A 20 anni di distanza, il regista ha ricordato la genesi del controverso remake dal capolavoro di Alfred Hitchcock, dagli esilaranti incontri con la Universal alla profezia di Danny Elfman
Tra le scelte più ambiziose e controverse della storia recente, c’è senza dubbio quella da parte di Gus Van Sant, fresco vincitore dell’Oscar per la sceneggiatura du Will Hunting – Genio Ribelle (1997), di scegliere come successivo progetto il remake di Psyco (Psycho) di Alfred Hitchcock. Come sappiamo, non si ‘limitò’ a toccare un classico, ma decise di rifarlo esattamente identico fotogramma per fotogramma.
Distribuito nelle sale nel 1998, il film comprendeva nel cast Vince Vaughn, Anne Heche, Julianne Moore, Viggo Mortensen e William H. Macy, e fu criticato duramente, finendo per non incassare grandi somme al botteghino.
C’è tutta una serie di ragioni dietro a Psycho … Penso che il processo dietro alla sua realizzazione sia stato l’apprendimento, non necessariamente il risultato. Non si trattava di imparare qualcosa su Alfred Hitchcock, quanto più che durante gli anni ’90 la battuta che circolava nell’ambiente sui vertici degli studios era che avrebbero preferito fare un sequel piuttosto che qualcosa di originale, perché si correvano meno rischi.
Avrebbero preferito continuare una storia già nota al pubblico, e stavano davvero cercando un modo per farlo. Oggi hanno scoperto che il fumetto è il modo per riuscirci … ma negli anni ’90 non l’avevano ancora trovato.
L’idea di ricreare Psycho era qualcosa a cui però il regista pensava già nel 1989:
Dopo aver girato Drugstore Cowboy, durante uno degli incontri, Casey Silver della Universal si portò dietro tutti i suoi vicepresidenti, e uno dei tizi – che era a capo del catalogo dello studio – disse: ‘Nel nostro catalogo abbiamo vecchi film che tu potresti rifare, abbiamo vecchi copioni mai usati che potresti usare …’, che mi ricordò quella cosa … ovvero che volevano realizzare dei remake.
Allora gli risposi: ‘Quello che voi ragazzi non avete ancora fatto è cercare di prendere un successo e rifarlo esattamente identico. Anziché girare un remake cercando di dargli una rinfrescata, rifarlo per davvero‘, perché non avevo mai guardato a questa decisione come a un esperimento. L’intera faccenda mi è sembrata comunque sperimentale, quindi ho pensato ‘Perché no?’, e loro hanno riso, hanno pensato che fosse sciocco, ridicolo, assurdo e se ne sono andati via, dicendomi: ‘Non faremo una cosa del genere’.
A quanto pare, il fatto di essere stato nominato a un Oscar come miglior regista ha velocemente fatto cambiare idea ai vertici della Universal:
Poi se lo dimenticano il mattino seguente. Quindi stavano cercando di stringere un accordo anche con me, ma io avevo un accordo con la Paramount, avevo un accordo con qualche altro studio, allora il mio agente mi disse: ‘La Universal vuole davvero assoldarti, hai qualcosa per loro?’ E io risposi: ‘Universal, Universal … oh sì, dì loro Pyscho, scena per scena, un nuovo cast, a colori, questa è l’idea’. Quindi il mio agente mi richiama e dice: ‘Pensano che sia un’idea fantastica’. Così, all’improvviso, erano saliti a bordo,
Quindi Gus Van Sant ebbe il via libera per il remake di Psycho, ma ricevette un avvertimento profetico da parte dell’amico e compositore Danny Elfman, che alla fine avrebbe composto la colonna sonora della pellicola:
Mi disse: ‘Sai che ti uccideranno se lo farai’, lo sapeva già. E io risposi: ‘Chi mi ucciderà?’ E lui: ‘Tutti. I critici, tutti quelli che amano Psycho, ti uccideranno‘. Allora io: ‘Sì, ma è un esperimento Danny, non si tratta di chi verrà ucciso. Si tratta solo di farlo.’ E pensai: ‘Non importa se mi uccidono’. Poi più tardi, quando venni effettivamente ucciso, mi fece soffrire.
Il regista 66enne ha infine ammesso che Psycho è stato un esperimento che non ha funzionato, ma riconosce che il film è stato in qualche modo rivalutato negli ultimi anni:
Non funzionò [37 milioni di dollari nel mondo a fronte dei 60 milioni di budget]. Ma l’idea era di capire se si potesse fare il remake di una hit e ripetersi al botteghino. Fu questo il bizzarro esperimento scientifico … È più importante ora, penso, perché persone come voi mi fanno domande a riguardo. È più vivo adesso di quanto non fosse quando ha fallito, solo con il mondo dell’arte o con il mondo moderno. ++
Riuscito o meno Pyscho, dimostra come ogni film abbia peculiarità non replicabili e l’opera di Gus Van Sant è lì ad avvertire Hollywood che la sua ossessione per i reboot, i remake e i sequel è quanto mai pericolosa e vuota.
Di seguito il trailer di Pyscho: