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Voto: 5/10 Titolo originale: Bug , uscita: 11-11-2006. Budget: $4,000,000. Regista: William Friedkin.

Recensione story | Bug – La Paranoia è Contagiosa di William Friedkin

24/07/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Ashley Judd e Michael Shannon sono i protagonisti dell'allucinato - e sottovalutato - thriller psicologico diretto dal regista nel 2006

Tutti quelli che hanno avuto in vita loro un qualche rapporto con il cinema – e con l’horror in particolare – certo conosceranno William Friedkin come colui che ha girato L’Esorcista, film che ha lasciato traccia indelebile nella memoria e nella cultura collettiva, nonché vincitore di un Oscar alla Migliore sceneggiatura non originale, che andò a William Peter Blatty per l’adattamento dell’omonimo romanzo di cui lui stesso era autore. Tuttavia, il ‘regista del Male’ ha diretto molto altro, come Il braccio violento della leggee Cruising. Eppure c’è un titolo ingiustamente obliato dai più, che tuttavia merita altrettanto rispetto, Bug – La Paranoia è Contagiosa, uscito nel 2006.

Thriller psicologico dal’alto contenuto drammatico, il film ha per protagonista una donna dal passato tormentato, Agnes White (Ashley Judd). Dopo aver perso un figlio ed essere sfuggita a un ex marito violento e disadattato (Harry Connick Jr.), che d’improvviso torna a tormentarla, l’instabile equilibrio mentale della donna – la quale tra l’altro fa uso copioso di alcol e cocaina – è ulteriormente minato dall’incontro con Peter Evans (Michael Shannon). L’uomo, ex marine all’apparenza timido e sensibile, cela in realtà un grave disturbo post-traumatico combinato a crisi allucinatorie devastanti.

La sua ossessione? L’essere stato sottoposto a esperimenti militari segretissimi per cui il suo sangue e i suoi tessuti sono invasi da un terribile parassita insettiforme capace di trasmettere frequenze radio. Nello specifico, sarebbe stato infettato con una nuova e letale specie di afidi, che dai denti si diffondo ovunque, riempiendolo di terrificanti piaghe pruriginose. Non solo, sulle sue tracce ci sarebbero i misteriosi servizi segreti responsabili dei turpi test su ignare cavie umane. Le deliranti certezze di Peter si trasmettono quindi alla già psichicamente provata Agnes, con risultati scioccanti.

Spirale surreale verso la follia, Bug – La Paranoia è Contagiosa segue la deriva della mente dei due protagonisti fino alla totale autodistruzione. Inizialmente si tratta di due individui soli e disfuzionali, lei una cameriera con trascorsi di violenze domestiche, droga e il misterioso rapimento dell’unicogenito in età scolare, lui reduce di guerra segnato dalle esperienze traumatizzanti in battaglia e da un’educazione severissima impartitagli dal padre pastore, che lo ha educato in casa. Entrambi sono in cerca di qualcuno che possa amarli fino in fondo, in cerca di un appiglio umano alla loro disperata condizione esistenziale. Il loro incontro, però, è esplosivo. Poi c’è la descrizione della psicosi, una predestinazione dal romanticismo scabrosamente plutarchiano, che si trasmette dall’uno all’altra, fino a giungere ad essere le due malate metà di una mela come gli stessi affermano ormai stravolti dalla follia … “Sono l’insetto maschio!” dice lui e replica “Sono la Madre Regina!”.

La sceneggiatura di Bug – La Paranoia è Contagiosa, adattamento dell’omonima piece teatrale di Tracy Letts (che ne stende anche lo script), è meticolosa, soprattutto nel registrare il crollo psichico emotivo e mentale di Agnes. La donna, già inizialmente instabile e nevrotica, che sobbalza allo squillare incessante del telefono (forse è l’ex marito che continua a chiamare, per poi presentarsi alla sua porta), si attacca talmente morbosamente a Peter da cominciare a condividerne i deliri e le visioni.

A poco valgono i tentativi dell’amica, R.C. (Lynn Collins), che cerca di farla ragionare e tornare alla realtà, ormai ogni barlume di lucidità è perduto. Perfetta a rendere le turbe della psiche dei due protagonisti è la performance dei loro interpreti: Ashley Judd (Colpevole d’innocenza) dimostra un’incredibile duttilità nel passare da uno stato di passivo depresso a una condizione di completa dissociazione, mentre Michael Shannon, che senza sforzo incarna l’emarginato con serie problematiche sociali, qui raggiunge la perfezione mentre dà vita a un perfetto schizofrenico che pian piano mostra alla sua nuova innamorata appieno il vero volto della sua pazzia.

A completare il tutto c’è la geniale regia di William Friedkin che, quasi a indagare le fosche sfumature della fenomenologia dell’allucinazione collettiva, che vicendevolmente si fomenta, ne segue ogni dettaglio, ogni smorfia, ogni inaspettata reazione in un crescendo … e con le menti dei protagonisti degenera l’ambiente intorno a loro. Si parte dagli interni squallidi e claustrofobici di una spoglia e sporca stanza di motel, quello in cui abita sola Agnes e si nasconde dall’ex. Se già dalle stanze traspare subito un instabile equilibrio che porta l’inquilina a vivere nella sporcizia e nella confusione, quando Peter fa il proprio ingresso e si trasferisce a vivere con lei, l’abitazione letteralmente deflagra velocemente.

Dentro e fuori dall’emisfero psichico, il caos si concretizza e si irradia da lui. Prima sono il letto e le coperte, che vengono messe sottosopra alla ricerca di quegli immaginari afidi le cui uova dovrebbero celarsi nei tessuti corporei dell’uomo. Allo stesso modo, le luci basse, le tende chiuse, la sepolcrale penombra trasmettono quell’idea di depressione e di auto-reclusione di cui patisce la protagonista, certo affetta da manie di persecuzione più o meno motivate (lo psicopatico ex consorte e la scomparsa del figlio ne sono la causa).

Con l’arrivo di Peter, tuttavia, la condizione abitativa degrada in modo paradossale, diventando la cristallizzazione della pura follia: ricoperte di quella che pare carta moschicida (intuizione dello scenografo Franco-Giacomo Carbone) le camere sembrano uno spazio onirico o mentale, un incubo straniante illuminato da neon azzurrastri. D’altra parte, poche sono le scene in esterni, qualche inquadratura sul motel e poco più, incrementando il senso di claustrofobia, di prigionia più o meno volontaria che conduce inevitabilmente alla pazzia. E poi il finale, con il suo fuoco purificatore!

Visionario, eccentrico e al contempo coerentissimo nelle scelte estetiche, Bug – La Paranoia è Contagiosa è un volo pindarico degenerato che non può non fissarsi nella mente dello spettatore.

Di seguito il trailer: