Azione & Avventura

Brendan Fraser e Dwayne Johnson: l’amicizia nata con La Mummia che ha cambiato le loro carriere

C'è un legame molto profondo tra i due attori

Quando Brendan Fraser e Dwayne Johnson si incontrarono sul set di La Mummia – Il ritorno nel 2001, nessuno dei due poteva immaginare che quella collaborazione avrebbe segnato in profondità le loro vite personali e professionali.

All’epoca, Fraser era all’apice della sua fama da action hero, mentre Johnson muoveva i primi passi nel cinema dopo gli anni da superstar della WWE. Vent’anni dopo, entrambi sono tornati a ricevere applausi commossi ai festival internazionali grazie a Rental Family e The Smashing Machine, due film che mettono a nudo la vulnerabilità dietro la forza.

Nel loro recente incontro per Variety, i due attori hanno parlato con sincerità di amicizia, dolore, solitudine e del prezzo della determinazione. Johnson ha ricordato con gratitudine il primo gesto di fiducia ricevuto da Fraser:

“Potevi dire: ‘Questo tipo non ha mai recitato, è solo un wrestler’. Ma hai accettato di lavorare con me, mi hai accolto a braccia aperte. Quello ha cambiato la mia vita.”

Fraser, con la stessa naturalezza di allora, ha risposto:

“Non ti conoscevo dal mondo del wrestling, ma quando mi hanno mostrato il tuo provino ho pensato: ‘È un casting ispirato’. Per interpretare un cattivo che ami odiare serve energia, carisma, fiducia assoluta in sé stessi. Tu avevi tutto questo.”

Quella fiducia reciproca è diventata la base di una stima che resiste nel tempo. Oggi, entrambi gli attori stanno affrontando ruoli intensi e complessi, capaci di mettere in discussione la loro immagine pubblica. Durante il Toronto Film Festival, Fraser ha bloccato il pubblico solo per abbracciare Johnson dopo la proiezione di The Smashing Machine.

Mi hai preso nel profondo,” gli ha detto. “Non solo il dolore fisico del personaggio, ma quello vero, emotivo.”

La conversazione tra i due si è poi spostata sulla solitudine, tema comune nella loro vita e nelle loro opere. Johnson ha citato una frase del pugile Floyd Patterson: “Quando perdi, vuoi scomparire”. “Anche in mezzo al rumore del successo,” ha aggiunto, “si può provare una solitudine assordante.” Fraser, che in Rental Family interpreta un attore isolato a Tokyo, ha commentato:

“Le persone cercano connessione, anche se è fittizia. Finché non senti davvero la solitudine, non capisci quanto possa farti male.”

Fraser ha poi ricordato un momento di svolta nella sua carriera, quando, dopo anni di ruoli fisicamente estenuanti, comprese di doversi fermare:

“Mi stavo distruggendo per dimostrare di meritarmi tutto. Ho dovuto chiedermi: perché lo sto facendo? La risposta era che stavo solo cercando di soffrire di più per sentirmi all’altezza.”

Johnson ha annuito, riconoscendo lo stesso impulso dietro la propria carriera da uomo forte.

“Capisco perfettamente,” ha detto Fraser. “La vera forza è mostrarsi vulnerabili.”

Il dialogo ha toccato anche l’esperienza de The Whale, il film che ha valso a Fraser l’Oscar, girato in piena pandemia.

“Ho dato tutto. Mi sono detto: se non funziona, cambierò mestiere. Poi è arrivato quel pubblico, quell’applauso, e ho capito che ne era valsa la pena.” Fraser ha poi ringraziato Johnson per il sostegno pubblico ricevuto durante la première a Venezia: “Sei stato il padrino morale di quel successo. Ti devo molto.”

Johnson ha replicato commosso:

Quando ti ho visto vincere, ho pensato: se credono che non abbia più fame, si sbagliano. Ora lo è ancora di più.”

La loro amicizia, nata tra sabbia e mummie digitali, è diventata un legame autentico costruito su rispetto, rinascita e vulnerabilità condivisa. Due giganti del cinema d’azione che oggi, con carriere diverse ma parallele, mostrano il coraggio di raccontare ciò che davvero li ha resi umani.

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Published by
Stella Delmattino