Un sequel migliore del primo capitolo, che si salva però soprattutto grazie alla giovane protagonista Lulu Wilson e al mestiere del regista
Nel grande disegno della scena horror mainstream del 2016, Ouija: L’origine del Male (Ouija: Origin Of Evil) rafforza certamente l’idea che questo sia un anno bello pregno – anche se non di altissimo livello… Il regista Mike Flanagan (Somnia, Oculus) fa quello che sa fare meglio, evocando un confortante (snervante) e tranquillo (tormentato) film di possessione che è certamente migliore del precedente capitolo ispirato al gioco da tavolo della Hasbro, ma che non tiene lontana la sensazione familiare del “l’ho già visto prima“. Potrebbe però capitarvi di sobbalzare per alcuni spaventi telefonati, indulgere negli arredamenti e nei deliziosi abiti anni ’60 ed emozionavi alla scoperta di dove è nato il Male.
Quando il collegamento di Doris con l’altro lato si rafforza, una forza malefica minaccia tutti quelli che trova sulla sua strada. Ben presto, la famiglia Zander scopre che la casa dove vivono da anni ha giusto un paio di scheletri nell’armadio (leggi scantinato…), e che Doris ha i mezzi per dare loro voce ancora una volta.
Per capirci, a un certo punto viene davvero da mettersi a urlare verso lo schermo “basta seguire le regole!!”. Nelle prime scene di Ouija: l’Origine del Male infatti, la sorellona di Doris, Paulina (Annalise Basso) gioca con la tavola Ouija di un amico e non dice mai addio (regola #3). Poi, vediamo prima Doris e poi Alice giocare da sole con la loro tavola appena acquistata (regola #2). Ci sono 3 regole base per il gioco e due vengono infrante a tempo di record… Questo è il tipo di espediente che dà il via libera agli spaventi a venire, ma che non fa certo gridare all’inventiva o alla genialità.
Flanagan ha il compito di girare un prequel diretto del film originale di Stiles White (che avrebbe potuto essere facilmente dimenticato e sepolto per sempre), quindi era già incatenato a certi canoni – ma tali espedienti spiccioli non fanno certo alcun favore a un thriller di possessione scritto già ampiamente secondo le regole.
Per quanto derivativi possano essere i presupposti, Ouija 2 è un brutto incubo che gioca sia su picchi di atmosfera che orchestrali, molto simile in questo a qualsiasi altra pellicola horror che punta sul sobbalzo improvviso sparato a tutto volume. L’unica differenza è che Flanagan sa come navigare nel mare delle insidie del basso budget con una certa abilità e intensità, dove l’originale Ouija invece si inceppava senza speranza.
La piccola Lulu Wilson incarna davvero la forza malefica nei panni di Doris Zander, che diviene il tempio dell’anima oscura dello spirito in agguato di Doug Jones. Purtroppo abbiamo solo brevi scorci di Jones nella sua forma umanoide dalla pelle catramosa, il che rende così la Wilson il principale cattivo del film, ancora più inquietante se si pensa alla bionda studentessa dagli angelici capelli biondi di quando la incontriamo la prima volta.
Ci sono diversi problemi nel tentativo di Mike Flanagan di rimanere un prequel fedele, ma alla fine Ouija 2 si può dire raggiunga gli obiettivi minimi prestabiliti. Gli orrori ‘da Luna Park’ faranno urlare il pubblico, che si coprirà gli occhi davanti a uno dei bambini più malefici apparsi ultimamente al cinema. Complimenti a Mike Flanagan che ha inserito qualcosa in più dei soliti generici spettri e dei sobbalzi, con i suoi personaggi che si prendono anche il tempo per teneri abbracci che alleggeriscono l’atmosfera mentre tutt’intorno aleggia un presentimento di morte – una sensazione che naturalmente non scompare.
In definitiva, si tratta di un’opera con dei buoni momenti soffocati da un’aria di prevedibilità (sempre che abbiate visto i film di cui sopra). È un piatto horror confortevole servito in un ristorante d’epoca accogliente – mai di primissima qualità, ma che ti sfama sempre.
Di seguito il trailer ufficiale italiano di Ouija: l’Origine del Male, nei cinema dal 26 ottobre: