Il secondo film del regista coreano rimastica e ibrida in modo inedito le convenzioni del genere, avvalendosi delle grandi prove della strana coppia formata da Kim Mu-yeol e Dong-seok Lee
Il thriller è indubbiamente un genere che il cinema sudcoreano da tempo ormai coltiva e maneggia con risultati mediamente più che soddisfacenti. I serial killer e la detective story sono poi due elementi cruciali di tale nutrita filmografia che, seppur tra alti e bassi, raggiunge spesso risultati encomiabili, come nell’indimenticabile I saw the Devil di Jee-woon Kim del 2010. Da allora certo sono trascorsi diversi anni, ma la produzione pare non avere ancora esaurito la sua vena creativa, reinventandosi e rielaborando stilemi noti. Ne è un esempio The Gangster, the Cop and the Devil di Lee Won-tae, che scrive anche la sceneggiatura di quello che è il suo secondo film (dopo Man of Will del 2017) e che innesta parecchio dark humor nel sottogenere.
Tuttavia, quando una notte il criminale, mentre torna a casa senza scorta, viene aggredito da uno sconosciuto che prima lo tampona e poi lo accoltella più volte lasciandolo in fin di vita sull’asfalto, i suoi interessi e quelli dello sbirro iniziano inaspettatamente a coincidere.
Mentre lui cerca vendetta per riaffermare il proprio status (l’onore è ben più importante di qualche cicatrice), quest’ultimo è infatti intento in una caccia all’uomo, dopo aver intuito che dietro ad alcuni omicidi apparentemente scollegati potrebbe celarsi invece la stessa mano di un serial killer. Quindi, i due decidono di stipulare un’improbabile patto in vista di un fine comune e di inseguire il diabolico e sfuggente omicida seriale (che si firma come ‘K’ ed è incarnato da Sung-kyu Kim), il quale, naturalmente, è tutt’altro che disposto a farsi catturare con facilità e ha preparato una serie di trappole per i suoi inseguitori.
The Gangster, the Cop and the Devil richiama evidentemente il connazionale Il buono il matto il cattivo di Jee-woon Kim (che a sua volta omaggia lo spaghetti western Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone). Oltre al titolo, immediato punto in comune tra i due film è la presenza nel cast di entrambi dell’attore Dong-seok Lee (o Dong-seok Ma), che interpretava una parte minore nell’action del 2008 e che qui incarna uno dei protagonisti, ovvero uno dei vertici del ‘dinamico trio’ su cui l’intera azione è giocata, Jang Dong-su, minaccioso capo di una cosca amante della boxe e della tortura che cerca di gestire al meglio le sue plurime attività illecite, stando attento a non mostrare segni di debolezza. A volte con l’intelligente mediazione, altre con la forza bruta, è un villain che, sotto sotto, ha una sua qualche etica.
Terzo e ultimo elemento è lo sfuggente e imprevedibile ‘K’. Che sia dovuto al copione, o alla recitazione di Sung-kyu Kim, questo è di fatto il personaggio meno potente di The Gangster, the Cop and the Devil; al contrario degli altri due, il ritratto del ‘Diavolo’ è quello di uno psicopatico un po’ troppo stereotipato, poco sfaccettato e non particolarmente approfondito o torbidamente affascinante. Dà invece la sensazione di essere solo un avversario insidioso, messo lì apposta come sinistra e caotica nemesi, contro cui la coppia di strani alleati deve più volte scontrarsi. Più che essere un individuo a tutto tondo, le cui motivazioni e la cui psicologia vengono approfondite e scandagliate, il ‘mostro’ funge da mero meccanismo narrativo che conferisce un tocco macabro e che rappresenta l’origine di una collaborazione altrimenti impossibile. Ma, per alcuni, questo suo essere tratteggiato in modo così sfuggente potrà certo essere un pregio.
L’apice – il meglio – viene toccato però in altri frangenti, meno foschi e più pirotecnici: nelle scene action di gruppo ben sopra e righe, in cui tutto è concesso dove volano senza sosta pugni, calci, bastoni, lame, proiettili e altro. Memorabile è in tal senso l’imboscata di un nutritissimo manipolo di nemici al boss e al poliziotto nel magazzino dove è stata nascosta l’automobile usata dal serial killer per i suoi spostamenti.
L’aspetto più riuscito di The Gangster, the Cop and the Devil non è pertanto quello morboso o scioccante. Su tale fronte – come pure nella costruzione tradizionale della suspense – potrebbe infatti deludere chi si avvicini in cerca di un certo tipo di thriller coreano. Won-Tae Lee si concentra più che altro sugli aspetti da insolita e rocambolesca buddy commedy ibridata nella detective story dalla morale ambigua, in cui si porta avanti tra imprevisti e colpi di scena più o meno efficaci l’indagine, tra la scoperta di un nuovo indizio e la ricerca alla cieca di ‘K’.
Certo, alcune svolte sono poco convincenti e spesso bisogna sospendere l’incredulità (tra incursioni del serial killer a un funerale e rapimenti inverosimilmente legati al caso, lasciando stare la resistenza alle botte), ma ciò che davvero funziona è il singolare mix di umorismo nero e l’irriverenza che permeano sia il poliziotto gradasso che il corpulento gangster. Più di una volta, i due personaggi, la loro caratterizzazione, le loro battute rasentano l’assurdo, ma l’ironia che ammanta le loro parole, come pure le loro azioni, è sempre ilarizzante e divertente nel suo essere così impensabile. E questo basta a rendere The Gangster, the Cop and the Devil una gradita sorpresa e boccata d’aria per il genere.
Di seguito trovate il trailer internazionale: