Il regista irlandese esordisce con un horror che getta al vento le buone premesse a causa di una sceneggiatura spicciola e pressapochista che dissipa il potenziale fornito dal boogeyman del titolo
Una squallida location ospedaliera. Una protagonista costretta in un letto, completamente impotente e vulnerabile. Un villain mostruoso e implacabile. Sembrerebbero gli ingredienti giusti per un buon horror low budget, forse addirittura per un film in grado di dare avvio a una saga basata sul personaggio del titolo vero? Invece, Nails del regista irlandese esordiente Dennis Bartok spreca malamente tutti e tre gli elementi chiave che avrebbero dovuto assicurare il suo successo.
L’horror segue una struttura narrativa non diversa da opere come Paranormal Activity, con una minaccia paranormale che subdolamente si insinua di notte e la protagonista che trascorre le giornate cercando di capire il modo per porvi fine. Purtroppo, qualitativamente parlando, queste sequenze sono letteralmente come il sole e la Luna. I momenti in cui Dana viene molestata dal demone sono infatti abbastanza efficaci, in gran parte grazie alla Macdonald, che riesce restituire adeguatamente la propria spiacevole condizione fisica. Il grosso problema è che questi momenti (leggermente) più tesi sono incorniciati da scene diurne scritte davvero malamente da Tom Abrams, con la storia del boogeyman svelata attraverso un scambio incredibilmente grezzo e un’esposizione che azzerano assolutamente ogni possibile climax. Gli attori sono costretti a recitare battute ai limiti dell’amatoriale, con la Macdonald che tutto sommato può considerarsi fortunata ad essere depositaria di un personaggio praticamente muto per tutti gli 85′ di durata. Una sottotrama che vorrebbe lasciare intendere la relazione extraconiugale di suo marito con una donna più giovane (Muireann D’Arcy) viene poi presentata in modo così goffo e approssimativo da risultare ridicola, e come nella gran parte dei film dell’orrore più dozzinali, i personaggi si comportano sempre nel modo più irrealistico possibile quando si trovano di fronte a un pericolo, senza parlare dei momenti finali, gloriosamente ridanciani.
In definitiva, pur stagliandosi visivamente sopra la media della maggior parte di questo tipo di prodotti provenienti da Oltremanica, con il direttore della fotografia James Mather che si muove bene tra luci e ombre e Bartok che dimostra un certo talento, sarebbe servito ben altro script per vendere in modo convincente la sua intrigante premessa. Così ci si trova davanti soltanto a un’altra pellicola usa e getta.
Di seguito il trailer originale: