Home » Cinema » Horror & Thriller » Verónica: la recensione del film di possessione di Paco Plaza

Voto: 7.5/10 Titolo originale: Verónica , uscita: 25-08-2017. Regista: Paco Plaza.

Verónica: la recensione del film di possessione di Paco Plaza

04/01/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

La giovane Sandra Escacena è la travagliata protagonista di un horror abilmente sospeso tra possessione demoniaca e delirio psicotico

Conosciuto dal grande pubblico quale regista e sceneggiatore del franchise di [REC], Paco Plaza è tornato dopo ben cinque anni di assenza con la consueta maestria all’horror paranormale con Verónica, tratto da un caso di possessione demoniaca di un’adolescente spagnola realmente avvenuto nel 1991 (il nostro approfondimento), che verrà distribuito in esclusiva da Netflix il mese prossimo (una prassi sempre più comune a quanto pare per i film spagnoli, come già recentemente accaduto per Pelle di Eduardo Casanova e El Bar di Alex de la Iglesia).

Protagonista della fosca storia è, per l’appunto, Verónica (Sandra Escacena), una comune studentessa costretta ad occuparsi dei tre fratelli minori ottemperando alle mansioni della madre single (Ana Torrent), assente per mantenere la famiglia. Sottoposta a un notevole livello di stress, la ragazzina decide di mettersi in contatto con lo spirito del padre defunto e organizza una seduta spiritica per evocarlo durante un eclissi solare nella cantina del suo liceo con due compagne di classe.

Tuttavia, a rispondere alla chiamata non è il genitore defunto, ma qualcosa di molto più oscuro, che inizia a seguire e perseguitare la giovane vittima.

Tra psicologico e sovrannaturale, Verónica riesce perfettamente a costruire un profondo senso di disturbo, non edificato, però, come in prodotti più commerciali alla The Conjuring da effetti speciali pirotecnici, tavoli e mobilio vario che deambulano da soli o levitazioni improvvise dello spiritato di turno.

Al contrario, si tratta di un lento crescendo che fonde una strisciante e impalpabile minaccia all’angoscia prolungata, e ben antecedente al contatto col Maligno, che porta una giovane mente all’esasperazione. Seppur marcatamente paranormale, la degenerazione nel terrore e nella follia paiono allora il frutto della commistione tra entità luciferine e la ben più concreta vita deteriorante, fatta di rinunce e di responsabilità eccessive per un’adolescente, che invece di divertirsi e uscire con i coetanei, è costretta a crescere un manipolo di bambini.

Percepibile in molte sequenze è quindi la profonda solitudine e amarezza che soverchiano e soffocano Verónica, quando viene messa da parte dall’amica del cuore, Rosa (Ángela Fabián), oppure quando cerca di porre rimedio alla terrificante situazione in cui si trova, senza l’aiuto di nessuno. Così, alcune sequenze stranianti danno all’horror una declinazione schizofrenica, più che pertenére alla sfera dell’occulto, come quella in cui la ragazza cammina sola per la strada, dopo che la compagna le ha rifiutato il suo aiuto, e incrocia se stessa mentre si volta all’unisono con il suo doppio in una sorta di breve loop. D’altra parte il caso stesso di cronaca risalente agli anni ’90 ipotizzava la possibilità di una patologia mentale, scatenata dalla seduta spiritica.

Se tale prospettiva emerge innegabilmente nello svolgersi del film, e Plaza stesso sembra perorare questa teoria (la nostra intervista esclusiva al regista realizzata a Sitges 50), nelle sequenze l’elemento smaccatamente demoniaco è reiterato tanto da lasciare quantomeno sospesi tra le due possibili interpretazioni. Un’altra ombra, che sovente prende le sembianze del padre, perseguita la sfortunata, lascia visibili tracce nerastre, muove oggetti e ne influenza infine le azioni.

Certo, molti dei passaggi più marcatamente horror sono riconducibili al claustrofobizzante emisfero onirico, tra sangue, sagome scure che immobilizzano Veronica, e perfino scene di cannibalismo. Tutto però è sapientemente mantenuto in bilico tra demoniaco e mentale, riuscendo così ancora più ansiogeno, come se il Male, con cui è venuta in contatto la protagonista, si fosse insinuato sotto pelle e la portasse lentamente alla pazzia, ma anche, al contempo, fosse la concretizzazione di un malessere prolungato, di un’insofferenza soffocata per anni che del Diavolo ha preso la forma.

Lucifero, così, infetta gli innocenti, lasciando funerei segni sotto ai loro giacigli e conducendoli piano alla dannazione … o forse si tratta solo di allucinazioni? A quei più sommari e immediati eccessi visivi ed effetti speciali, Plaza preferisce una via ben più raffinata e credibile di rappresentare il demoniaco, non rinunciando del tutto alla figurazione del fantastico, ma non eccedendo al contempo nella grossolana messa in scena di trucchi e cliché di genere, filiazioni ormai ritrite di L’Esorcista di William Friedkin.

A rendere particolarmente credibile e riuscito l’horror è infine, oltre alla ben ponderata regia e all’ottima sceneggiatura, scritta dal regista stesso insieme a Fernando Navarro, l’interpretazione davvero rimarchevole della Escacena (al sorprendente debutto davanti alla telecamera), a cui si somma la convincente performance dei giovanissimi Bruna González, Claudia Placer e Iván Chavero, che incarnano i fratellini di lei.

Ottimo nella creazione di suspense, nella caratterizzazione dei personaggi e nell’esplorazione di un animo travagliato, in Verónica – nel catalogo di Netlix Italia dal 25 febbraio – Plaza è stato capace di evocare demoniche entità dall’Oltretomba e insieme di concretizzare quei terrificanti fantasmi della psiche che già a cavallo tra XX e XXI secolo Sigmund Freud aveva intuito e descritto.

Di seguito trovate il trailer internazionale: