lo dirige e ha scritto la sceneggiatura (sempre premiata alla recente manifestazione francese …), che in primo luogo forza ogni gesto ed espressione del personaggio; la refniana centellinatura degli scambi verbali, come se ogni parola fosse divina rivelazione, peggiora il tutto. In secondo luogo, ricorre a una singolare declinazione del montaggio alternato, in una combinazione di presente e repentino scorcio sul passato quale digressione evocativa, che però ha il risultato di riuscire straniante – non in senso positivo – e di appiattire con le continue interruzioni dell’azione la psicologia di Joe.

L’inserimento delle traumatiche memorie di questi appaiono d’altro canto un mero escamotage per inserire un’ulteriori problematizzazione, tesa a suscitare suggestione, del protagonista, tra trascorsi come militare in una non specificata missione e violenze di quando era un bambino; i ricordi tuttavia sono talmente abbozzati da comunicare molto poco.

You Were Never Really Here 4L’estrema frammentarietà ricercata dalla filmmaker nella diegesi e nel tessuto filmico è dunque finalizzata ad ammantare di concettualismo il suo indie pretenzioso, senza però avere la visionarietà di Refn, a cui palesemente guarda e di cui sono ripresi anche la fotografia, l’uso di un’illuminazione monocroma in alcuni passaggi e la patinatura di alcune immagini e addirittura la colonna sonora sincopata di Cliff Martinez (caratteri che, seppur non originali, sono comunque i più riusciti di A Beautiful Day – You Were Never Really Here). Inoltre, se non è spiegato o approfondito pressoché nulla, quel poco che è mostrato in un turbine di immagini e scene evocative e sconnesse quanto le visioni premonitive delle Pizie, è reso ulteriormente oscuro da alcune sequenze dall’alto contenuto allegorico.

Ne è esempio emblematico un bagno nel fiume con cadavere a cui si fonde una messianica visione della futura missione, o meglio di uno scopo esistenziale, che risulta però piuttosto grottesca nella sua pretesa d’intellettualismo metaforico. In ultimo, lo snobismo manierista di cui è pervaso A Beautiful Day – You Were Never Really Here determina l’omissione di ogni dettaglio cruento: scelta assurda come molte altre, in un film incentrato pressoché solo su un brutale vendicatore che picchia bestialmente chiunque intralci il suo cammino con mazze, martelli e a mani nude, la violenza è lasciata sempre fuori campo.

Sebbene dunque ci sia una certa abilità registica, Lynne Ramsay nell’eccessiva ricerca di autorialità perde di vista il quadro complessivo, sprecando il discreto materiale di partenza e un ottimo attore come Phoenix, in un nebuloso pastiche machiavellico marcatamente artefatto.

Di seguito trovate il trailer internazionale di A Beautiful Day – You Were Never Really Here: