Tom Cruise è l'irriconoscibile protagonista del peggior benvenuto possibile al nuovo 'mondo di dei e mostri' della Universal
Avete visto qualcuno delle decine di trailer o clip uscite negli ultimi mesi in cui veniva svelata – tra gli altri punti salienti della trama – anche la presenza a vario titolo di morti viventi con brandelli di pelle cadenti e ossa a vista, frotte di ratti famelici, stormi di uccellacci neri o enormi ragni pensando che La Mummia (The Mummy) avrebbe potuto essere un film cupo, forse addirittura votato all’horror?
Ebbene, il termine inglese ‘Dark’, che campeggia nel logo in apertura al fianco di ‘Universe’, che la Universal intende utilizzare per lanciare il suo nuovo universo condiviso di mostri proprio a partire da qui, assumerà per voi da oggi un nuovo e sorprendentemente antitetico significato. Nonostante i vari proclami, l’opera diretta da Alex Kurtzman è più vicina a conti fatti allo spirito torvo tipico di un film della Disney, o se vogliamo esagerare a uno della DC/Warner Bros. O forse era proprio questo l’intento e siamo stati tutti fuorviati?
I due lavorano con l’esercito americano in un contingente poco chiaro, ma in realtà sono a tutti gli effetti dei cacciatori di tesori. E stanno per imbattersi nella scoperta della loro vita, poiché un missile rivela da lì a poco un’enorme caverna nascosta sotto il paesello nel quale hanno trovato rifugio. Proprio in quel luogo, a migliaia di chilometri dall’Egitto, si imbattono in un antichissimo sarcofago immerso nel mercurio e protetto (?) dai ragni.
L’archeologa e potenziale interesse romantico Jenny Halsey (una Annabelle Wallis monoespressiva), giunta prontamente sul posto, dice a Nick che quello che hanno davanti non è buono. E, occhio allo spoiler, si scopre che è veramente il male. Non è una tomba … è una prigione.
La principessa Ahmanet (Sofia Boutella, un’incarnazione della mummia sempre mezza nuda e tatuata e/o pitturata decisamente sexy, che per riesumarsi del tutto si ispira curiosamente alla sua omologa dell’episodio La prescelta di Buffy – L’ammazzavampiri) freme per uscirne, così da poter continuare il suo piano – piuttosto vago – di terrorizzare Londra grazie a effetti speciali di dubbio livello. Insieme di carne putrefatta grigiastra e bende, Ahmanet cerca di recuperare e riunire una pietra rossa e un pugnale arrugginito in modo da trasformare un uomo in un veicolo per Set, il dio egizio della morte.
Quando Nick si avvicina al suo sarcofago è amore a prima vista. Nel frattempo, in Gran Bretagna, il dottor Henry Jekyll (Russell Crowe) sta facendo del suo meglio per mantenere ogni forma di Male confinata all’interno dei suoi sicuri vasi canopi. La recente scoperta di una necropoli templare sottostante la capitale però lo preoccupa, ma mai quanto lo sono gli spettatori per il fatto che il Nick Fury del Dark Universe sia un drogato che può trasformarsi in un essere dagli occhi viola e le venuzze verdognole se non fa in tempo a iniettarsi una dose del vaccino.
Al massimo, magari (ri)iniziando con Van Helsing … La Mummia, similmente alla versione del 1999, ancora oggi simpaticamente adorabile, cerca di maneggiare diversi toni, passando spesso da azione, horror a commedia all’interno di una singola scena.
Sarebbe un’impresa complessa per maestri affermati come Joe Dante o John Landis, ma per Kurtzman – il cui unico precedente alla regia è il non certo memorabile Una famiglia all’improvviso con Chris Pine del 2012 – la sfida è ampiamente oltre le sue possibilità. I sorrisi sono ben pochi e di certo non ravvicinati, anche perchè né Johnson – che pure ha alle spalle oltre 100 episodi di una comedy di successo come New Girl e il cui ruolo è assolutamente inspiegabile razionalmente nel film – né Cruise sono mai stati costretti a lavorare con una sceneggiatura tanto debole, mentre i momenti teoricamente più spaventosi sono inseriti a caso in sequenze sconnesse, a ricordare improvvisamente che in realtà la fine del mondo dovrebbe essere imminente.
Il peggio si raggiunge però quando il regista tenta di fondere questi due mood in uno solo, avvicinandosi a una sorta di omaggio a Un lupo mannaro americano a Londra prima di abbandonare tale strada in favore di ogni cliché possibile del genere.
Da Risky Business a Top Gun fino a Mission: Impossible, Tom Cruise ha sempre interpretato personaggi schietti e talvolta arroganti ma sempre amabili, affidabili e rassicuranti. Qui salta, corre o rimbalza qua e là spaesato dall’inizio alla fine, totalmente in balìa dello script. Persino lo schianto aereo iniziale a quasi totale assenza di gravità – preparato con grande perizia tecnica – risulta controproducente, facendo balzare ancora più all’occhio la pochezza degli effetti digitali impiegati per animare gli zombie di Ahmanet (a quanto pare nessuno ha fatto tesoro di Io sono leggenda …).
In ogni caso, la sequenza nei cieli è l’unica parte di La Mummia che sembra adatta a Cruise, che da molti anni è stata una star capace di ricamarsi addosso ruoli action adatti a esaltare i suoi punti di forza. Questa volta no. E’ vero, sono presenti alcuni momenti simpatici in cui l’attore prende in giro il suo classico stoicismo: è un ladro e cela un elemento di codardia opportunista – ma il film non è mai lontanamente interessato – sebbene provi ad affermarlo a più riprese – alla battaglia per l’anima di Nick, un personaggio poco meno che bidimensionale.
Le scene di apertura in Medio Oriente lasciano presagire qualcosa di divertente, ma la pellicola appare comprensibilmente insicura nell’insistere sull’esotismo che è sempre stato endemico ai film della Mummia – una delle tante ragioni per cui nessuno aveva mai chiesto prima d’ora un reboot moderno e serioso di questo particolare mostro -, ma il regista è molto ansioso di lasciarsi alle spalle le distese sabbiose dell’Iraq per passare invece alle fogne della capitale britannica. Ci sono più o meno tre location nella seconda metà, e ognuna di esse è incredibilmente poco attraente per appartenere davvero a un progetto stratificato di uno studio di Hollywood.
Se gli sceneggiatori Dylan Kussman, David Koepp e Christopher McQuarrie non riescono a inculcare alcuna logica a questo aspirante apripista per una lunga saga o a garantire allo spettatore il minimo interesse verso il loro primo eroe – guardando più a La leggenda degli uomini straordinari che a Penny Dreadful -, hanno comunque il merito di aver costruito il film sulla perfetta metafora per esso. “Londra è un enorme cimitero” dichiara qualcuno durante il prologo, anticipando una storia sui mortiferi segreti che si trovano al di sotto delle nostre città, al passato che ricopriamo di terra per la nostra cieca devozione al presente.
Alcune cose meritano di essere preservate, sostiene questo reboot. Altre dovrebbero rimanere sepolte. Nick Morton è un opportunista senza vergogna che confonde questo assunto e scoperchia l’Apocalisse nella sua foga di portarsi a casa un favoloso tesoro. Una cosa è omaggiare l’iconografia della vecchia Hollywood, un’altra è sfruttarla senza scrupoli. Non sarà mai troppo tardi per capirlo.
Per chi se lo chiedesse, NON è presenta alcuna scena aggiuntiva dopo i titoli di coda.
Di seguito il trailer ufficiale italiano di La Mummia, nei cinema dall’8 giugno: