Sushma Deshpande è una nonna che cerca vendetta in questo scabro e disperato rape & revenge indiano, intriso di dramma sociale
Altamente drammatico, Ajji (che in hindi significa ‘nonna’), scritto e diretto da Devashish Makhija (Oonga), mette in scena un revenge movie crudo e inedito, primo esempio del sottogenere nella cinematografia indiana ed esempio anomalo dello stesso.
La misera abitazione, le vessazioni e le ingiustizie, emergono subito dunque in Ajji, rape and revenge che assai si discosta da quel paradigma latamente femminista e occidentale alla Non violentate Jennifer (I Spit on Your Grave) di Meir Zarchi per addentrarsi invece nel dramma sociale, divenendo così un vero e proprio pugno nello stomaco. Non quindi una vittima che si emancipa e si vendica del suo o suoi carnefici, ma una povera vecchia, che arranca invece di camminare, decide di punire un arrogante e intoccabile carnefice. Immediata è quindi l’opposizione tra gli oppressi e onesti, ovvero Manda e la sua famiglia, per cui non c’è alcuna giustizia o tutela e i potenti, incarnati dal rampollo vizioso, Dhavle, che si ubriaca e dà sfogo ai suoi peggiori istinti contro una bambina! Evocativa e scabrosa è la scena in cui lui, intontito dall’alcol, è raggiunto da un suo viscido galoppino che gli propone una donna, la quale si rivela invero un manichino, con cui l’uomo finge di fornicare mentre l’altro riprende … La sequenza, grottesca e raccapricciante insieme, è girata senza filtri in un decadente scenario notturno, in un vicolo buio e sporco catturato con un ruvido realismo, che ne potenzia l’impatto. Viene da pensare che la povera Manda sia stata violata lì, in mezzo alla polvere e alla tenebra, terrorizzata, per poi essere abbandonata come quel manichino di plastica.
La sofferenza di ognuno di loro è palpabile, eppure non si indulge mai nell’eccesso patetico, conferendo così ancor più forza a questo desolante ritratto. Perfetta è dunque la performance di Sushma Deshpande, che senza troppi accessi lacrimevoli riesce a rendere in maniera commovente la tragedia che tocca il suo personaggio; anzi è proprio la scelta di recitare quasi sotto tono a rispecchiare ancor di più tutto l’impatto della costante repressione della donna e dei suoi cari, che sopportano stoici in silenzio ogni vessazione. Non solo, oltre alla tematica di classe, che strisciante, ma con potenza si fa strada lungo il minutaggio, si affianca quella legata alla vessazione femminile, perfettamente personificata sempre dal sessista e animalesco Dhavle.
Se, in conclusione, sin dagli anni ’70 il rape and revenge ha sempre celato dietro alla violenza implicazione e messaggi ben meno immediati e più impegnati, Devashish Makhija con Ajji riesce a replicare addirittura con maggiore forza la critica sociale sottesa al sottogenere, senza tralasciare nulla, nemmeno i dettagli più sgradevoli e scioccanti. Film inconsueto ormai in un panorama piatto all’insegna della censura e del politically correct, indubbiamente scioccherà gli animi più sensibili con il suo realismo poco edificante, ma il suo valore sta proprio nel coraggio di mostrare ciò che troppo spesso è censurato.
Di seguito trovate il trailer ufficiale di Ajji, che potete già trovare nel catalogo italiano di Netflix: