Don Coscarelli cede il testimone della regia per l'ultima gratificante resa dei conti - for fans only - tra Reggie e il Tall Man
Phantasm: Ravager è un sequel di culto per una saga altrettanto di culto realizzato per una specifica frangia di appassionati. Se non siete mai stati risucchiati dal franchise soprannaturale ‘fatto in casa’ di Don Coscarelli, uscirete delusi o quanto meno frustrati dalla visione del quinto (e molto probabilmente ultimo) capitolo nella storia del terribile Tall Man – diretto stavolta da David Hartman – . Ovviamente le restrizioni dovute al micro budget si riflettono in sequenze dagli effetti speciali piuttosto scadenti e in location minimali, ma questo è in fondo quello che i veri fan si aspettano. L’opera di Hartman costituisce così un finale sentimentale e gratificante pensato per gli appassionati che hanno amato quelle sfere metalliche volanti che scavavano nei cervelli delle vittime, rappresentando una sorta di abbraccio ai cultori, approvato da Coscarelli, capace di confortare attraverso la carneficina.
Quindi, haters, state lontani – questo non è il vostro film.
Beh, cosa ancora più importante, troverete voi – gli spettatori – quello che state cercando? Gli snob e gli amanti del cinema mainstream non apprezzeranno la passione per un linguaggio minimalista di Phantasm: Ravager, ed è per una buona ragione. Coloro che non sono già stati catturati dall’Inferno creato da Coscarelli in oltre 30 anni si perderanno certamente nel giro di pochi minuti. Il tempo e la continuità non viaggiano più in linea retta, a meno che non abbiate già familiarità con il Morningside Cemetery (che viene rivisitato) e con le facce di personaggio noti. Reggie passa dall’essere un paziente in stato senile, a eroe armato fino ai denti, a vittima di torture in un batter d’occhio, evocando la stretta che il Tall Man è in grado di esercitare su tutto ciò che noi percepiamo come realtà. Sarebbe inutile unirsi all’empio viaggio di Reggie con un simile ritardo temporale, che dovrebbe apparire evidente ai novizi, dal momento che Ravager è il quinto capitolo di una lunga serie di Fantasmi.
Detto questo, coloro che credono nella follia soprannaturale di Coscarelli avranno un finale preciso – e un bel po’ commovente – del loro amato franchise di Phantasm. Angus Scrimm purtroppo ci ha lasciato all’inizio di quest’anno, il che significa che non ci sarà mai un altro Tall Man (almeno interpretato da lui). In Ravager, gli è stata data grande libertà nell’aggiungere rispetto a prima un tocco più poetico e umano al suo mefistofelico personaggio. Il suo iconico ghigno non viene certo meno, ma la performance finale di Scrimm regala qualcosa di più di uno stoico e torreggiante becchino. In tal maniera, i dialoghi su un possibile epilogo universale si mescolano con la realtà a causa della reale scomparsa di Scrimm da questo mondo – una festa d’addio perfetta per una leggenda dell’horror.
Ciò che salva Phantasm: Ravager da un destino più banale (per alcuni) è che non fa mai confusione su quella che è la sua natura. Tutti quanti conoscono bene il livello dell’operazione. Mentre Reggie riempie fino all’orlo uno zaino di armi per combattere gli scagnozzi del Tall Man, possiamo vedere l’eroe di David Hartman afferrare di tutto, dai nunchaku a una motosega (al di là della praticità, come tutto quanto riesce a entrarci!). E poi c’è che tutta una sequenza costruita intorno a Reggie che pensa a una canzone originale, così da poter impressionare la ragazza che gli ha offerto un tetto per la notte (Dawn, interpretata da Dawn Cody), perché chi non ha bisogno di un patetico intermezzo musicale tra uno scontro mortale e l’altro? Monaci nani con facce da demoni che appaiono a caso, globi giganteschi che sparano laser attraverso i grattacieli e Reggie che combatte il male con un atteggiamento estremamente rilassato – la produzione è indie fino al midollo, e non si può non volerle bene.
Affermare che Phantasm: Ravager sia piuttosto grezzo potrebbe essere l’eufemismo del secolo – è grezzo, punto. Detto questo, i fan troveranno tutto il fascino che stanno cercando. Una narrazione sovrannaturale sconnesso ma tenace che fa i conti con la vita, la morte e l’ossessione per l’ignoto. Chi ha bisogno di cinema “di qualità”, quando un film possiede audacia, carattere e cuore? Purtroppo, alcune persone non accettano audacia, carattere e cuore senza qualcosa di visivamente impressionante a corredo, e in molti casi, David Hartman semplicemente non è in grado di garantire lo stesso equilibrio di Don Coscarelli (a volte per poco) – ma i seguaci più fedeli saranno ricompensati con la conclusione che meritano in ogni caso.
Di seguito il trailer internazionale: