Nel 1984, Chuck Norris era il granitico protagonista di un B-movie che guardava a Rambo, puntando forte sulla caciara e poco altro
Un titolo scombinato per un film modestissimo. Forse i distributori italiani di Rombo di Tuono (Missing in action) nel 1984 pensarono all’assonanza con il fortunato Rambo di Sylvester Stallone, ma in ogni caso il mistero rimane. Classico sottoprodotto di serie B finanziato dalla prolifica Cannon e cucito addosso al fisico grintoso di Chuck Norris (la cui popolarità stava arrivando alle stelle proprio in quel periodo), sembra – a maggior ragione se (ri)visto oggi – uno di quei prodotti ‘furbetti’ che il nostro Anthony Dawson aka Antonio Margheriti andava in quegli stessi anni a girare con regolarità nelle ‘esotiche’ Filippine: solo che qui, insieme alle sparatorie, alle acrobazie e al sesso, il regista Joseph Zito (Venerdì 13 parte IV: Capitolo finale) sceglie di infilare anche una specie di messaggio politico che non sarebbe dispiaciuto al John Wayne dei Berretti verdi.
Espulso come indesiderabile dalla Ho-Chi Minh City (l’ex Saigon), il nostro american hero vola così in Thailandia e di lì, con l’aiuto di un vecchio commilitone ritrovato nei bordelli di Bangkok, salpa alla volta del Vietnam: obiettivo, un lager vicino alla costa dove sono tenuti in catene un pugno di marines.
Missione apparentemente impossibile, ma non per Braddock, il quale, armato di tutto punto e sorretto dal sacro fuoco della vendetta, fa fuori un bel numero di viet, salva i suoi amici e atterra nella capitale giusto in tempo per svergognare pubblicamente i gerarchi locali.
Più rozzo e inverosimile di Fratelli nella notte, che l’anno prima aveva raccontato suppergiù la stessa storia (ma lì almeno c’era Gene Hackman …), Rombo di Tuono resta comunque un discreto prodotto di genere, in linea con molti altri usciti nel periodo: il reducismo e il ‘complesso della sconfitta’ non sono che un pretesto per le esibizioni belliche di Chuck Norris, impegnato in una lotta senza quartiere con i ‘rossi’ e con l’inespressività della propria faccia barbuta.
Siamo lontanissimi, insomma, dalle tematiche di Apocalypse Now (citato peraltro goffamente nelle sequenze sul delta del fiume), di Il Cacciatore o anche da Rambo stesso (l’instabilità e il disagio dei veterani); e infatti Joseph Zito punta tutto sulle scene d’azione, largheggiando e lungheggiando in esplosioni, mitragliamenti, corpo a corpo e – naturalmente – ronzii minacciosi di elicotteri. Inutile pretendere chissà cos’altro (ammesso che ci si aspettasse davvero altro …).
Per la cronaca: Rombo di Tuono è stato in effetti interamente girato nelle Filippine, ma di sicuro il regista ignorava che da quelle parti il ‘democratico’ regime di Ferdinand Marcos gli oppositori prima li torturava e poi li faceva scomparire nel nulla …
Di seguito trovate il trailer internazionale di Rombo di Tuono: