La lunga strada verso Edirne
Nell’impossibilità di sigillare le frontiere con la Turchia (ma anche con la Bulgaria, la Macedonia e l’Albania) la Grecia ha pensato ad una soluzione semplicissima: non effettuare più collegamenti e trasporti tra sé e i paesi confinanti, ovvero i paesi nemici, odiati e disprezzati. Basta sopprimere tutti i treni, tutti gli autobus ed il gioco è fatto. Se uno vuole entrare nei paesi confinanti (ed un greco si chiede perchè uno dovrebbe farlo visto che in teoria son tutti posti dove nessun greco si sognerebbe mai di metter piede) allora ha una sola scelta: arrivare fino al confine e poi da li arrangiarsi in qualche modo. Cosa che è appunto successa a me in quel di settembre 2012, terzo viaggio in Turchia. Ed ho capito quanto l’odio e l’intolleranza sicuramente procurano solo noie e contrattempi a noi viaggiatori che niente abbiamo a che fare con queste stupide faide nazionalistico-razziste e delle quali non potrebbe fregarcene di meno.
Da Alessandropoli c’era la vecchia autostrada che correva dritto nella Turchia europea passando da Tekirdag e finendo a Istanbul: 250 km tutti diritti, ma adesso gli autobus, come detto, non ci passano più. C’è la linea ferroviaria che svolta improvvisamente a nord e passa da Feres, da Kastanies, sfiora la Bulgaria ed entra a Edirne, la vecchia capitale dell’impero ottomano prima di Costantinopoli. Ma anche questa è stata chiusa al confine. E comunque per i greci questo punto di confine è pericoloso, ci sono abominevoli traffici di clandestini e droga, uno straniero rischia la pelle perchè ci sono tanti turchi, albanesi e bulgari cattivi assetati di sangue e carne umana. Tutte stronzate, ma i greci lo pensano veramente. Sono quindi arrivato a Kastanies, ultimo paesino greco a ridosso del confine, con un trenino locale e da lì avrei dovuto attraversare il confine turco e prendere un bus per Edirne e da li proseguire ulteriormente per Istanbul. Tutto alla buona, senza grosse indicazioni – anzi nessuna – su quello che mi sarebbe aspettato dopo il confine.
L’unica strada sterrata dietro il cubicolo-stazione mi fa pensare di non avere altre alternative e quindi mi incammino sperando di trovare una informazione. Kastanies, paesino che potrebbe sembrare un qualsiasi borghetto di case della campagna pistoiese…..tranquillo, bucolico, silenzioso. Non c’è assolutamente niente da vedere a parte un piccolo tabernacolo ortodosso tra una pizzeria (chiusa) e una farmacia (anch’essa chiusa) ma il risultato globale non è male. Pace e silenzio. La gente guarda con sospetto: turco o altra nazionalità che fossi, in Grecia gli stranieri son sempre visti con sospetto. Dopo circa 3 kilometri vedo il confine: un arco in ferro arrugginito e una scritta “welcome to Greece” priva di tutte le lampadine che in teoria dovrebbero illuminarla (d’altra parte cosa glie ne frega ai greci di augurare un buon “welcome” ai turchi in entrata: calci in culo e via …), un posto di polizia in uno spiazzo molto carino e un benzinaio-rapinatore autorizzato dallo stato: la benzina in Grecia e Turchia è carissima. Controlli doganali velocissimi e una informazione da parte di un ufficiale greco simpatico: “Ci sono 6 km da qui ad Edirne, ma sul confine turco forse trovi un autobus”… non suonava molto rassicurante. E il suo sorrisino ancor meno.
“Il Bancomat ci sarà quando viene la Luna piena” mi dice l’ufficiale turco. Non capisco cosa vuol dire … solo vero il 6° km avrò l’illuminazione.
Ho riso per un nanosecondo ma poi ho pensato: e se ad Edirne non ci sono bancomat? Chi lo sa? Come avrei fatto? Con 10 centesimi – vabbè che la Turchia non è cara – non è che si vada da molte parti …
continua…