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[Must TV] 3% di Pedro Aguilera – Stagione 1

31/03/2017 news di Carlo Nicolosi

Sguardo ravvicinato agli 8 episodi della prima serie originale prodotta da Netflix in Brasile

Cos’è Must TV

“C’è solo un giudice ultimo della scrittura ed è lo scrittore. Quando si diventa preda di redattori, editori e lettori è finita. E naturalmente quando si diventa preda della fama e della gloria potete buttarvi a mare.”

Così Charles Bukowski descriveva perfettamente il fine ultimo dello scrivere. 22 anni, cinefilo, scrivo per passione e per bisogno, mai per gloria.
Con questa rubrica condivideremo opinioni e critiche sulle serie TV che seguo.
I personaggi del nostro cinema vivono ormai tutti in solitudine. Nudi di sentimenti, nudi di ossessioni, agiscono in un mondo del quale non è mai possibile vedere gli orizzonti, i confini. Mai proiettati in un paesaggio: alle loro spalle o dinnanzi ai loro occhi restano stanze fredde, spazi disabitati.
Cercherò di far luce proprio su questo, di riempire gli spazi, di ampliare le visioni.

A voi la scelta di continuare o meno.

three_percent_netflixIntro

Come ogni anno, qualche giorno fa l’Oxford Dictionaries ha comunicato la sua parola dell’anno: post-truth. Tradotto letteralmente è post-verità e va a descrivere quella situazione in cui la verità che si afferma non è quella dei fatti, ma quella che crea più emozioni. Una verità falsata, parallela, che in fondo fa il paio con quella che potrebbe essere la parola dell’anno per quanto riguarda le serie TV: distopia. Negli ultimi mesi si è parlato tantissimo di quei mondi un filo deviati, che descrivono futuri possibili o addirittura presenti alternativi.
3% è la prima serie originale prodotta da Netflix in Brasile, creata da Pedro Aguilera, prodotta dal regista uruguaiano César Charlone – che nel 2003 fu nominato all’Oscar per City of God – e disponibile in tutto il mondo dallo scorso 25 novembre. Siamo in un futuro non meglio precisato, in una grande città brasiliana: come ogni anno, si tiene il Processo, ovvero una sorta di grandissima selezione a cui partecipano ragazzi e ragazze che hanno appena compiuto 20 anni. Nell’arco di una serie di giorni, vengono sottoposti a varie prove per scoprire chi sono i più meritevoli: solo il 3% di loro potrà accedere all’Offshore, ricchissima zona artificiale al largo della costa. Tutti gli altri dovranno tornare alle vite di tutti i giorni nell’Inland, l’entroterra, segnato da violenza ed estrema povertà.
Uno spunto che sarebbe potuto venire a Charlie Brooker per Black Mirror: in quel caso avremmo avuto una puntata secca e con un livello di angoscia altissimo, costruito in poche scene. Con 3%, invece, siamo di fronte a 8 episodi (circa 45 minuti a episodio) interamente dedicati alla stessa storia, ovvero la ‘selezione’. Per rendere più pepata la faccenda, però, 3% ha anche una sottotrama politica, che vede tra i candidati all’Offshore una ragazza che fa parte della Causa, il gruppo ribelle che lotta per eliminare l’ingiusta divisione tra ricchi e poveri, e partecipanti dal dubbio passato.

three-percent-netflix-serie-brasileLa trama

3% è ambientato in un futuro prossimo post apocalittico in cui il 3 per cento della popolazione brasiliana – i più meritevoli, secondo criteri, almeno nelle prime puntate, non chiarissimi – vive in una specie di pacifica e ricca oasi in mezzo al mare, mentre tutti gli altri abitano in città sporche, controllate da bande criminali e dove il cibo scarseggia. Non è chiaro se il Brasile sia l’unico paese al mondo ad avere questa situazione.
Ogni anno le persone che vivono nell’oasi offrono la possibilità a tutti i ragazzi che hanno compiuto 20 anni di entrare a far parte del loro gruppo: tutti i ragazzi ventenni affrontano quindi il “Processo”, una complicata sequenza di prove in cui man mano i meno meritevoli vengono eliminati. Queste variano da problemi di logica a test fisici o di gruppo, durante i quali i candidati vengono portati al limite delle loro capacità (e durante i quali è possibile che vengano uccisi o si uccidano).
Il Processo ha anche una specie di significato religioso – è stato istituito dai due mitici fondatori dell’oasi, di cui però nella serie si parla pochissimo – ed è supervisionato da un responsabile, un uomo misterioso chiamato Ezequiel (João Miguel), messo dal governo a gestire l’esperimento da cinque anni, e che dovrà fronteggiare i rivali del Consiglio desiderosi di detronizzarlo, motivo per cui viene inviata Aline (Viviane Porto), agente con compiti di supervisione sull’esperimento. Il Processo e gli abitanti dell’oasi hanno ovviamente dei nemici: i membri della Causa, un gruppo di ribelli clandestini che cerca di combatterli in nome del diritto all’eguaglianza e alla giustizia sociale.
Lo show sci-fi, nello specifico, si concentra su un gruppo di ragazzi che si trova ad affrontare insieme la maggior parte delle prove: c’è Michelle (Bianca Comparato), la protagonista, di cui si sa solo che forse lavora per la Causa e che ha un fidanzato che è riuscito ad accedere all’oasi ma che poi è morto; Rafael (Rodolfo Valente), un ragazzo intelligente quanto disonesto; Fernando (Michel Gomes), disabile e figlio di un sacerdote della religione che venera la coppia dei fondatori dell’oasi; Marco (Rafael Lozano), il discendente di una famiglia in cui tutti i membri sono riusciti a entrare nell’oasi, e altri ancora.
Tutti i personaggi nascondono storie e motivazioni che verranno svelate progressivamente, e le durissime prove a cui saranno posti di fronte faranno più volte riconsiderare ai membri del gruppo le proprie ferme convinzioni. Il vero punto di forza di questa serie è però l’ambientazione tipicamente brasiliana: musica, colori, attori, tutto richiama il paese verde-oro dove è stata realizzata la serie, dimostrando che anche fuori dal circuito mainstream di Stati Uniti e Gran Bretagna è possibile realizzare prodotti di pregevole fattura. Non è disponibile il doppiaggio italiano, ma sono disponibili i sottotitoli.
Una delle scene più profonde a livello tecnico e stilistico si trova già nella prima puntata, in cui uno dei protagonisti inganna un compagno nei primissimi test, passando così al livello successivo grazie al motto “mors tua vita mea”.
L’aspetto più interessante resta il tema: veniamo da anni in cui la protesta contro l’1% più ricco del mondo è andata montando dappertutto, a cominciare dagli Stati Uniti, per poi diffondersi. Quegli stessi Stati Uniti in cui ha vinto un candidato presidente che, pur essendo miliardario, si è presentato come ‘campione’ della gente normale contro l’elite. 3% è esattamente questa contrapposizione, che muove però da un punto di partenza per nulla scontato e moralista: lo scontro, la lotta di classe c’è, ma tutti quelli che non fanno parte dei privilegiati hanno come primo e totalizzante desiderio quello di entrare nel club. Non è un’aperta ribellione, ma un’aspirazione differente, molto meno idealistica, più affascinante e profonda.
Anche per questo motivo, 3% convince e si merita una chance.

Curiosità

Nel 2011 il creatore della show Pedro Aguilera – sceneggiatore brasiliano che finora ha lavorato prevalentemente a commedie e serie televisive – realizzò una puntata pilota e la mise su YouTube per attrarre potenziali investitori. L’episodio è ancora online (lo trovate qui sotto assieme al trailer ufficiale) e segue a grandi linee il pilot della prima puntata della serie di Netflix (che ha deciso di comprare i diritti per espanderla solo nel 2015).
Moltissimo il materiale per una seconda stagione, annunciata tra l’altro nei giorni scorsi al Sao Paolo Film Festival.