Michael St. Michaels e Sky Elobar riescono a far morire dal ridere gli spettatori con un'apologia del cattivo gusto e del nauseabondo con pochi precedenti sul grande schermo
Apologia del ‘politically incorrect’, il britannico The Greasy Strangler di Jim Hosking – esordiente al lungometraggio dopo un segmento in ABCs of Death 2 – riesce a disgustare il pubblico e al contempo a farlo morire dal ridere, con il suo humor decisamente non per tutti.
Se dunque tragicomici all’apparenza, lo sono ancor di più nella sostanza: il padre, abbandonato dalla moglie per un personal trainer, è meschino, iracondo, viscidissimo e un po’ perverso, mentre il figlio, uno ‘splelacchiato’ ultratrentenne che non è ancora uscito di casa, è strambo, impacciatissimo e succube del tutto del perfido genitore. Ancor di più, il rapporto filiale prende una deriva grottesca quando compare nella vita di Brayden la ‘non classicamente bella’ Janet (Elizabeth De Razzo), oggetto anche dell’interesse paterno, che inizialmente refrattaria passa poi dall’uno all’altro più volte con gag degne del miglior American Pie, ma notevolmente più nauseabonde e perverse, anche verbalmente.
In una esacerbazione verbale degna del migliore Giovanni Verga, assistiamo a un colorismo dialettale insieme demenziali e a dir poco geniale, basato su fraintendimenti verbali di chi non domina una lingua, scontri a suon dei peggiori improperi, racconti raccapriccianti e il decalogo d’ogni sconcezza, il tutto proferito e ascoltato con la più grande naturalezza, come se fosse assolutamente normale. Ne è esempio definitivo il leit motif del film stesso, ‘bullshit’ (caz**te), ripetuto dai protagonisti fino allo sfinimento e declinato in maniera estrosa in ‘lionshit’, ‘pinguinshit’, perfino ‘king pinguinshit’ e così via…
Vige la nudità, proposta in ogni suo aspetto, ma soprattutto in chiave il più stomachevole possibile, tra fluidi vitali e non ingurgitati, spalmati, espulsi e tocchicciati, focalizzandosi su tutto ciò che di erotico e commestibile non vorreste mai guardare, eppure è questo che suscita dei veri e propri ‘conati di riso’. In ultimo, apoteosi e summa del repellente contenuto in grado minore – forse nemmeno tanto – in tutti ciò che compare sullo schermo, ci è presentato il ‘Graisy Strangler‘ (ovvero lo strangolatore unticcio), killer seriale ricoperto da un fetido strato di grasso talmente ripugnante da parer più umanoide che umano, che si aggira soffocando chi incrocia la sua strada e lo indispettisce in qualche modo (e le motivazioni possono essere davvero futili). Sin dall’inizio palesemente identificato con il padre, che si nutre di ogni tipo di sostanza oleosa e continua a ripetere di non essere il suddetto, sembra quasi un Golem che errabonda emettendo versi ferini e attaccando le sue stupefatte vittime nella notte.
Improponibile nel circuito cinematografico ufficiale, agghiacciante e scorrettissimo da plurimi punti di vista, The Greasy Strangler nell’addentrarsi nei meandri delle peggiori turpitudini perviene al sublimemente farsico, ma certo non è adatto agli stomaci e alle orecchie delicate.
Il trailer ufficiale: