Melanie Lynskey ed Elijah Wood sono due improbabili vigilanti nel debutto deliziosamente dark del braccio destro di Jeremy Saulnier
Che cazzo di problemi ha la gente?? Tale questione, sempre più pressante di giorno in giorno, è al centro del mestamente oscuro I don’t feel at home in this world anymore di Macon Blair, opera moraleggiante isterica e iper-violenta, adattissima a questi tempi tribolati e distribuita direttamente su Netflix. “Tutti sono stronzi!” urla Ruth (la spettacolare Melanie Lynskey), che lavora in un ospedale come assistente infermiera, e non ha certo tutti i torti. Una voce alla radio abbaia segnalazioni di un’altra sparatoria. Un camion sfreccia sbuffando nell’aria gas nero dallo scarico.
Un maleducato le taglia la strada nella fila al supermercato. E’ come se il resto della società si fosse riunito in segreto per un meeting i cui partecipanti hanno deciso di passare il resto della loro vita a fregarsene di chi non è stato invitato, come se ogni sconosciuto che incontra stia soltanto cercando di approfittarsi di lei.
Con l’aiuto di una applicazione che aiuta a rintracciare a distanza il PC e di Tony (Elijah Wood), il suo vicino di casa ossessionato dal karate, il cui cane ama lasciarle quotidianamente un ricordino sul prato, la nostra stufa – ma schizzinosa e immancabilmente gentile – protagonista decide di prendere in mano la situazione .
Se I don’t feel at home in this world anymore (che mutua il titolo da un vecchio brano di Jim Reeves, gli conferisce un tocco colloquiale e aggiunge un enfatizzante punto alla fine) è troppo sicuro di sé per sembrare un’opera prima, questo ha molto probabilmente a che fare con il fatto che Blair ha collaborato con il regista Jeremy Saulnier (Green Room, Blue Ruin) sin da quando i due amici d’infanzia hanno memoria.
Blair è rimasto davanti alla telecamera con la sua espressione vuota, una tela perfetta per qualsiasi numero di peccati, mentre Saulnier sedeva dietro. Guardando il debutto alla regia di Blair però, è chiaro che l’attore è stato molto di più di musa per il suo compare.
Parte Green Room e parte Arizona Junior, il film riprende lo stile visivamente conciso del vigilantismo che Blair e Saulnier hanno già perfezionato in passato e abbassa la posta in gioco quel tanto che basta così che le stesse note possano essere suonate per occasionali risate di pancia. Manifestando la stessa padronanza che definiva un’opera del calibro di Blue Ruin, Macon Blair è attento a non lasciare che la storia sprofondi nella parodia – a malapena può rientrare nella satira – ma possiede una grande quantità di divertimento che si àncora alla vicenda di questi due personaggi, che non hanno assolutamente nessun motivo per ritrovarsi immersi in una tale quantità di sangue.
Melanie Lynskey è ideale in ruoli simili, come ha dimostrato bene la – purtroppo di breve durata – serie Togetherness della HBO, non c’è in giro un’attrice altrettanto brava nel restituire l’ansia quotidiana e la giusta dose di convinzione. Wood dal canto suo è una grande spalla per lei: Tony, a mala pena lo psicopatico che appare inizialmente, è solo un tizio eccentrico e senza amici che indossa una stellina ninja come fibbia della cintura (che scaglia con risultati alterni ogni volta che può).
Ammirare il suo maldestro fiore in tutta la sua gloria è uno dei maggiori piaceri del film e consente di passare con facilità estrema da una deliziosa carneficina a una delle scene di hackeraggio più divertenti di sempre. Se i cattivi che Blair cucina per questi personaggi sono deludenti in confronto, l’occhio attento del regista per arruolare tipi strani e mostri da due soldi è comunque paragonabile a quello dei fratelli Coen.
I don’t feel at home in this world anymore è al suo meglio quando si aggrappa alla tesi che delinea all’inizio e che sporadicamente rivisita prima della fine. Citando un personaggio particolarmente sfortunato: “Chiunque può fare qualsiasi cosa se glielo lasci fare. Benvenuta nel mondo.” Quando sta girando a mille nel corso della prima metà, l’astuta sceneggiatura di Blair non si limita a vantarsene, ma si interroga davvero su come una persona rispettabile possa in definitiva fare qualcosa senza diventare a sua volta parte del problema.
La pellicola non perde mai il suo forte senso dei personaggi, ma questi meriterebbero un po’ più dell’amore concesso loro. In ogni caso, Melanie Lynskey e Elijah Wood vanno fino in fondo. Guardando attentamente tra le pieghe di questi vendicatori platonici – e alla loro amicizia forgiata nella frustrazione – è subito chiaro che mentre il mondo potrà anche essere allo sfascio, siamo noi a renderlo ciò che vorremmo che fosse.
Di seguito il trailer ufficiale di I Don’t Feel at Home in This World Anymore: