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Daredevil: Joe Carnahan parla della trilogia mai realizzata, ambientata tra anni ’70 e ’80

Il regista ci aveva creduto moltissimo

Nel 2012, il regista Joe Carnahan era a un passo dal realizzare un Daredevil brutale, stilizzato e radicalmente diverso da qualsiasi versione mai vista del Diavolo di Hell’s Kitchen — ma il tempo è scaduto, e il progetto è svanito.

A quel tempo, la 20th Century Fox stava per perdere i diritti sul personaggio, e Carnahan — reduce dal successo di The Grey e A-Team — rappresentava l’ultima carta da giocarsi. Ma lo sviluppo si è arenato, e i diritti di Matt Murdock sono tornati ai Marvel Studios, che l’ha inserito poi nel grande disegno dell’MCU.

Oggi, più di dieci anni dopo, Carnahan è tornato a parlare di quella trilogia mai nata, un progetto che avrebbe trasformato Daredevil in un’epopea urbana attraversata dalla storia musicale e sociale di New York.

Come ha dichiarato a CBR:

«Il mio Daredevil era una trilogia: Daredevil ‘73, che era rock classico; Daredevil ‘79, che era punk rock; e Daredevil ‘85, che era new wave. Quelli erano i miei film, capito?»

Una visione cruda, stilizzata e profondamente legata alla trasformazione culturale di Hell’s Kitchen, con influenze che vanno da Taxi Driver a Frank Miller, passando per i suoni e il disagio delle strade. Fox tentò di salvarsi all’ultimo minuto offrendo questo approccio audace, rifiutando addirittura una proposta di scambio con Marvel: Matt Murdock in cambio di Galactus e Silver Surfer. Ma la scommessa fallì.

Quando gli è stato chiesto se avesse visto la serie Netflix o il prossimo Daredevil: Rinascita, Carnahan ha risposto con sincerità:

«Mi è difficile guardarla. Credo che il cuore mi si sia spezzato quando non ho potuto fare il mio film. So che Charlie Cox è fantastico. Il mio amico Dario Scardapane dirige la serie. Amo Jon Bernthal. Dovrei avere motivi migliori per non averla vista, ma non li ho.»

Il regista ha un rapporto complesso con il genere supereroistico:

«The A-Team è la cosa più vicina che ho mai fatto a un tizio con un mantello. E poi El Chicano, che è morto malissimo, ma era una specie di Punisher latino, davvero interessante.»

Ma ciò che lo attrae, più dei superpoteri, è l’aspetto psicologico:

«Mi interessa quel tipo di personaggi, quelli che non sono benedetti da niente, anzi, che hanno perso qualcosa, e da quella perdita nasce un senso in più. È questo che trovo affascinante.»

Il Daredevil di Carnahan sarebbe stato radicato, viscerale e visivamente iconico: una storia di emarginazione e resistenza, dove l’oscurità delle strade rispecchiava quella dell’animo umano.

Una trilogia che avrebbe potuto ridefinire il personaggio, ma che è rimasta intrappolata nel limbo dei diritti e delle occasioni mancate. Ora Marvel Studios possiede tutto e ha intrapreso una direzione diversa, più integrata, più “MCU”. Ma resta il dubbio: quanto sarebbe stato potente un Daredevil ambientato nel 1973, sulle note dei Velvet Underground e tra i fumi del Bronx?

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Published by
Stella Delmattino