Horror & Thriller

Noise: la recensione del film horror belga di Steffen Geypens (su Netflix)

Il regista torna sulle scene con un'opera confusa e indecisa su come raccontare la sua storia

A un certo punto di Noise del belga Steffen Geypens (Logger), thriller psicologico dalla premessa kafkiana appena messo a catalogo da Netflix, un personaggio commenta che quasi tutti i genitori pensano a un certo punto di gettare il proprio bambino appena nato dalla finestra. Al giorno d’oggi, i film non esitano a rivelare le confessioni più profonde, più disdicevoli e più oneste che si nascondono dentro a persone o a figure tradizionalmente ritenute virtuose.

Nessun essere umano è perfetto, e questo vale anche per i vostri genitori. Non si vedono più solo personaggi che discutono allegramente di quanto sia fantastico prendersi cura dei figli. Si vedono spesso – non insensatamente – anche personaggi frustrati dai loro pargoletti.

Matt (Ward Kerremans), un social media influencer, è uno di questi soggetti. È sposato con Liv (Sallie Harmsen), una panettiera, e la coppia si è trasferita nella casa d’infanzia dell’uomo per cercare un ambiente tranquillo. Se i film horror ci hanno insegnato una cosa, è che ogni volta che i protagonisti dichiarano esplicitamente di voler vivere in un ambiente tranquillo e poi si trasferiscono in un luogo remoto, si può essere certi che dovranno affrontare delle complicazioni spesso tremende. E quanta ‘pace’ ci si può davvero permettere in presenza di un neonato che non smette mai di piangere?

Se chiedete a Liv e Matt della loro esperienza di genitori, riceverete risposte diverse. Liv probabilmente sorriderà e dirà: “È incredibile!”. In Noise, la si può notare mentre compie piacevoli passeggiate con il suo bambino, gira per la città e cerca di concludere affari coi negozianti. La sua unica lamentela è che le persone che incontra non sono affatto amichevoli. Un uomo non la saluta e lei ha una conversazione imbarazzante con uno degli esercenti.

D’altra parte, Matt si arrabbia e brontola: “Essere un genitore fa schifo!”. La sua situazione è sotto gli occhi di tutti. Si sveglia nel cuore della notte e consola il bambino. E Liv? Lei non sente il ‘rumore’ e dorme … tranquillamente.

L’uomo è infastidito da questa situazione e, in una scena, afferma con disinvoltura: “Ho passato la notte con il bambino”. Notte dopo notte, Matt prova a confortare il piccolo. Di conseguenza, al mattino appare inevitabilmente esausto. Presto inizia ad arrabbiarsi per cose banali e discende ulteriormente nella follia quando inizia a indagare su un incidente in una fabbrica locale.

Noise descrive lo stato di paranoia crescente di Matt attraverso immagini demoniache (vede figure spettrali). Anche il passaggio da una scena all’altra avviene attraverso inquietanti manipolazioni sonore (a un certo punto, lo squillo di un telefono combinato con il pianto di un bambino viene usato per passare da una sequenza all’altra).

All’inizio, quando Matt e Liv cercano di fare sesso, vengono interrotti dall’ululato del loro bambino. Non riescono a stabilire un legame fisico e, in seguito, diventano distanti anche dal punto di vista emotivo.

Avere un bambino è considerato un miracolo. Ma chi pensava che questo ‘miracolo’ può diventare una ‘maledizione’?.

Durante una delle sue dirette streaming, Matt ignora il pianto del neonato e affronta l’ira dei suoi follower (sullo schermo del suo cellulare appaiono commenti arrabbiati). Come influisce questo ‘incidente’ sul suo lavoro? Non ci vengono offerte risposte chiare. Liv è una panettiera, ma non la vediamo mai lavorare molto.

Noise lavora essenzialmente a un livello superficiale, e scioglie vari nodi in modo disordinato, arrivando a un’insoddisfacente e ambigua inquadratura finale.

La sceneggiatura getta nel calderone numerosi ingredienti: disaccordi genitoriali e coniugali, cliché tipici della ‘casa infestata’, segreti scioccanti e indagini tese. Ma chi sono quei tre giovani? Il film gestisce maldestramente i vari fili narrativi della sua non troppo velata metafora di fondo e finisce per essere solo un gran pasticcio, una amalgama di idee che non stanno insieme e che – forse – funzionavano meglio sulle pagine della sceneggiatura.

In uno dei loro rari momenti di beatitudine, del cibo avariato fa letteralmente esplodere in una risata Liv e Matt. Ecco, Noise esercita un po’ un effetto simile, solo che gli spettatori non trovano nulla di vagamente divertente in questi 90 minuti di visione, solo confusione e smarrimento.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Noise, nel catalogo di Netflix dal 17 marzo:

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Published by
Marco Tedesco