Tra i vicoli di Edirne alla ricerca di DVD introvabili
Arrivo finalmente a Edirne dopo aver ammirato da lontano (da mooooolto lontano) le quattro guglie della sua bella moschea, famosa ed antica. Edirne non ha mezze misure: la città comincia subito senza tanti preamboli, senza una periferia o qualche striscia di casette prima di entrare nell’abitato vero e proprio. Comincia tutta all’improvviso.
Un trattore trainato da cavallo (non a vapore) con una bellissima ragazzina zingara, suo fratellino piccolo e il padre intento a dar di forcone. Lei mi guarda, era tutta sudata, con la pelle scura scura e i capelli corvini mossi da una leggera brezza. Quando le zingare son belle, son veramente belle, perlomeno fino ai 20 anni, poi dopo è un disastro. Ma lei era bellissima e assomigliava tantissimo a Bidiraya, la venditrice di fiori al molo di Kadikoy conosciuta nel mio secondo viaggio Prato-Istanbul in scooter, primavera 2012, giusto cinque mesi prima. Mi fermo più avanti a sedere per una sigaretta. Me l’ero meritata dopo tutta ‘sta sgropponata. Il carretto passa, lei sopra continua a guardarmi, io continuo a guardarla. Mi sorride, sorride a suo padre tutta soddisfatta e in cambio si prende una manata in testa.
Trovo il bancomat, trovo la stazione dei bus (“Bas”), un po’ oscura ma gigantesca e mangio un sandwich (“Sandviç”) e un toast (“Tost”) conditi dalla meravigliosa e sempre più introvabile Cola Turka, sponsor di importantissime squadre di calcio e basket di Istanbul ma impossibile ormai da trovare nei negozi. Cose turche.
La popolarità degli attori del cinema in un paese come la Turchia – ma anche in India, Indonesia – è viva, concreta, presente in ogni momento del vivere quotidiano: non son tanto loro come esseri umani reali ma quanto i loro personaggi che sono entrati nell’immaginario collettivo. E’ come dire che in Italia siam convinti che personaggi come Er Monnezza o il Commissario Betti siano esistiti veramente e sono ancora li pronti a spuntare un’altra volta a raddrizzare torti, a dare sganassoni ai cattivi e a proteggere la società con i loro sistemi più o meno puliti. Ed in Turchia ancora Cüneyt Arkın non è Cüneyt Arkın ma è colui che ha salvato il mondo dall’invasione degli alieni verdi, è Kara Murat che lotta per il Califfo, è Baba Kartal il commissario tutto d’un pezzo. E Levent Çakir è Zagor, il personaggio dei fumetti più amato in assoluto. Perchè il buon vecchio classico fumetto di avventura è come il buon vecchio cinema in Turchia: non morirà mai. In Turchia il fumetto classico è ancora quello più letto: i manga giapponesi difficilmente prendono piede. Gli eroi sono ancora Zagor, il Comandante Mark, Mister No, l’Uomo Mascherato e le loro controparti turche. E, diciamoci la verità: guardiamo questi due film: sembra proprio lui, lo Zagor di Gallieno Ferri. E Cico (“Çiko”) è perfetto. Se per un’ora e mezzo non pensiamo ai limiti di budget o alle poco probabili facce dei comprimari turchi, possiamo dire di avere tra le mani una nuova, divertente avventura. Da leggere come un fumetto usato in precarie condizioni, trovato su una bancarella da leggerselo e gustarselo senza troppe menate.
Bell’uomo, alto, con un viso leale e lo sguardo sincero, ha attraversato anni difficili nella sua vecchiaia perchè fino a pochi anni fa lo stato turco non riconosceva emolumenti o pensioni a chi lavorava nel mondo del cinema o dell’arte in generale. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e stringergli la mano. A Istanbul, nel ristorante della moglie di un altro grande e scomparso attore del cinema popolare, Erol Taş.
Non solo: è grazie anche a questi buoni uffici di Ali Murat Güven e molta altra gente come lui che nel 2011 (o giù di li, non ricordo) il governo turco ha finalmente modificato le leggi riguardanti la tutela dei diritti artistici ed il riconoscimento dei pagamenti su diritti di sfruttamento del cinema turco. Finalmente attori, registi, direttori di fotografia, macchinisti e le figure più importanti che stanno dietro alla produzione di ogni film possono godere di un fondo pensionistico e della corrispondenza di percentuali di guadagno sui diritti di sfruttamento dei film da parte della tv, delle case editrici e delle proiezioni pubbliche e private. La legge è ancora incompleta e parziale visto che non ha effetto retroattivo e presenta ancora molti limiti strutturali ma è già un primo, grande ed importante passo
nella tutela di quella che è stata per 5 decenni una delle industrie più importanti del paese.
La riscoperta di Levent Çakir e del suo cinema in occidente si deve soprattutto a due buoni DVD pubblicati dalla Fanatik Video di Istanbul. Bellissime sovracopertine in rilievo molto fumettistiche, master decisamente buoni – perlomeno rispetto alle condizioni medie in cui versa gran parte del cinema “minore” turco – e, soprattutto sottotitoli in inglese e italiano. Oggi sono di difficilissima reperibilità ma fino a 3-4 anni fa bastava andare in qualsiasi catena delle librerie Mephisto a Istiklal piuttosto che a Beşiktaş o nella parte asiatica o in una delle numerosissime fumetterie nelle gallerie (“Pasaj”) dei palazzi di Kadıköy per trovarli. E chi ha pratica della città, poteva andare direttamente dai distributori del complesso di Unkapanı, la dove tutt’oggi – sempre meno, purtroppo – si concentrano tutte le sedi, gli uffici e i magazzini di tutte le compagnie produttive audio e video turche. E non era difficile tornare a casa con una decina di copie in mano prese ai soliti prezzi all’ingrosso. Di come ho scoperto Unkapanı ne parlerò in una prossima puntata. Se volete capire che posto sia, basta vedere un qualsiasi film d’azione – poliziesco, mafia-movie, thriller – ambientato a Istanbul negli anni 70: tutte le lotte e gli inseguimenti sui tetti venivano sempre girate li.
Questi due DVD, così come il film “gemello” sul Comandante Mark “Korkusuz Kaptan Swing” oggi sono diventati di difficilissima reperibilità. So che ne han stampate 5.000 copie nel 2011. E sono andate tutte esaurite: già nel 2015 ormai non se ne trovavano più in giro se non a prezzi da rapina presso le solite fumetterie nei pasaj di Kadıköy. Per ben tre viaggi sono stati la mia scusa ufficiale per visitare Istanbul e la Turchia, per scoprire nuovi negozietti o centri commerciali di periferia e incontrare i begli occhi di Su, ragazza tutta tatuata e simpatica o il sorriso della bellissima ragazza curda delle Poste Centrali. Più volte. Quasi ogni giorno. Istanbul stava diventando la mia nuova casa.
E’ stato bello finchè è durato.
Ma qualcun’altro in quegli stessi anni era sul punto di stamparne una sua versione. Lo sfortunato Vassilis “Bill” Barounis e la sua Onar Film. E qualcun’altro ancora sempre in quel 2012 a Istanbul mi aveva proposto di partecipare alle edizioni definitive.
continua…