L'attore spagnolo debutta alla regia con un ottimo revenge movie corale e denso di tensione
Crudo, privo di quell’edulcorazione di alcuni film ad alto budget, La vendetta di un uomo tranquillo (Tarde para la ira), debutto alla regia dello spagnolo Raúl Arévalo, è un revenge movie dalla forza inedita proprio per il verace squallore dei suoi personaggi e delle sue ambientazioni.
Il preambolo, breve e confuso, è girato in un POV ipercinetico, scelta stilistica assai avveduta per rendere la concitazione del momento e allo stesso tempo lasciare nello spettatore una sensazione d’angoscia.
Poi c’è uno stacco temporale, la storia procede a capitoli disomogenei, ciascuno segue uno dei personaggi, li presenta in tutto il loro squallore, in ritratti psicologici ruvidi e tangibili, senza nessuna falsificazione che innalzi ciascuno dei soggetti in scena. E’ seguito in un breve frammento la quotidianità di Jose uomo comune infinitamente solo, pervaso d’amarezza e di rimpianto mentre assiste il genitore dormiente in un desolato letto d’ospedale. Poi il focus si sposta su Ana (Ruth Diaz), moglie di Curro, che vive tra il suo lavoro nel bar e veloci incontri amorosi in carcere con il marito.
Incontro fortuito, tra la donna e il suddetto nasce una relazione, lo svolgimento sembra prendere una strana deriva sentimentale, rimane a lungo volutamente confuso, ma l’incastro non è casuale e il racconto riprende con inarrestabile furia, con la concisa sezione che si concentra su Curro, mentre esce di prigione. Questi viene costretto ad accompagnare l’altro alla ricerca dei carnefici, suoi vecchi complici, espiando così quanto commesso.
Allo stesso modo, concreti e credibili sono Luís Callejo, che assiste spaventato a questo crescendo inarrestabile, la disincantata Ana, che cerca di sopravvivere a una vita dura, nonché alcune figure secondarie primo fra tutti Santi (Manolo Solo), piccolo criminale di quartiere meschino, quasi maschera per un breve framezzo tinto di sangue.
Non esiste tuttavia un unico epicentro, si tratta di un dramma corale dai toni cupi e privi di speranza, in questo sta forse la più grande forza dello straordinario debutto dietro alla macchina da presa di Raúl Arévalo, il tutto pervaso da quella fredda crudezza proprio dei western più cinici, quali Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah. A compimento dell’insieme, ne acuisce la sensazione di fondo, uno scenario desolato, dalla fredda e spoglia cella, ai sobborghi, alla palestra dai muri scrostati, fino alla campagna inaridita dal sole.
Prima opera davvero sorprendente per l’attore spagnolo passato alla regia, La vendetta di un uomo tranquillo è coinvolgente, denso di tensione e disarmante, certo non può lasciare chi lo guarda indifferente alla vicenda delineata e ai suoi protagonisti.
Di seguito il trailer spagnolo di La vendetta di un uomo tranquillo: