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Visita a Bavaria Filmstadt: un tour nella storia del cinema (non solo tedesco…)

05/04/2016 news di Michele Senesi

La 'Cinecittà' di Monaco di Baviera è una continua fonte di meraviglia, gratifica e commozione per un appassionato di cinema tout court ma anche per il semplice turista più curioso e attento

Abbiamo recentemente visitato Bavaria Filmstadt, la Cinecittà tedesca, con sede a Monaco; la zona è appena fuori città, raggiungibile con il bus o l’auto. Come Cinecittà il tutto è costruito intorno ai veri studios ancora attivi e che la guida, almeno in parte, non mancherà di farvi visitare. All’arrivo si passa alla cassa dove saranno consegnati degli occhiali 3D e un braccialetto dotato del duplice utilizzo di accedere alle diverse zone del luogo e -tramite codice QR- prenotare gadgets dedicati nello shop apposito. L’ingresso è di circa 27 € per un tour che può prendere dalle 2 alle 4 ore abbondanti a seconda dell’interesse e dell’esaustività ricercata dal visitatore.

Bavaria FilmstadtSpesso si legge in giro che questa attrazione non valga la pena di essere visitata e questa considerazione si nota specie in un pubblico generico italiano che non trova all’interno del parco le referenze dirette al poco cinema a cui è abituato (dicesi quello americano). Per un pubblico tedesco, uno appassionato di cinema tout court o uno semplicemente più curioso e attento invece Bavaria Filmstadt è una continua fonte di meraviglia, gratifica e commozione. Ovviamente si parla principalmente di cinema e televisione tedesca o di altri autori che qui sono passati a girare le loro opere, dall’esordio di Alfred Hitchcock (The Pleasure Garden) a Elia Kazan (Man on a Tightrope, 1952), da Stanley Kubrick (Paths of Glory, 1957) a Orson Welles (The Deep, 1967), da Mel Stuart (Willy Wonka & the Chocolate Factory, 1971) a Bob Fosse (Cabaret, 1972) e decine di altri. Una volta entrati e in attesa della guida (tedesca o inglese) si può attendere osservando alcuni personaggi de La Storia Infinita posati su di un’aiuola, andare in un fast food, o godere di illusioni ottiche cinematografiche lungo un muro, riprodotte per creare la sensazione visiva di spazi e prospettive inesistenti. E poi si parte.

Quasi immediato il confronto con il green screen e con uno dei supposti della visita, l’interazione. Il visitatore può interagire con spazi, set e situazioni reali animate dalla guida e volendo alla fine comprare il DVD con il video della sua performance. Si passa poi nello studio del canale televisivo 1-2-3.TV dove assistiamo attraverso un vetro oscurato alle riprese (reali) di una televendita. Si cammina tra uno studio e l’altro e tra edifici la cui realtà architettonica è sempre dubbia, passando a fianco di enormi scenografie che riproducono la Monaco dei decenni scorsi e che sono attualmente utilizzate come set (anche durante la nostra visita). Se un cliente ha bisogno di una Monaco del passato, qua te la assemblano in breve con scenografie prefabbricate. E se servono props dedicati, troviamo anche il maggior deposito europeo di oggetti di scena dove è catalogato di tutto, costumi inclusi, di ogni tipologia e epoca, ambienti purtroppo non visitabili e visibili solo dall’esterno.

Bavaria Filmstadt 11Il primo grande colpo però arriva entrando in un padiglione che raccoglie le scenografie di due dei maggiori successi del cinema recente tedesco; da una parte troviamo sezioni provenienti dalla saga de La Tribù del Pallone (Die Wilden Kerle 2003 – 2008), dall’altra ricostruzioni dei set dei film Die Vampirschwestern (Vampire Sisters, 2012 – 2016). Statue, banconi da bar cosparsi di bicchieri e contenitori di sangue, caverne, armi pittoresche, veicoli.

Si passa poi a un film non tedesco, infatti è finlandese, ma che ha visto gli studios come teatri di posa per la ricostruzione di alcune scene. Parliamo del divertentissimo Big Game – Caccia al Presidente, nuovo film del regista dello straordinario Trasporto eccezionale – Un racconto di Natale (Rare Export: A Christmas Tale). Troviamo la capsula in cui viene catapultato Samuel L. Jackson (che interpreta il presidente degli Stati Uniti), il veicolo di Oskari (interpretato dal giovane e bravissimo Onni Tommila) e si può accedere all’intero interno dell’Air force One usato nel film, nella scena del lago, quindi con tutta la zona informatica distrutta. E’ tempo di scattare foto ricordo.

Bavaria Filmstadt 7Quando gli italiani entrano qui, impazziscono di solito” ci comunica la guida. Siamo infatti in un set di Tempesta d’Amore (Sturm der Liebe), soap opera tedesca che dal 2006 – per 2.500 puntate circa.- viene trasmessa dalle TV italiane. Ci troviamo davanti la reception del Fürstenhof, l’hotel che fa da sfondo alla storia. Di fianco un banco regia. I visitatori interagiscono, alcuni come registi altri come attori parlando con delle versioni virtuali degli attori originali.

Ammissione di colpa, noi non ne sapevo nulla di Tempesta d’Amore. Ma tant’è. Ci viene rivelato un aneddoto, ovvero di quando la produzione della soap opera chiese di usare alcune scenografie di Big Game che riproducevano la foresta finlandese ma che il precedente film aveva ormai raso al suolo a colpi di esplosioni. Un altro pezzo grosso è una zona dedicata a Das Boot (U-Boot 96), il kolossal del 1981 di Wolfgang Petersen, il film più costoso della storia del cinema tedesco. Oltre a scenografie varie e spiegazioni dettagliate, la grande meraviglia è il poter visitare l’intero interno del sottomarino del film, riprodotto nei minimi dettagli più maniacali. Si passa poi ad un altro green screen; quello delle previsioni del tempo.

Bavaria Filmstadt 8Passeggiando nel mentre in esterno tra i set dell’Asterix francese (ma qui girato) e del recente Wickie The Mighty Viking live action si arriva alla grande attrazione finale, la sala dedicata al classico La Storia Infinita. Ci sono le due sfingi di Fantasia e soprattutto il Fortunadrago Falkor a grandezza naturale che permette ai visitatori di esaudire uno dei maggiori sogni dell’infanzia, ovvero di cavalcarlo come fece Bastian nel film di trenta anni fa. Un ultimo set per simulare un vagone ferroviario alla deriva, con fondale rotante e camera shake a mano e si finisce nello shop del parco pieno di rari gadget dei vari film a prezzi tutto sommato accessibili. Ma non finisce qui. Ricordate gli occhiali 3D? Ecco, ora la guida ci lascia soli e possiamo accedere al Bullyversum, una sorta di moderno tempio votato al comico tedesco Michael -Bully- Herbig, attore, regista, autore di monumentale successo. Su due piani si susseguono senza soluzione di continuità esposizioni di memorabilia dell’autore, dall’infanzia (inclusa la ricostruzione della sua cameretta da bambino) ad oggi, numerosi giochi interattivi in 3D, incluso uno su rotaia, oggetti di scena provenienti dai suoi set e zone con animazione ma nella sola lingua tedesca.

Il cinema 4D durante la nostra visita è chiuso ma possiamo godere di quello 3D che proietta lo stesso film con la sola differenza dell’assenza delle poltrone movibili. Restano però gli altri artifizi immersivi, come il vento reale, gli schizzi d’acqua, la poltrona vibrante e strane cose che scivolano lungo i polpacci come in un irresistibile sketch del classico Ridere per Ridere (John Landis, 1977). Andare in pieno periodo invernale, come per tutti i viaggi turistici, porta innegabili pro e contro. Da una parte la presenza di set chiusi e una certa rapidità della guida, dall’altra l’assenza di file, di ressa e magari di bambini che in questi casi possono modellare in maniera imprevedibile il normale, rilassante e previsto svolgimento del tour.

Bavaria Filmstadt è un luogo imperdibile per tutti i veri appassionati di cinema. E poi una volta a Monaco molte altre sono le attrazioni a tema cinefilo, come andare a visitare i set reali del Suspiria di Dario Argento sparsi per la città, uno su tutti Königsplatz, dove era ambientata la sequenza dell’omicidio del non vedente da parte del suo cane o i giardini di Nymphenburg dove Alain Resnais ha girato parte degli esterni de L’Anno Scorso a Marienbad.

Nella gallery trovate altre immagini delle attrazioni che abbiamo avuto modo di vedere da molto vicino.

Tutte le fotografie sono di Michele Senesi e Francesco Torchia.