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Titolo originale: Ghost in the Shell , uscita: 29-03-2017. Budget: $110,000,000. Regista: Rupert Sanders.

18 cose da sapere su Ghost in the Shell di Rupert Sanders

28/03/2017 news di Sabrina Crivelli

La versione live-action made in Hollywood con Scarlett Johansson può competere col materiale originale giapponese di Masamune Shirow e Mamoru Oshii?

Con l’arrivo nelle sale italiane di Ghost in the Shell (la nostra recensione) siamo tutti in attesa di vedere come l’iconico manga di Masamune Shirow e gli altrettanto classici film animati di Mamoru Oshii siano stati rielaborati nel film diretto da Rupert Sanders. Nella versione americana live-action troviamo Scarlett Johansson (le 50 cose da sapere sull’attrice) nei panni del Maggiore/Major, un cyborg che deve combattere misteriosi e temibili avversari, ma soprattutto affrontare una profonda crisi interiore, nella complessa ricerca di quale sia la sua reale identità. Geniale e paradossale indagine sul significato profondo di coscienza, umana come artificiale, rimane ancora un’incognita come il poliedrico materiale originario è stato rielaborato nell’adattamento hollywoodiano, in cui troviamo anche Pilou Asbæk, Takeshi Kitano, Juliette Binoche e Michael Pitt.

ghost-in-the-shell-poster-locandinaIn concomitanza con l’uscita, la protagonista, il regista, il produttore Avi Arad e il produttore esecutivo Michael Costigan hanno rivelato una serie di indiscrezioni sul film. Scoprite dunque di seguito le 20 cose da sapere su Ghost in the Shell:

1) Gli appassionati del manga e degli anime originali si sono chiesti di certo quanto del materiale primigeno fosse stato ripreso nella trasposizione hollywoodiana. Ebbene il produttore Avi Arad ha riferito che la trama non ruota intorno non all’Uomo che Ride o al Signore dei Pupazzi (“non c’era abbastanza tempo per raccontare bene questa storia”), ma sulla figura di Kuze e la sua vicenda.

2) Secondo Arad inoltre, il nucleo essenziale è costituito dalla questione della coscienza di sé, nonché della definizione e dell’hackeraggio del ghost, nella complessa relazione tra tecnologia e identità individuale. L’ispirazione principale è venuta dall’episodio intitolato Affection della serie Stand Alone Complex – 2nd GIG.

3) Il produttore ha anche spiegato come i set siano stati illuminati: è stato utilizzato un nuovo processo basato su luci LED, ideate per riprodurre 28 colori selezionati dal direttore della fotografia tra quelli presenti in Ghost in the Shell e Ghost in the ShellL’attacco dei cyborg, cosicché ogni ambiente risultasse a livello luministico affine alle versioni anime.

ghost-in-the-shell-anime-oshii4) Sono presenti le robo geisha già viste in L’Attacco dei Cyborg.

5) Al contrario di Matrix, che “fortunatamente ha decisamente virato verso il virtuale”, non è stato usato l’espediente del salto in un’altra realtà futuristica attraverso “stringhe di dati verdi che scorrono sullo schermo”, ma Sanders ha usato interessanti approcci alternativi: “Rupert ha cercato qualcosa di più simile a quello che si vede negli originali, pregni di soluzioni veramente tattili e tangibili, in cui si vedono cavi anche se il wireless avrebbe più senso visto che siamo nel futuro”

6) Il regista ha anche affermato che sebbene la computer grafica sia certo uno strumento utilissimo, tutti i set che vediamo sono realizzati nella loro fisicità artigianalmente, così da renderli più tangibili. Ciascuno di essi è stato difatti costruito, poi smantellato completamente e poi ricostruito ogni volta.

7) Anche la sequenza della fabbricazione del corpo del maggiore (lo shelling) è un mix di effetti pratici e CGI. Circa l’85% di Ghost in the Shell è stato costruito a mano, specie i robot. Sono state acquistate anche 12 stampanti 3D per portare a termine nei tempi prestabiliti il film.

8) Un nodo centrale, ossia la questione dei ricordi e della auto-coscienza, è a detta di Arad indagato dal Maggiore “nella maniera più aggressiva possibile”, prendendo ispirazione da un momento topico dell’originale che si svolge in un’ascensore, quando la protagonista si chiede come può essere certa “se quelli siano davvero i suoi ricordi”.

Ghost in the Shell9) Le sequenze d’azione in Ghost in the Shell sono state progettate da Guy Norris, che ha lavorato su Suicide Squad, Mad Max: Fury Road e decine di altri blockbuster action/sci-fi.

10) Le riprese sono state realizzate in Nuova Zelanda, si presupponeva per gli incentivi fiscali, ma in realtà la scelta non è stata dovuta soltanto a questo fattore. Come ha spiegato Arad: “La Weta e gli incentivi sono stati dei motivi importanti, ma ci serviva soprattutto un luogo dove si potessero realizzare dei set davvero eccezionali, dove possedessero una grande tecnica in termini di infrastrutture e ricostruissero le idee che Rupert aveva in testa. Avremmo potuto recarci in posti più economici, ma la qualità finale ne avrebbe risentito”.

11) Per ciò che concerne le versioni nipponiche, cartacea e non, è nota e reiterata la nudità asettica del Maggiore. Nell’adattamento hollywoodiano Sanders ha voluto mantenere questo lato più sexy e sensuale, anche se la Johansson non appare mai davvero senza veli. Quella che potrebbero sembrare parecchi centimetri scoperti di rosea pelle, è invece una tuta termo-ottica color carne: “La protagonista non se ne va in giro nuda nelle scene d’azione per un milione di motivi. Sarebbe strano. Inoltre c’è qualcosa che trasmette vulnerabilità nell’indossare qualcosa di simile [la tuta termo-ottica]. Ti senti ancora relativamente vulnerabile”. L’assai discinta tenuta di Motoko Kusanagi (il nome giapponese del Maggiore) avrebbe quindi potuto essere un po’ troppo singolare in un live action, risultando in qualche modo innaturale come ‘outfit.’ Senza contare i divieti che avrebbe comportato una tale scelta.

Ghost in the Shell 312) La tuta termo-ottica, fondamentale nelle missioni del Maggiore, è stata creata dalla Weta. Al contrario di molti altri film dove tutto viene fatto in digitale, qui l’indumento è il risultato di uno straordinario effetto pratico. Inizialmente è stato creato per la Johansson un costume in silicone, per la cui costruzione è stata necessaria una scansione digitale del suo corpo, fabbricando così poi un prototipo perfettamente aderente, una seconda pelle, che desse la sensazione di nudo.

13) Il film è stato girato in parte a Hong Kong perchè il paesaggio urbano della città cinese era stato preso a modello per gli anime, fondendolo con elementi giapponesi: “Abbiamo rispettato questa scelta per rimanere più fedeli all’originale. Ci sembrava anche molto vicina all’aspetto della città del futuro che avevamo in mente”.

14) Sul passaggio dalle pagine del manga allo schermo del cinema, la Johansson ha detto: “Non abbiamo ricreato un mondo alla Frank Miller in cui tali graphic novel prendono vita. Avevamo l’iconografia del manga come base, ma credo che il pubblico sarà sorpreso dalla forte autenticità del risultato.”

15) Riguardo al proprio personaggio, l’attrice ha dichiarato che uno degli elementi cruciali della sua psicologia sia proprio la sua crisi esistenziale, e che per buona parte della pellicola si interroga su alcuni quesiti fondamentali quali “Chi ero? Chi sono? Che cosa ne sarà di me?”, dunque la resa recitativa è stata una “difficile sfida”. Ancor più, è stata decisamente complessa la resa di una eroina con un corpo cyborg; a tal riguardo la sua interprete ha asserito che è possibile cercare di emulare “una sorta di insensibilità di tipo meccanico nel modo di incedere e nel suo passo, nelle sue maniere fredde”. Allo stesso tempo però non ha voluto “ovviamente, essere avulsa dall’esperienza sensoriale del pubblico, né dall’esperienza interiore di questo personaggio”. Si è trattato dunque di far coesistere due opposte tendenze.

ghost in the shell film16) E’ sia una storia che si sviluppa in pieno nel mezzo del mondo della Sezione 9 e del Maggiore che una storia delle origini, e soprattutto è il racconto del ‘risveglio’ per diversi personaggi.

17) Nel finale il Maggiore combatte contro un gigantesco Tachikoma. La sequenza è un fiore all’occhiello per la Nuova Zelanda, dacché è stato realizzato il set più grande mai costruito all’aperto.

18) Stando al produttore Michael Costigan, esiste senza dubbio la possibilità di sequel e spin-off; la Johansson si è dichiarata inoltre assolutamente disponibile a ritornare a interpretare il Maggiore in ulteriori capitoli del franchise, qualora ve ne fosse l’occasione. “Tutti quanti pensano che ci sono molte altre storie da raccontare ambientate in questo mondo.”

Di seguito il trailer ufficiale italiano di Ghost in the Shell, nei cinema dal 30 marzo: