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[recensione serie TV] La prima stagione di Channel Zero è un minestrone di “creepypasta” poco riuscito

24/11/2016 news di Davide Schito

Syfy sconfina nell’horror con Candle Cove ma, nonostante le aspettative e le buone premesse, fallisce su quasi tutti i fronti

Antefatto. Qualche mese fa leggo proprio qui su Il Cineocchio un articolo che annuncia un nuovo prodotto horror di Syfy. Interessante, penso, Syfy che abbandona (almeno per una serie) la fantascienza per l’horror. Non sarebbe la prima volta: già con Haven, per esempio, il canale tematico americano aveva attinto a piene mani dal maestro Stephen King per una sua produzione, e con ottimi risultati. Leggo poi che la serie sarà antologica (a stagioni, non a episodi, quindi sulla falsariga di American Horror Story) e prenderà spunto da alcuni “creepypasta” (quelle brevi storie horror senza autore che girano su internet, e che prima che internet esistesse venivano raccontate intorno al fuoco, di notte, o durante i pigiama party). L’idea mi affascina subito. Mi piace l’horror, mi piace Syfy, mi piacciono i creepypasta… insomma, penso, qui si preannuncia qualcosa di molto interessante, fammi segnare il titolo: Channel Zero. Bello anche il titolo. Il cast pare all’altezza, la locandina è ben fatta, con quel mostro tutto fatto di denti, e il trailer fa trasparire poco (com’è giusto che sia) ma incuriosisce.
Poi però succede qualcosa che mi fa cadere tutto il castello di carte che mi ero costruito su questa nuova serie: la guardo.

channel-zero-candleLa storia di questa prima stagione da sei episodi di 42 minuti (intitolata Candle Cove) è la seguente: Mike Painter (Paul Schneider, Parks and recreation) è uno psicologo infantile in crisi che dopo un esaurimento nervoso torna nel paesino sperduto nel cuore della campagna americana dov’è nato e dove ha assistito, all’età di dodici anni, alla morte del fratello gemello e di altri cinque bambini per opera di un serial killer tutt’ora sconosciuto. Insomma, il posto ideale per rilassarsi un po’. La madre Marla (Fiona Shaw, Harry Potter) è un sacco felice di vederlo, ma proprio tanto, dal momento che dopo gli omicidi l’ha cacciato di casa (quale genitore, del resto, dopo aver perso uno dei due figli, non caccia di casa l’altro?). Mike, al paesello, ritrova gli amici di un tempo, tra cui Gary (Shaun Benson, ARQ) che nel frattempo si è sposato con Jessica (Natalie Brown, The Strain), la fidanzatina delle medie di Mike. Anche loro felicissimi di riabbracciarlo, dato che la prima cosa che fa è ricordare a tutti i terribili eventi di diciotto anni prima. In particolare, Mike insiste nel voler ricordare un programma per bambini che andava in onda a quei tempi, Candle Cove appunto, una storia di pirati con protagoniste delle inquietantissime marionette che ogni tanto appariva a caso in tv su canali sempre diversi proprio nel periodo degli omicidi. Da qui in poi, nella cittadina di Iron Hill iniziano di nuovo ad accadere cose strane: bambini che si accoltellano, omicidi efferati, programmi televisivi e marionette che appaiono e scompaiono su ogni tipo di schermo, mostri fatti di denti umani. Il tutto sul doppio piano temporale del presente, con Mike adulto, e del passato, con Mike dodicenne alla prese con la strana metamorfosi di suo fratello gemello Eddie.

channel-zero-candle-coveGli ingredienti per un buon horror, insomma, c’erano tutti, peccato che gli autori se la siano giocata non male, di più. La sensazione che si ha guardando i sei episodi della serie è quella di un minestrone di creepypasta (il programma televisivo fantasma, il mostro fatto di denti umani, lo Skin-Taker, e altri) buttati dentro a caso senza alcuna omogeneità rispetto alla storia. Non si ha mai l’impressione di una trama condotta con cognizione di causa, e si spera fino all’ultimo episodio che i nodi vengano al pettine, in qualche modo, anche con una trovata alla Lost, ma si rimane del tutto delusi. Gli interrogativi con i quali la serie era iniziata (da dove viene quel programma? perché il mostro di denti è fatto di denti? e come sono correlate le due cose?) restano tali anche dopo la fine.

Il problema, secondo me, è che i creepypasta sono storie brevi, immediate, che fanno della loro incompiutezza la loro forza. Ma in una serie tv, o fai in modo che ogni episodio rappresenti un creepypasta (poteva essere davvero una scelta oculata) oppure in una stagione con una storia complessa come questa i vari elementi devono collimare e avere un senso. Qui purtroppo l’obiettivo, per me, non è stato raggiunto e non ci resta che sperare che la seconda stagione, The No-End House, già ordinata e in onda nel 2017 (che vedrà come protagonista Amy Forsyth, The Path) riesca a essere migliore della prima. Una seconda possibilità non si nega a nessuno e Syfy ha già dimostrato di saper fare ottime cose, quindi ci spero.