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[video] Stephen King parla di infanzia e morte in un’intervista animata del 1989

15/12/2016 news di Redazione Il Cineocchio

Lo scrittore di Portland parla anche di come i suoi romanzi aiutino i lettori a farci i conti

Stephen King è da anni considerato uno dei più grandi romanzieri dell’horror (ma non solo), e c’è quindi sempre molto interesse a sentire quello che ha da dire sulla scrittura e la genesi delle sue storie. Adesso, una delle interviste rilasciate quasi tre decenni fa è riemersa ed è stata animata per accompagnare immagini alle parole.

La chiacchierata è stata tenuta nell’ottobre del 1989 da Thomas Smith per The Public Radio Book Show. L’animazione del video è stata realizzata da Patrick Smith, che ha creato alcune immagini umoristiche per le parole di King, così come pure un paio di richiami visivi ad alcuni dei suoi più celebri racconti, tra cui Carrie e IT.

Il video (sottotitolato) si apre con una riflessione dell’autore sull’infanzia, quando vide una bambina persa nel suo mondo di persone immaginarie, rendendosi conto che non era poi così lontano da quello che lui fa come scrittore, anche se sarebbe qualcosa che lo farebbe rinchiudere se facesse la stessa cosa in pubblico. King condivide anche alcune riflessioni sul perché la mente degli adulti sono così diverse da quelle dei bambini, chiarendo ancora una volta che la sua predilezione per l’horror non è nata fuori da qualche trauma infantile che ha sofferto.

“Penso che molto di quello che noi pensiamo come horror o come fiction del macabro esca da questo senso che abbiamo per l’avvenire”, sottolinea King. “Quando invecchiamo ci si rende conto del fatto che stiamo andando a morire e la maggior parte di noi sta andando a morire in modi che sono sgradevoli. Per la maggior parte di noi, è lì, ci aspetta. Lo sappiamo a un livello intellettuale. Ma non credo che a livello emotivo o a livello spirituale riusciremo mai a venire abbastanza a patti con questo. Mentalmente lo cogliamo, emotivamente non possiamo afferrarlo abbastanza.” Lo scrittore del Maine prosegue, spiegando come le sue storie di orrore soprannaturale attingano dall’innata paura della morte servendo come rappresentazioni simboliche della mortalità, affrontano quelle idee in un modo che i lettori possano più facilmente accettare. King lo paragona al modo in cui i sogni possono far crescere i nostri più oscuri timori in un contesto che lascia che l’esperienza del sognatore li colpisca pur rimanendo in qualche modo accettabile per il nostro cervello dormiente.

Fonte: YouTube