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Voto: 6/10 Titolo originale: The Love Witch , uscita: 11-11-2016. Regista: Anna Biller.

[recensione] The Love Witch di Anna Biller

04/02/2017 recensione film di Alessandro Gamma

Un delizioso ritorno al passato in Technicolor dal tocco femminista, in cui Samantha Robinson è l'indimenticabile mostro che non ti aspetti

Salutate la vostra nuova ossessione: un affascinante omaggio ai vecchi pulp tascabili e ai melodrammi in Technicolor degli anni ’60,  The Love Witch di Anna Biller è un ritorno al passato raccontato con un grado di perversa convinzione e competenza che farebbe arrossire persino Quentin Tarantino. Girato in un vellutato 35mm e raccontato attraverso la lente di uno sguardo femminile giocosamente violento, il film segue una bella, narcisistica giovane strega di nome Elaine (Samantha Robinson, in quella che probabilmente resterà la sua performance più indimenticabile), che si trasferisce in una città costiera della California alla disperata ricerca di un sostituto per il marito recentemente assassinato. Sesso, morte, riti satanici, costumi splendidi e la battuta più divertente sui tamponi mai sentita al cinema sono gli ingredienti con cui la Biller condisce una storia maliziosamente divertente, ma anche smaccatamente sincera, sul vero prezzo del patriarcato. Non si è visto nulla di simile negli ultimi decenni.

The Love Witch posterDeliziosamente sicuro di sé, The Love Witch si erge con rara autorevolezza e convinzione – non è ancora passato un minuto quando lo spettatore viene investito da una prima ondata di allucinogeni seriamente potenti. La regista è una feticista del dettaglio visivo, e già i precedenti lavori (tra cui l’interessante Viva del 2007) avevano lasciato intendere il suo dono di saper sedurre con della genuina sostanza traboccante da un calderone di stile, ma il suo nuovo film va completamente oltre le aspettative. Lavorare con il direttore della fotografia David M. Mullen far risorgere l’aspetto sognante e traslucido di opere vagamente sinistre come La favolosa storia di pelle d’asino di Jacques Demy, e la Biller fonde antiche tecniche con una prospettiva moderna, evocando un mondo che sembra perso nel tempo e completamente fedele a sé stesso.

E ci vuole solo una sequenza per arrivarci: Elaine guida veloce lungo una strada che costeggia l’Oceano, con la proiezione di un passato doloroso alle spalle e un nuovo luminoso futuro davanti. “Sto iniziando una nuova vita“, intona con la voce fuori campo, seduta al volante mentre fissa la telecamera, con una sigaretta accesa in una mano e pozze di eyeliner blu su entrambi gli occhi. Sembra di guardare a una versione da film Giallo di Lana Del Rey, il vento che soffia attraverso la lunga parrucca nera mentre i ricordi del marito che ha avvelenato a morte lampeggiano nella sua mente.

Serial killer che pensa a se stessa come la protagonista di una rom-com, Elaine è sia empatica che profondamente squilibrata (una linea su cui la Robinson cammina con gioiosi occhioni spalancati), ma non ci vuole molto per capire la causa e la profondità della sua psicosi. “Dare il sesso agli uomini è un modo per sbloccare il loro potenziale in amore,” confida senza esitazione a un’amica sposata con la quale sta prendendo il tè in una sala rosa dalla foggia vittoriana. “Parli come se il patriarcato ti avesse fatto il lavaggio del cervello”, risponde l’amica.

the love witch billerNon ha torto. Elaine – una bella donna che probabilmente non avrebbe bisogno di preparare filtri d’amore fatalmente efficaci con urina, chiodi e sangue mestruale per far sì che gli uomini si innamorino di lei – è lacerata tra fantasie di matrimoni da favola in stile medievale e la realtà disumanizzante di viverli realmente. “Cosa vogliono gli uomini?” Si chiede retoricamente. “Soltanto una bella donna che si prenda cura di loro”. Tanto un prodotto della misoginia e dello sguardo maschile quanto il killer alieno interpretato da Scarlett Johansson in Under the Skin, Elaine è un emblema del sesso più bollente che si infuria all’idea che gli uomini non la vedano come qualcosa di più. E’ una donna completamente “costruita” ostinata nella sua ricerca dell’Amore, una donna che si è convinta che ridursi a una bambola di devozione servile sia l’unico modo per ottenere ciò che si prefigge. E non permetterà a nessuno di mettersi sulla sua strada: nè i suoi amici, nè la serie di uomini casuali che hanno la sfortuna di incrociare il suo cammino, e neppure i satanisti nudi che compiono disgustosi rituali nei boschi fuori città.

Girato come un trip finito male, The Love Witch ribolle attraverso gran parte delle sue provanti due ore di durata senza molta trama su cui soffermarsi – Elaine incontra e quindi uccide una serie di uomini, attirando infine le attenzioni di un granitico detective dalla mascella quadrata (Gian Keys). La Biller non mina mai la sua premessa con la drammaticità che viene offerta, non risolve mai del tutto il mistero di cosa fare con un’eroina sociopatica che (per definizione) è assai resistente al cambiamento, ma non ha problemi ad allargare le maglie della sua politica sul genere in direzioni continuamente affascinanti o a sostenere l’inebriante atmosfera del lungometraggio fino all’amaro finale.

The Love Witch filmLa Biller dimostra un incredibile controllo sul tono e sulla struttura, la decisa sensualità del production design le consente di schivare il camp e abbracciare il classicismo. Ma il grado di coerenza qui in mostra è possibile solamente perché ogni reparto la segue ciecamente, dai costumi meravigliosamente floridi (che la regista stessa ha progettato personalmente) alle performance di ciascun personaggio di supporto, ognuno dei quali è in assoluta sintonia con la peculiare vibrazione che il film sta trasmettendo. E i loro volti … la più grande dote della Biller potrebbe probabilmente ridursi all’abilità nei casting – dall’ossuto attore che interpreta l’ex marito defunto di Elaine (Stephen Wozniak) a quello magro e assetato (Jeffrey Vincent Parise) che piange fino alla morte dopo una notte di passione con la stessa, ogni singola persona che appare sullo schermo aiuta a rafforzare l’aura di disagio che l’opera crea.

E la Robinson guida il gruppo, portandoci in profondità nel cuore oscuro di una donna che ha sempre soltanto voluto che gli uomini la guardassero come fosse una persona vera, ma alla quale è stato negato il minimo rispetto per così tanto tempo che semplicemente incontrare il loro sguardo l’ha ridotta a qualcosa di inferiore. Elaine pensa a se stessa come a “soltanto una bambina che sogna di essere portata via su un cavallo bianco”, ma è invece maturata in un mostro auto-ossessionato – uno dei mostri cinematografici più emozionanti mai visti in sala.

Di seguito il trailer ufficiale di The Love Witch: