Un film “rivoluzionario” che dopo la prima mezzora si sgonfia come un soufflé tirato fuori dal forno, affidando all’eterno ragazzone Matt Damon le sue teorie
Undersize (Supersize?) it. Cosa succederebbe se d’improvviso, per far fronte alle risorse scarse del Pianeta, fosse disponibile una tecnologia che permettesse a chiunque lo volesse di ridurre il proprio corpo a pochi centimetri d’altezza? Detta così, la proposta non parrebbe particolarmente allettante. Tuttavia cosa accadrebbe se unitamente a centimetri e chilogrammi riducessimo nella stessa misura anche i nostri esborsi monetari? Diventeremmo miliardari in termini di economia reale.
Genialità del marketing ecologista? Mica tanto. Essere una frazione d’uomo comporta un consumo che è una frazione rispetto a quello delle persone “normali”. E il misero stipendio di un precario impiegato americano avrebbe un valore reale elevatissimo, diventando un lauto vitalizio. Mutui, debiti, quarta settimana del mese, incertezza diverrebbero su un campo da golf o in una spa sbiaditi ricordi di una vita lontana.
L’ultima fatica di Alexander Payne prende le mosse da un soggetto indubbiamente interessante e potenzialmente esplosivo. E’ possibile una coesistenza pacifica fra il mondo dei “giganti” e quello dei “miniaturizzati”? L’umanità riuscirà a restare immune da invidie e gelosie nei confronti dei nuovi ricchi? E dal punto di vista minuto: davvero un mondo in cui tutti sono ugualmente ricchi è possibile? Per quanto tempo resisterebbe il potere d’acquisto della moneta nel mini mondo?
Le questioni sarebbero varie e decisamente stuzzicanti, ma il film che ha per protagonista il gommoso Matt Damon spreca consumisticamente ogni occasione di indagine. Tocchi di terzomondismo, politicamente corretto, catastrofismo, religione, pauperismo, sentimentalismo; non manca praticamente nulla. Lo script, redatto dallo stesso Payne con Jim Taylor (Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale per Sideways – In viaggio con Jack), è pieno di repentine svolte a gomito: incoerenti, distraenti, banalizzanti.
Resta però il fatto che dei tanti aspetti della storia, non ne viene approfondito nessuno. La conseguenza è che il racconto viene frantumato in segmenti narrativi di scarsa tenuta e interesse, per la durata non certo miniaturizzata di due ore e un quarto. Raffazzonato e sovraccarico a sua insaputa, Downsizing – Vivere alla grande è in definitiva un film deludente per struttura, esiti e ritmo.
Di seguito il full trailer italiano di Downsizing, che uscirà nei nostri cinema nel 2018 (negli Stati Uniti il 22 dicembre):