Sci-Fi & Fantasy

Iron Mask – La leggenda del dragone: la recensione del film fanta-avventuroso di Oleg Stepchenko

Arnold Schwarzenegger e Jackie Chan sono tra le comparse di lusso di un'opera frenetica e derivativa, che prova a mescolare Oriente e Occidente senza avere la sensibilità per riuscirci

Sbandieratissima coproduzione russo-cinese del 2018, Iron Mask – La leggenda del dragone (Journey To China: The Mystery of Iron Mask) è il sequel – apparentemente senza nesso logico – del successo russo del 2014 Viy (arrivato dritto in home video qui da noi).

Diretto sempre da Oleg Stepchenko, vuole essere l’incontro di due sensibilità cinematografiche ben precise, un’opera fanta-avventurosa la cui sceneggiatura non si preoccupa minimamente di gettare nel frullatore tutti – ma proprio tutti (anzi no, la coerenza non è stata contemplata) – gli ingredienti che han fatto la fortuna dei blockbuster più disparati fiduciosissima che in mezzo a tutta questa qualità qualcosa di buono sarebbe sicuramente uscito fuori.

Il risultato è allora un crogiolo di stili che è quasi impossibile da seguire. Se l’esperienza sarà comunque divertente sta a ciascuno deciderlo, e l’ ‘impegno’ nell’approccio dovrebbe giocare un ruolo di un certo peso in tal senso.

Iron Mask – La leggenda del dragone segue l’esploratore e cartografo del 18° secolo Johnathan Green (Jason Flemyng), i cui viaggi per tracciare la mappa del mondo conosciuto prendono una piega bizzarra quando entra a far parte di un’epica ricerca che coinvolge lo zar russo, la Torre di Londra, un drago custode del tè e una principessa cinese che deve ritornare a casa per liberare il suo popolo da un malvagio impostore.

I primi venti minuti di Iron Mask – La leggenda del dragone sono occupati da flashback esplicativi, da prologhi e da ‘aggiornamenti’ sugli svariati snodi di questa stravagante epopea. Si passa infatti dall’antica Cina alla Russia fino a Londra, dove il vero Zar di Russia è stato costretto a indossare una maschera di ferro ed è tenuto prigioniero con il Maestro (Jackie Chan) sotto l’occhio vigile del capo delle guardie della Torre, James Hook (Arnold Schwarzenegger).

Il fulcro della trama consiste nel portare il vero Zar e Johnathan Green in Cina per una grandiosa battaglia contro le forze del Male, ma la narrazione non ha alcun senso del ritmo.

Se già il doppiaggio approssimativo lascia a desiderare, sono soprattutto i salti temporali, i luoghi e i personaggi a lasciare spesso un po’ smarriti. Meglio allora provare a concentrarsi sul grande serraglio di scenografie, di location e di effetti speciali che riescono a trovare tutti quanti un punto di equilibrio impossibile tra il sembrare molto costosi e allo stesso tempo incredibilmente a buon mercato (il budget pare sia stato di circa 50 milioni di dollari).

A parte questo, il creature design fantasioso, le scene d’azione altamente coreografate e le riprese pensate per il 3D (che viste in 2D assumono quindi un aspetto decisamente più ‘grezzo’) fanno sembrare Iron Mask – La leggenda del dragone l’esperimento di un ‘professore matto’ e incosciente, riuscendo a volte a sortire un risultato divertente.

Chi sperava poi – come i trailer promozionali potevano lasciar intendere – di vedere Jackie Chan e Arnold Schwarzenegger (ma c’è anche Rutger Hauer) protagonisti rimarrà inevitabilmente deluso, perché il personaggio centrale è Jason Flemyng. Le scene che le due superstar condividono sono divertenti, tra cui un simpatico combattimento all’interno della Torre di Londra, ma il loro minutaggio complessivo insieme è limitato, così come più in generale il coinvolgimento nell’intero film (insomma, mossa meramente promozionale per venderlo).

Altrove, le interpretazioni sono sopra le righe quanto ce le si potrebbe aspettare e, oltretutto, spesso vengono soverchiate dall’affollamento visivo che inonda lo schermo, mentre la trama sfreccia senza posa da una scena d’azione all’altra.

Come si diceva più in alto, non sfuggirà anche ai meno attenti che Iron Mask – La leggenda del dragone è un’avventura caotica e sfrenata in giro per il mondo che pesca a piene mani da altri titoli del passato più o meno recente.

Certamente spicca su tutti Pirati dei Caraibi, ma non mancano le influenze dell’immancabile La tigre e il dragone, di 47 Ronin o The Great Wall, giusto per citarne alcuni noti in Occidente, filtrati senza troppa sensibilità personale da un Oleg Stepchenko interessato squisitamente alla sarabanda di eventi ipercinetici.

Insomma, un prodotto indecifrabile e non esattamente riuscito, ma sospinto da un’energia giocosa che lo rende in fin dei conti coinvolgente nella sua orgogliosa e piatta spettacolarità.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Iron Mask – La leggenda del dragone:

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