Horror & Thriller

Dossier | Henry – Pioggia di sangue di John McNaughton: un ritratto così crudo da rischiare l’oblio

Uscito in estrema sordina - negli USA e in Italia - il film portava sullo schermo la storia agghiacciante del serial killer Henry Lee Lucas, interpretato da Michael Rooker

Se dicessimo che Henry – Pioggia di sangue (Henry: Portrait of a Serial Killer) di John McNaughton è ‘bello’ saremmo dei pazzi. Si tratta di un film tremendo, per molti motivi. Però è anche un’opera da vedere per altre ragioni, anche più numerose.

La prima è, se vogliamo, storiografica. Henry – Pioggia di sangue è stato girato nel 1985 e questo ne fa un film sui serial-killer molto in anticipo sull’esplosione multimediale che il fenomeno degli omicidi seriali conobbe appena pochi anni dopo. Un’esplosione del filone che coincide in sostanza con il 1991 e l’inizio del 1992, prima il successo del thriller di Jonathan Demme Il silenzio degli innocenti, poi il caso del romanzo American Psycho di Bret Easton Ellis, rifiutato da numerosi editori americani per la sua eccessiva violenza prima di diventare un best-seller quasi contemporaneamente; quindi l’enorme sensazione suscitata in America dall’arresto di Jeffrey Dahmer, il ‘cannibale di Milwaukee’, beccato dalla polizia con i resti di ben dodici cadaveri nel frigorifero. Infine, a perfetta chiusura del cerchio, i cinque premi Oscar a Il silenzio degli innocenti, con la consacrazione di un genere ibrido fin lì considerato ‘minore’ a Hollywood.

Tutto ciò avveniva mentre Henry – Pioggia di sangue girava per i festival negli USA senza trovare una vera distribuzione (ma imbattendosi per oltre tre anni nella ripetuta ostruzione dell’MPAA, ostile ai suoi contenuti estremi). Il Village Voice lo recensiva in modo entusiasta, ma il film era però citato da tutti senza che nessuno, o quasi, l’avesse effettivamente visto. Uscito solamente nel 1992 in Italia, quasi clandestinamente seppur distribuito dalla Penta con un titolo abbastanza assurdo, vederlo all’epoca significava ricostruire un capitolo praticamente ‘rimosso’ di storia del cinema americano.

La seconda motivazione è cronachistica. A differenza del film di Jonathan Demme, tratto com’è noto da uno splendido romanzo di Thomas Harris, Henry – Pioggia di sangue si ispira alle confessioni di Henry Lee Lucas, un tizio che dopo esser stato arrestato ha confessato l’enormità di 300 omicidi commessi un po’ dovunque negli Stati Uniti. La cosa che ha colpito John McNaughton è stata la ‘discontinuità’ dei racconti dell’uomo. A differenza, ad esempio, del ‘mostro di Rostov’, il russo Andrej Čikatilo, che dopo la cattura aveva raccontato alla polizia i dettagli di cinquantacinque omicidi con assoluta precisione, dimostrando di possedere una memoria e una meticolosità impressionanti, Henry Lee Lucas raccontava ogni volta la stessa storia in modo diverso.

Questo c’è nel film, ed è una delle scene più agghiaccianti, perché anche se abbiamo già visto il protagonista (impersonato da Michael Rooker) uccidere, solo lì ci accorgiamo di essere di fronte a un uomo che non controlla il funzionamento di una parte del proprio cervello. Quando Henry racconta a Becky (Tracy Arnold), la ragazza di cui si sta goffamente innamorando, di aver ucciso la madre, è per lui un momento di apertura, quasi – seguitemi nel paradosso – di tenerezza; svelando questo episodio decisivo della sua infanzia, l’uomo si apre forse per la prima volta con un altro essere umano. Racconta così che la madre faceva la prostituta, che si portava i clienti in casa, che lo costringeva ad assistere e che quegli uomini ridevano di lui. “Allora l’ho accoltellata”, dice. E un minuto dopo ripete: “Allora le ho sparato”. E Becky: “Ma non avevi detto che l’avevi uccisa con una mazza da baseball?”. “Si si, forse è stato con una mazza da baseball”. La scena si ispira agli autentici interrogatori di Henry Lee Lucas, ed è sconvolgente il tono piano, assolutamente quotidiano con cui i due parlano di simili orrori.

Arriviamo allora al terzo motivo per cui vedere Henry – Pioggia di sangue è un’esperienza, come minimo, insolita ed è del tutto stilistico. John McNaughton dà al suo film un registro piatto, pedestre, documentaristico, con una fotografia volutamente ‘brutta’, a cui contribuisce certo lo scarsissimo budget a disposizione (appena 110.000 dollari) e il fatto di aver girato in 16 millimetri, poi ‘gonfiati’ a 35. Non a caso, Henry – Pioggia di sangue è stato paragonato a uno snuff movie. Il regista, in un certo senso, cita apertamente questo sottogenere maledetto, quando Henry e il suo complice Otis (Tom Towles), il fratello maggiore di Becky, cominciano la propria ‘carriera’ di serial killer in coppia, riprendendo i propri crimini con una videocamera.

E passiamo così al quarto motivo, che è squisitamente psicologico. E che fa di Henry – Pioggia di sangue un’opera agghiacciante, terribile, sconsigliatile agli stomaci (e ai cervelli) deboli. Di solito i serial-killer sono individui solitari. Henry invece ha un complice, Otis, anch’egli ex galeotto, con il quale divide un appartamento nelle zone più sordide di Chicago. Per Otis, il collega diventa una sorta di ‘maestro del crimine’. Insieme, uccidono per divertirsi. Ma mentre Henry è un folle con un suo metodo, una sua logica del tutto disumana, l’altro è solo un povero fesso che per imitazione diventa un criminale. E questo ci fa capire, per similitudine, come la personalità dell’omicida seriale possa essere ‘affascinante‘.

In qualche modo, indirettamente, lo sapevamo già, altrimenti non si spiegherebbero il successo e, l’attenzione, la qualità artistica di certi prodotti (perché Il silenzio degli innocenti è sia un grande romanzo che un memorabile lungometraggio). Ma vederlo funzionare in diretta, attraverso il plagio di una mente lucida su una bacata, è sconvolgente.

Henry – Pioggia di sangue non ha nemmeno una progressione drammatica. È una serie di quadri pervasi da un senso di morte irrefrenabile. Giustamente, è stato paragonato a Toro Scatenato e ad altri film di Martin Scorsese (e non è un caso che il regista abbia in seguito prodotto Lo sbirro, il boss e la bionda, il terzo film di John McNaughton). Otis e Becky entrano nella vita di Henry. Henry diventa amico di lui, e amante di lei. Poi li ammazza senza sussulti, perché uccidere è l’unico modo che conosce di avere rapporti con il prossimo.

Ha detto John McNaughton: “Spesso mi hanno accusato di non dare spiegazioni al pubblico. Io non credo che si possa spiegare perché un individuo come Henry Lee Lucas ha commesso tutti quegli omicidi. Al contrario, riuscendo a spingere lo spettatore a riflettere seriamente e a paragonarsi ad Henry, lo hai aiutato ad ottenere risposte su se stesso“.

Di seguito una scena di Henry – Pioggia di sangue:

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