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Dossier – I Signori della Droga al cinema: Parte III

07/12/2015 news di Gianluigi Perrone

La terza tappa del nostro viaggio 'oltre il confine' ci porta nella patria per antonomasia del narcotraffico, la Colombia, alla corte del suo signore indiscusso, il leggendario Pablo Escobar

ESPERANZA D’ESCOBAR

Il Time dedicò una copertina alla disfatta di Miami titolando “Paradise Lost?”, riguardo proprio alla disfatta economica e morale di una città nelle mani del cartello. Questa immagine è ripresa nel titolo di Escobar: Paradise Lost (2014) di Andrea Di Stefano, tra i primi blockbuster biografici, in cui è Benicio Del Toro a interpretare El Patron. Tuttavia Escobar in questo film rappresenta più l’ambientazione del film, dato che si segue la storia di un ragazzo che si trova nei guai con il narcotraffico per essersi innamorato della nipote di Escobar. Una specie di Quei Bravi Ragazzi. Una mera anticamera all’opera omnia che finalmente esamina da cima a fondo la leggenda dell’uomo che sfido’ gli Stati Uniti: Narcos.

escobarLa serie Narcos si è distinta per qualità, ma colleziona anche una serie di primati che ne fanno un prodotto unico nel panorama seriale. Probabilmente il primo vero successo di Original Netflix, senza nulla togliere al pur ottimo Orange is the New Black, Narcos rappresenta anche l’esordio nei new media di Gaumont, e, cosa straordinaria, su una serie solo parzialmente in lingua inglese (l’80% è in spagnolo con sottotitoli in inglese) e, a sovvertire ancora di più le regole, senza attori protagonisti dalle A lists.

Certo l’agente della DEA Penha viene da Game of Thrones, ma non è sicuramente un nome spendibile. Probabile che il primissimo motore produttivo siano le nuove favorevoli condizioni di tax credit che la Colombia ha proposto per le produzioni internazionali, ma è stata proprio una produzione brasiliana, quella a capo di Jose Padilha, già autore dei Tropa de Elite, a rispondere per prima. Era quasi ovvio che il protagonista della prima grande produzione sul territorio colombiano avesse come protagonista una figura emblematica come Pablo Escobar

Mai come in questo caso, la storia del più potente narcotrafficante della Storia è stata raccontata nei dettagli. La scelta è quella di creare una versione romanzata dei fatti, così gli eventi sono grossomodo gli stessi, ma alcuni nomi e fatti sono stati opportunamente modificati. Quindi sì, Escobar era venuto dal nulla, aveva fatto uccidere e rapire innumerevoli politici e parenti di figure influenti in Colombia, ha assaltato il palazzo del governo, ha fatto saltare in aria un aereo, ha costruito una prigione di lusso dove faceva i propri comodi. Tutto vero, ma cucito ad arte per avere un’epicità tutta sua. Uno degli aspetti migliori di Narcos è il ritmo narrativo, incessante e emotivamente coinvolgente. Una continua scia di sangue lungo la quale viaggiano una serie di personaggi persi all’interno della vicenda. È il conflitto il vero dominatore della storia, quello che interessa alle parti è la vittoria. Privo di retorica, l’aspetto umano è polivalente.

Gli agenti della DEA scavalcano sempre di più il limite tra bene e male, il governo americano è ossessionato da controllo della proprietà altrui, il governo colombiano, seppur non privo di figure coscienti, rispecchia l’omertà e compiacenza del popolo, i narcos non hanno alcun rispetto per la vita umana, e poi Pablo. Sinceramente la scelta di un attore brasiliano, che evidentemente ha dei problemi a controllare la lingua, non è stata felicissima. Nonostante la trasformazione, l’Escobar di Wagner non dà l’idea del vero Escobar (Alfred Molina ha una certa somiglianza) non tanto per l’aspetto quanto per quell’aria da “ristoratore” o “impiegato delle poste” che el Patron si portava dietro.

narcosUna versione più realistica dei personaggi e della storia è in Escobar, El Patron del Mal (2009-12), serie della TV colombiana in 113 episodi dove gli eventi vengono raccontati nello stile di una telenovela. Totalmente inadeguato nel suo ruolo di potente, Escobar si è trovato a gestire una fortuna con mezzi inappropriati. Non è stata questa la sua caduta, tuttavia, anzi finchè l’andazzo colombiano lo permetteva, le cose sono andate bene e quando vediamo Escobar lottare per il popolo, diventare un benefattore e interessarsi di politica, ci rendiamo conto che Pablo ci credeva veramente.

Come ogni uomo piccolo che non merita quello che ha, Escobar vive di una bugia diventata grande quanto una cattedrale, che giustifica ogni azione con un cieco attaccamento all’onore, alla pace e alla giustizia. Nella parabola di Narcos per un momento vediamo chiaramente che Pablo non ha tutti i torti. Dopo stragi, stupri, violenze e rapimenti, interrogando in cattività la giornalista sua prigioniera insiste su un punto. “Avrei veramente fatto cose meravigliose per questo paese.”. Lei le risponde “è questa la cosa più triste.”

escobar-el-patron-del-malLa mentalità machiavellica di Escobar si sgretola davanti ai suoi occhi, troppo ignorante per ammettere che per un criminale è impossibile arrivare al potere. Soprattutto dopo una scia di sangue che lo ha trasformato in un terrorista. Escobar si sdoppia. Dentro di sè un uomo giusto che ha combattuto per il popolo, “un povero con tanti soldi”. Surclassato dal proprio ego, con mille occhi invidiosi su di lui che bramano per avere cio che ha lui e per eliminarlo.

Pablo è in fuga continua da se stesso, costretto a mantenere la sua immagine di leader e sempre più propenso a commettere ingiustizie. La paranoia si impossessa di lui quando è accerchiato dal suo nemico più acerrimo, gli Stati Uniti, che teme a tal punto da punire i politici colombiani che vi si alleano. Perchè Escobar esiste solo in Colombia, abbastanza grande da far crescere il suo potere, ma abbastanza piccola da essere sottomessa. 

continua…