La regista orchestra un whodunnit Rated R inventivo e sarcastico, che scherza col genere depistando lo spettatore senza tralasciare un messaggio di fondo
Immaginate Agatha Christie che incontra Euphoria. Per quanto improbabile possa sembrare questa combinazione, Bodies Bodies Bodies funziona per lo più sia come un giallo slasher che come una soap opera della ‘generazione Z’ alimentata da droghe e alcol.
In definitiva, il film è più interessante per le mutevoli dinamiche di potere e le relazioni che intercorrono tra il gruppo di sopravvissuti, ormai in diminuzione, che non per gli elementi tipici del “whodunnit”. Tuttavia, anche se la risoluzione sembra artificiosa (una lamentela che si potrebbe rivolgere a oltre il 50% dei crime-mistery in circolazione), ci viene presentata con una strizzatina d’occhio.
Agatha Christie aveva un debole per i misteri ambientati in luoghi isolati (come esemplificato da Dieci piccoli indiani), dove era possibile circoscrivere un numero minimo di personaggi, limitando così i sospetti e consentendo al detective (e al lettore) di passare al setaccio i depistaggi per trovare poi il vero colpevole.
Bodies Bodies Bodies, dell’attrice e regista olandese Halina Reijn, ricorre spesso a toni leggeri. È girato per lo più nel buio, con torce elettriche che ci permettono di intravvedere ciò che avviene (l’uragano provoca un blackout). Ladipendenza dall’illuminazione stroboscopica può essere frustrante, ma aiuta l’atmosfera claustrofobica che viene ulteriormente acuita dal fatto che la maggior parte degli eventi si svolge all’interno della casa, con solo un paio di scene all’esterno, nella notte, sotto la pioggia e il vento.
Il cast è composto da nomi che saranno più familiari agli spettatori più giovani che a quelli più anziani. Amandla Stenberg, che interpreta l’impetuosa Sophie, ha anche un ruolo di produttrice esecutiva. La sua amante, Bee, è interpretata dall’attrice bulgara Maria Bakalova, che sarà per sempre conosciuta come “la figlia di Borat”.
Pete Davidson, probabilmente l’attore di più alto profilo, è David, proprietario della villa e istigatore di vari mini-drammi. Il 43enne Lee Pace (il veterinario Greg) è il frequentatore più anziano della festa. Rachel Sennott (Alice), Chase Sui Wonders (Emma) e Myha’la Herrold (Jordan) completano l’ensemble.
La scena centrale di Bodies Bodies Bodies si svolge all’inizio del secondo tempo, quando i sopravvissuti si riuniscono e ognuno di loro spiega perché uno degli altri sarebbe l’assassino. Un momento di paranoia in piena regola, che ricorda (in modo vago) La Cosa di John Carpenter. Le facciate cadono e vediamo questi individui per quello che sono realmente.
Da qualche parte, non troppo nascosto come i cadaveri seminati in giro per i corridoi, c’è un messaggio sulla superficialità dell’amicizia nell’era dei social media, in cui frequentare qualcuno significa non tanto fare una conversazione informale quanto piuttosto sparlare degli altri, lasciarsi andare a maldicenze pungenti e partecipare a sciocchi giochi in cui le persone si fingono morte (finché non muoiono davvero).
Non sappiamo se questi personaggi ci piacciano o meno, perché ogni volta che pensiamo di “conoscerli”, la sceneggiatura ci mette i bastoni tra le ruote.
In termini di equilibrio tra narrazione, misteri e dialoghi taglienti, Bodies Bodies Bodies ricorda Knives Out – Cena con delitto. Se su un piano formale o contenutistico i due film potrebbero apparire molto diversi, in ultimo non lo sono poi tanto nella loro strategia narrativa che combina la capacità di coinvolgere, intrattenere e non abusare della nostra pazienza.
Di seguito trovate il full trailer internazionale di Bodies Bodies Bodies, al momento senza una distribuzione italiana: