Horror & Thriller

Black as Night: la recensione del film di Maritte Lee Go (Welcome to the Blumhouse 2021)

Asjha Cooper è la convinta protagonista di un vampire movie destinato meramente a un pubblico di giovanissimi

Black as Night di Maritte Lee Go (Phobias) è un horror young adult a tutti gli effetti, giù fino alla narrazione in LiveJournal e agli inevitabili confronti col recente Vampires vs. the Bronx (la recensione), che intelaiano questa storia di vampiri emarginati della Louisiana. È una di quelle produzioni targate Blumhouse Television – inserite nel progetto Welcome to the Blumhouse di Amazon del 2021 – che favoriscono l’uso della CGI a buon mercato e che si allinea ai titoli meno riusciti dello studio, ma questo quasi sicuramente non impedirà alla fascia demografica ‘giusta’ di sorridere per i suoi rimandi abbastanza palesi a Buffy e per il tono del disneyano After Dark.

Non è un insulto per coloro che trovano conforto in distributori di aglio per pizzeria armati: Maritte Lee Go attinge infatti direttamente alle vene pulsanti della gentrificazione e delle comunità svantaggiate mentre prova a suscitare qualche risata. Black as Night lotta solamente per fronteggiare una piattezza generale che scivola attraverso un intrigo narrativo dalla posta in gioco relativamente bassa, anche considerando alcune ambiziose alterazioni storiche rimodellate ad hoc che combinano la tratta degli schiavi con la vendetta dei succhiasangue.

Shawna (Asjha Cooper) vive in una New Orleans post uragano Katrina, ancora devastata dai ricordi di quella che una volta le famiglie del luogo chiamavano ‘casa’. È estate e Shawna vuole solo prendere il sole e inseguire una storia d’amore con il suo migliore amico Pedro (Fabrizio Guido), ma un’infestazione di vampiri cambia i suoi piani.

I senzatetto intorno al povero complesso residenziale di Ombreux iniziano infatti a mordere le vittime dopo il tramonto, nella zona in cui Shawna incontra da molto vicino il suo primo vampiro. La ragazza trascorre quindi il resto delle sue vacanze a caccia di chiunque stia creando un esercito in nome della supremazia dei vampiri, insieme a Pedro, la superfan di Anne Rice Granya (Abbie Gayle) e il bell’imbusto Chris (Mason Beauchamp).

I succhiasangue di Black as Night si presentano con file scolorite e affollate di zanne e occhi rosso rubino che perforano l’oscurità. Proprio questo è l’elemento più critico del cinema sui vampiri – i vampiri – e la visione della regista trasforma i residenti dimenticati di New Orleans in bestie furenti e inseguitrici che iniziano a reclamare il territorio. Si tratta di costumi e trucco necessari, perché le loro morti non sono così impressionanti nella forma di creature impalate che esplodono in cenere digitale e in fumo computerizzato oppure in sbuffi di nuvole aromatizzate all’aglio che fluttuano come macchioline verdastre pixelate.

Questo è il tipico compromesso della Blumhouse Television. Rivendica le tue vittorie ove possibile, cosa che il dipartimento degli effetti speciali chiamato al lavorare con Maritte Lee Go in effetti fa quando richiama mostri al chiaro di luna che evocano le loro distinzioni tribali itineranti e ringhiano cattiveria per cercare di controbilanciare alla bene e meglio le poco brillanti magagne visive presenti altrove.

Black as Night ha questa lieve atmosfera alla Fear Street mentre i personaggi abbracciano i loro cacciatori di vampiri interiori e si infervorano contro il passato razzista, mentre il sangue si riversa sui terreni un tempo occupati dalle piantagioni. L’intento poco nascosto di Maritte Lee Go è quello di collegare l’emarginazione dei nativi di New Orleans emotivamente e finanziariamente deturpati, e ancora scossi dalla devastazione dell’uragano Katrina, al divario razziale pre-abolizione della schiavitù della Louisiana (corsi e ricorsi insomma).

I personaggi di Maritte Lee Go si muovono a cavallo della sottile linea tra autenticità e stereotipo, dai sibili del malizioso migliore amico di Pedro all’ingresso da favola di Chris nella vita di Shawna, ma rimangono comunque devoti alle vibrazioni da doposcuola che richiamano le proteste dei libri di testo passate e presenti. Asjha Cooper centra però in pieno la performance come ammazzavampiri riluttante ma senza paura che guida una carica chiassosa, forse l’unica vera ragione per portare a termine la visione.

Detto questo, Black as Night non riesce a capitalizzare la scelta di concettualizzazione i ‘terrori classisti’ e le metafore vampiriche che brulicano intorno a Shawna. Lo sceneggiatore Sherman Payne getta pure basi che la regia di Maritte Lee Go sembrerebbe a tratti poter sposare sullo schermo, salvo poi scivolare in errori grossolani e in una sorprendentemente mancanza della gravità adeguata.

Ad esempio, la ‘specialista’ di vampiri Granya blatera riferimenti horror mentre il viaggio predeterminato dell’eroina Shawna non viene favorito da una tecnica di narrazione indegna persino di Lizzie McGuire. Si può apprezzare molto di più ciò che viene invece presentato su un piano ideologico, ma tutto è un susseguirsi di scene raffazzonate, che si tratti di modesti ritocchi in post-produzione o dell’avanzamento della trama oltremodo prevedibile.

Se è vero che un film dell’orrore è spesso definito dalla sensazione che rimane nello spettatore dopo i titoli di coda, con Black as Night non resta quasi nulla, nonostante i lodevoli tentativi oratori di Keith David.

È una combinazione dai tratti comici di horror in stile CW e I Racconti della Cripta, che fa leva sulle atrocità macchiate di sangue del passato di New Orleans. Ma è anche terribilmente piatto e monotono e non si eleva mai al di fuori della sporadica sontuosità di una qualche location. In definitiva, Black as Night non è altro che un prodotto pensato per i pigiama party e i fan del cinema del terrore più giovani e meno esperti, che – forse – lo troveranno una buona porta di accesso al sottogenere.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Black as Night, nel catalogo di Amazon Prime dall’1 ottobre:

Share
Published by
Marco Tedesco