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Voto: 7/10 Titolo originale: The Head Hunter , uscita: 05-04-2019. Budget: $30,000. Regista: Jordan Downey.

The Head Hunter | La recensione del film fanta-horror di Jordan Downey

26/10/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Christopher Rygh è un ruvido cacciatore di mostri in un fanta-horror visionario che ci proietta in un medioevo fantastico e oscuro

the head hunter film 2018

Horror dal passo lento e visionario, The Head Hunter dell’americano Jordan Downey (ThanksKilling) scava, come acqua nella roccia, un varco nella tenebra che esplode sul finire e introduce lo spettatore in un mondo fantastico fatto di mostri e di cacciatori d’orchi.

Non è sempre necessario, per costruire un universo popolato di creature terrificanti, avere un budget stratosferico; al contrario, a volte, con pochi mezzi, ma buona tecnica e una vision ben definita è possibile tratteggiare una realtà ben più tangibile di certi film hollywoodiani alla The Last Witch Hunter – L’ultimo cacciatore di streghe di Breck Eisner. Il dark fantasy può essere anche più intimistico, meno eccessivo in termini di effetti speciali e in tal maniera assai più concreto. Ne è un esempio The Head Hunter, che segue la ripetitiva e dolorosa quotidianità di un solitario guerriero, incarnato dal virile e ruvido Christopher Rygh, che riesce, pressoché in totale solitudine a reggere sulle sue spalle l’intero minutaggio.

In apertura, scopriamo che durante una delle sue battute di caccia la figlia (Cora Kaufman) viene uccisa da uno dei suoi sovrumani avversari, lasciando un profondo vuoto in lui e il costante desiderio di vendetta. Lo vediamo mentre giorno, dopo giorno, ripete la medesima routine fatta di piccoli gesti, riempire dei vasetti di vestri con una misteriosa sostanza nerastra, partire all’inseguimento qualche demoniaca preda al segnale stabilito, ossia una dardo scagliato nel cielo e un suono di corno che rimbomba nella valle -, dopo aver indossato l’elmo e l’armatura e inforcato il suo cavallo. Lo vediamo poi tornare, sovente coperto di sangue, con la testa del mostro, macabro trofeo di caccia, che appende alla parete della sua rustica abitazione infilzandola in un lungo picchetto di legno.

Così procede The Head Hunter in una meticolosa, quanto silenziosa raffigurazione del personaggio centrale – ed unico in scena – e dell’ambiente ostile che lo circonda. Il dolore del protagonista è un logorio costante che si materializza sullo schermo, nel reitararsi stanco dei suoi gesti, nel trascinarsi ferito al termine di ogni missione e nell’accasciarsi dolorante dopo aver curato il suo corpo martoriato dall’ultima veemente lotta. Fascinoso in tale frangente è il celere excursus sull’arnamentario d’alchimista, che prevede ossa di indefinita origine lasciate a bagno nel fiume, o medicamenti fangosi chiusi e incatenati con cui il combattente cura la pelle lacerata, che miracolosamente guarisce.

Altrettanto conturbante è il panorama in cui è immerso, selvaggio e ancestrale, costituito da una sterminata landa boschiva spazzata dal vento gelido, dalla neve e dalla pioggia, resi quasi surreali dalla straniante fotografia di Kevin Stewart. La sensazione è quella di essere immersi in una narrazione epica medioevale e fantastica, fatta di cavalieri che combatto draghi e demoni. Le teste di questi ultimi, scabrosa collezione, sono inquadrate più volte in una panoramica che ci mostra l’inventività delle creazioni del creature designer Troy Smith e l’ottimo lavoro in termini di effetti speciali prostetici.

A lungo però dobbiamo attendere per vedere finalmente uno di questi esseri ‘in carne e ossa’, per assistere a un vero e proprio scontro. Come suggerisce il titolo, The Head Hunter, si tratta di una testa che prende vita per uno sventurato caso e che sguscia via nella notte. Celata sempre sapientemente nell’ombra o nella tenebra, ne percepiamo gli inquietanti contorni, ne udiamo i sinistri sussurri e scricchiolii mentre striscia nella vegetazione alla ricerca di un corpo.

L’inseguimento, confuso dall’oscurità senza stelle, ci porta fino a delle grotte sepolcrali, quasi catacombe, mentre l’angoscia cresce per il destino che aspetterà il nostro cavaliere. Il finale, amaro, è ammantato di un dark humor acuto quanto cinico, conclusione perfetta per una fiaba dall’anima nera.

Piccoli gioielli come The Head Hunter o come il recente Hagazussa – A Heathen’s Curse di Lukas Feigelfel (la recensione), affondano la propria oscura figurazione senza tempo in un’anima misterica e raffinata, fatta di dettagli e di sofferenze, in cui il Male si cela negli angoli bui, in famelica attesa di un’anima e di un corpo da divorare. Si tratta di racconti ermetici, inadatti a molti, ma stupefacenti per gli estimatori dell’horror indipendente e unico.

In attesa di capire quando verrà distribuito, di seguito trovate il trailer ufficiale del film: