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Voto: 6/10 Titolo originale: The Rezort , uscita: 15-06-2015. Regista: Steve Barker.

[recensione] The Rezort di Steve Barker

18/01/2017 recensione film di Sabrina Crivelli

Il regista dell'interessante Outpost ritorna sulle scene con uno zombie movie con qualche spunto intelligente e dal buon ritmo

Il tema dell’epidemia zombie può contare ormai su una lista nutritissima di titoli. Dalla saga di Resident Evil a The Walking Dead, fino al più recente The Girl with All the Gifts (qui la nostra recensione) o allo spettacolare Train to Busan (qui la nostra recensione), moltissimi sono stati gli aspetti di tale prolifico sottogenere ad essere stati esplorati; non stupisce quindi che difficilmente si assista a qualcosa di nuovo o degno di stupore, nella grande maggioranza dei casi si tratta di pellicole piuttosto mediocri che ripropongono cliché e sequenze già viste mille altre volte.

The-Rezort-PosterOriginale quantomeno nei presupposti è invece The Rezort (precedentemente noto come Generation Z) del britannico Steve Barker (Outpost), trovato tra gli ultimi inserimenti di Netflix. La scena infatti non si apre con il manifestarsi di un misterioso morbo, che rende i suoi portatori oltremodo aggressivi e famelici, né ci proietta in medias res, quando la pandemia è ormai al suo apice e uno sparuto manipolo di sopravvissuti cerca di trovare uno scampo da morte praticamente certa. Al contrario siamo in uno scenario più positivo, l’umanità ha vinto il male, la ricostruzione avanza e, nonostante le ingenti perdite, la civilizzazione può continuare. Certo i metodi sono stati piuttosto brutali, ma grazie allo “Huston Protocol” gli infetti sono stati debellati ovunque. L’incipit è senza dubbio acuto, con un alternarsi di estratti da telegiornali, vengono presentati gli eventi tragici, la soluzione estrema, nonché le critiche, ossia quella fazione più attenta alla tutela dei diritti umanitari che in momento di totale caos da non morto porta sovente alla strage di massa. Ebbene, la direzione non è stata questa e, sebbene forse il metodo non sia stato il più etico, la salvezza della specie è ciò che conta, alla fine…

Tuttavia nella coscienza collettiva ne ha risentito, molti portano ancora le cicatrici dei tragici eventi vissuti e tra questi una dei protagonisti, Melanie (Jessica De Gouw), che per superare una ferita ancora non rimarginata decide di recarsi con il fidanzato Lewis (Martin McCann) in un luogo chiamato evocativamente The Rezort (che evidentemente unisce resort e zombie). Si tratta di una sorta di struttura vacanziera di lusso dove si trova, a mo’ di riserva di caccia, l’ultimo gruppo di non morti che non sono stati in precedenza eliminati; qui, oltre a poterli vedere da vicino, come una sorta di attrazione macabro spettacolare, è possibile sparargli e al contempo mantenersi in un luogo sicuro, così da poter dar sfogo a rabbia e a vendetta, o semplicemente divertirsi con un’avventurosa e inedita battuta di caccia. Oltre alla coppia, incontriamo un variegato gruppo di avventori che vuole godere dell’inusuale intrattenimento offerto dalla struttura: ci sono presentati in sequenza un gruppetto di affaristi yuppie, due giovani gamer incalliti, un silenzioso individuo dalla barba incolta, infine una losca bionda un po’ hippy che sostiene di essere stata abbandonata sull’altare.

The Rezort 7Personaggi non proprio caratterizzati con eccesso di raffinatezza o dovizia psicologica, abbiamo davanti più che altro dei tipi umani, oltre alla coppietta, sono pochi coloro che si elevano dal gruppo di indistinti visitatori chiassosi; si notano, agli antipodi antropologici, soprattutto il cacciatore solitario Archer (Dougray Scott), che sin da un primo sguardo fa presagire che salverà la situazione prima o poi, e all’opposto l’ambigua Sadie (Elen Rhys), attivista affiliata a un’associazione che si batte per i diritti dei non morto – e forse non solo per loro- che nello sferrare il suo attacco ottiene risultati decisamente al di sopra delle aspettative.

Per ciò che concerne i rimanenti ingredienti del film, sia nel concept centrale, che in alcuni, molti, passaggi diegetici, spaventosa è la somiglianza che subito è percepibile con Jurassic Park di Steven Spielberg. Come nel classico del 1993 la vicenda, ammantata di una buona dose di interrogativi morali, è ambientata in uno spettacolare parco a tema, dove il richiamo principe è rappresentato da qualcosa di potenzialmente pericoloso, incontrollabile, il cui utilizzo a fini di intrattenimento lascia ampi dubbi su più livelli: nell’uno vengono ricreati, giocando con la genetica, i dinosauri, compresi quelli carnivori, nell’altro gli zombie sono utilizzati come bersagli più o meno mobili, in ambedue si riveleranno una seria minaccia, sottovalutata. Non solo, a scatenare il putiferio è l’intervento umano, i sistemi di controllo computerizzati in ambedue non sono abbastanza sorvegliati e un virus esterno porta al collasso e alla successiva liberazione, dai loro rispettivi vincoli e gabbie, delle aggressive creature prigioniere, lasciando i visitatori, tutti a bordo di jeep in balia di un incipiente pericolo. Infine entrambi i “predatori” al centro dei due film inseguono e mordono…

the rezort filmOltre alla non proprio inedita struttura narrativa, il resto ricade nelle convenzioni del sottotipo horror, con affamatissime creature che corrono frenetiche e mordono al collo, attacchi repentini e spari multipli, membri del gruppo che una volta contagiati vanno soppressi, infine il centro di controllo che viene compromesso in poco più di tre minuti, lasciando sgomenti di quanto siano scadenti non solo il sistema di sorveglianza della sala computer, ma anche quello di sicurezza, almeno se si pensa a cosa risieda al centro della loro attività… Infine, spunto inedito e non trascurabile, viene suggerito che l’infetto non abbia del tutto perduto la capacità cognitiva e, nonostante il cannibalismo mantenga la memoria, almeno per quanto concerne chi l’ha vessato, senza trascurare che anch’esso sposi l’idea di vendetta parimenti all’homo sapiens. Se in ultimo anche nello sviluppo della storia non ci sono novità sconvolgenti, difficile che ci siano ormai, la realizzazione è comunque più che dignitosa. Esiste un decoroso numero di comparse, viene persino mostrata a un certo punto una piana ricolma di deambulanti non defunti, il cui make-up è realizzato discretamente e non mancano morsi sanguinolenti e brandelli di carne penzolanti. A ciò si aggiunge un cast non inabile alla recitazione, come assai spesso capita in simili pellicole, e viene mantenuto costantemente un buon tasso di suspense, fino a giungere alla sequenza conclusiva dell’inseguimento di un nutrito manipolo di assalitori claudicanti che vuole divorare i superstiti.

Non assistiamo a qualcosa di oltremodo galvanizzante come Train to Busan, su ciò non v’è dubbio, ma The Rezort rimane comunque sia uno zombie movie più che discreto che intrattiene con una certa qualità, senza mai cadere nel dilettantesco o nel noioso.