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Voto: 5.5/10 Titolo originale: T2 Trainspotting , uscita: 27-01-2017. Budget: $18,000,000. Regista: Danny Boyle.

T2: Trainspotting: la recensione del film di Danny Boyle

17/02/2017 recensione film di Alessandro Gamma

Ewan McGregor e gli altri si ritrovano dopo 20 anni per un'operazione nostalgia priva di reale forza

T2 Trainspotting film

In Italia, Trainspotting di Danny Boyle del 1996 è stato un film indipendente di grande successo, divenuto persino un classico di culto, ma in patria è stato un vero e proprio fenomeno. Tratto dall’omonimo romanzo best-seller di Irvine Welsh (qui in un cameo), è un pezzo di cultura pop capace di definire una generazione, un lampo nel cielo sereno di celluloide che sembrava l’inizio di una nuova New Wave del cinema inglese, con una delle colonne sonore più amate e più vendute di sempre e con una campagna promozionale che aveva messo vicini Tony Blair, Liam Gallagher e Geri Halliwell in un vestitino brandizzato Union Jack come icone principali della cosiddetta Cool Britannia.

T2 Trainspotting locandinaNei 21 anni trascorsi della sua uscita, Boyle è diventato un premio Oscar e un eroe nazionale dopo aver guidata la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici del 2012, mentre l’attore protagonista Ewan McGregor è diventato una star di serie A e anche un Jedi, mentre il cast di supporto lanciatissimo persino nelle serie TV americane.

Tutte cose che rendono il tardivo e molto chiacchierato sequel che riunisce il regista e la maggior parte del team originale (eccetto Kevin McKidd, il cui Tommy è morto nel primo capitolo) una prospettiva piuttosto scoraggiante. Come si fa ad essere all’altezza delle aspettative espresse da un’opera che ha definito un’intera generazione?

Alla fine del primo film, Mark Renton (McGregor) era riuscito a uscire dal tunnel dell’eroina, aveva preso parte a un affare di droga da 16.000 sterline con gli amici Sick Boy (Jonny Lee Miller), Spud (Ewan Bremner) e lo psicotico Begbie (Robert Carlyle), solo per poi dileguarsi con la maggior parte del denaro (dando segretamente a Spud la sua fetta) e lasciando Begbie in mano alla polizia. Quando lo incontriamo all’inizio del T2: Trainspotting (o Trainspotting 2) scopriamo che ha vissuto ad Amsterdam, si è sposato ed è pulito da due decenni.

E’ tornato a Edimburgo per la prima volta da anni, apparentemente a causa della morte di sua madre. Trova Spud ancora tossicodipendente, allontanato da Alison (Shirley Henderson, che ritorna qui per pochi istanti) e sprofondato nella disperazione, mentre Sick Boy – che ora si fa chiamare Simon – gestisce il vecchio pub di sua zia, cercando di raccogliere il denaro per trasformarlo in un bordello attraverso un sistema di ricatti video messi in piedi con la complicità della sua più o meno fidanzata bulgara, Veronika (l’esordiente Anjela Nedyalkova).

Quando Renton passa a salutarlo, comincia a tramare vendetta per essere stato derubato, ma finisce per convincere il suo vecchio amico ad aiutarlo nella sua nuova impresa. Purtroppo, Begbie è appena fuggito dopo venti anni di prigione, e le probabilità di riuscire a dimenticare una sanguinosa vendetta sono decisamente più basse.

T2 Trainspotting boyleLa sceneggiatura, scritta ancora una volta da John Hodge (che si ricongiunge con Boyle dopo il piuttosto incompreso e sottovalutato Trance del 2013), prende un paio di spunti dal romanzo sequel di Welsh, Porno, ma per la maggior parte ci mette farina del suo sacco (e probabilmente è meglio così, vista la reazione a Porno …). E in una certa misura lascia che anche i personaggi facciano quello che vogliono: Renton e Sick Boy stanno insieme per la maggior parte del film intanto che cercano di ricostruire la loro difficile amicizia, mentre Spud tenta di ripulirsi e Begbie si imbarca in una missione per trovarli (e per superare una molesta disfunzione sessuale).

Una cosa va detta, è un vero piacere andare in giro di nuovo per la capitale scozzese insieme a questi personaggi. Stranamente, è Ewan McGregor, che ha dominato la prima pellicola, a destare l’impressione più blanda questa volta, in parte perché il suo Renton sobrio, privo della sua testa rasata e della pallida magrezza emaciata, è il personaggio che è cambiato di più. Ma è ancora saldamente a proprio agio nei panni di Renton e sembra palpabilmente entusiasta di ricongiungersi con Boyle, il regista che gli ha dato la notorietà, per la prima volta in venti anni (è noto che quando il primo diede a Leonardo DiCaprio il ruolo da protagonista in The Beach che gli aveva promesso, la loro amicizia andò in frantumi, ma da allora ne è passata di acqua sotto i ponti).

Gli altri non sono mai riusciti a raggiungere la Serie A degli attori (anche se Carlyle e Miller hanno fatto successo negli USA e Bremner lo troveremo presto in Wonder Woman), ma le loro performance in T2: Trainspotting sono un chiaro esempio del loro talento. Carlyle rende il vecchio Begbie un duro dai modi imprevedibilmente psicotici, con la stessa feroce energia di un pit-bull, ma con alcune note aggiunte di pathos. Miller ammanta di un’aura viscida e spigolosa da yuppie Simon, ma non trascura il bambino ferito celato al di sotto. E’ Bremner tuttavia che si ritrova davvero al centro dello show: è il cuore e l’anima del film, e il senso che riesce a dare a una vita sprecata e il debole barlume di speranza che rimane assurgono giustamente a note più commoventi.

T2 Trainspotting film boyleIl suo cast potrebbe pure essere invecchiato, ma Boyle non ha certo placato il suo modo di fare cinema: come sempre, è presente un turbine di energia per il montaggio e l’uso delle lenti, l’uso del dutch angle, i tram in movimento di Edimburgo (forse anche più dell’originale riesce a catturare la spirito della città scozzese) e i sornioni – a volte non così sornioni – riferimenti a inquadrature e scene del primo film (l’habitué Anthony Dod Mantle è subentrato a Brian Tufano come direttore della fotografia, e il passaggio al digitale risulta appropriato).

Eppure, nonostante tutta l’energia, si tratta di un’opera sul divario tra la giovinezza e la mezza età, sul modo in cui una vita può essere sperperata o sabotata. E Danny Boyle utilizza lo stato di sequel del film e la minaccia di un confronto con quello del 1996 quasi come una virtù, cogliendo ogni occasione per infilarci spezzoni dell’originale, contrapponendo il cast maturo ai loro stessi più giovani, per ricordare allo spettatore personaggi che non ci sono più, o evocando il passare del tempo. Un espediente che dona alla pellicola una nota malinconica piuttosto rara anche per un seguito come questo.

E allora perché, nonostante tutte queste buone qualità, T2: Trainspotting risulta deludente? Forse perché è fin dall’inizio stato destinato ad esserlo, a causa dell’amore per l’originale e per il suo status di ‘uno solo in una generazione’ (è probabile però che chi ha vissuto in pieno la ‘Trainspotting mania’ e coloro per i quali è stato un evento che ha ‘cambiato la vita’ questo film arriverà in modo diverso).

T2 Trainspotting boyleQuello che traspare tuttavia è che, nonostante il regista e i protagonisti avessero promesso che sarebbero tornati solo quando avessero trovato una storia che meritava di essere raccontata, la ricerca di una giustificazione non meramente finanziaria all’esistenza di T2: Trainspotting non sia facile da trovare.

La sottotrama di Spud è quella che giustifica il ritorno, portando calore, tensione e sentimento e mostrando davvero un personaggio devastato dal tempo e dalla dipendenza. Il resto, in ultima analisi, assomiglia più a un riempitivo, una scusa per riunire i personaggi, ma non una ragione. Intrattiene al momento, ma delude nel suo complesso.

In effetti, la piega oscura della seconda metà dell’originale è quasi del tutto assente qui, la minaccia rappresentata da Begbie appare stranamente innocua. E’ forse ingiusta come una critica – Danny Boyle chiaramente non vuole raccontare un’altra storia di dipendenza – ma la grande carica di energia che serpeggia nei 117 minuti di T2: Trainspotting non trova mai uno sbocco degno e resta sottopelle.

A fine visione sembra di essere stati a un Festival dove gli headliner sono una band di Britpop che si è riunita dopo decenni. E’ bello vedere i membri di nuovo insieme, si mantengono piuttosto bene per la loro età e ci sono momenti trascendenti quando suonano le loro hit più amate. L’esibizione però si protrae un po’ troppo a lungo, il nuovo materiale non è esattamente memorabile, gli interpreti sono un po’ più sciatti di un tempo e, alla fine, ci si chiede se non sarebbe stato meglio continuare a rimanere legati ai ricordi dei bei vecchi tempi.

Di seguito il trailer ufficiale italiano di T2: Trainspotting, nei cinema dal 23 febbraio: