Con l'inusuale connubio tra rapina e fantasmi, il film, che vede protagonista un James Franco sottotono, funziona bene nella componente thriller, meno in quella horror
Un caper movie si trasforma in horror con spiriti maligni nell’ibrido The Vault – Nessuno è al sicuro, diretto da Dan Bush (La ricostruzione di William Zero) e scritto da Conal Byrne, che può dirsi riuscito sotto il primo profilo, un po’ meno sotto il secondo.
Poco dopo tre uomini vestiti da pompieri fanno irruzione e chiudono tutte le vie d’accesso, così inizia la rapina. Protagoniste nel ruolo delle ladre sono le volitive e non proprio irreprensibili Leah (Francesca Eastwood) e Vee Dillon (Taryn Manning), che organizzano il colpo per aiutare il fratello Michael (Scott Haze) – anche lui presente -, decisamente più dotato di coscienza e che apprendiamo avere dei cospicui debiti di gioco con qualche malvivente; al gruppo di svaligiatori si accodano altri due amici che rimangono però figure piuttosto marginali. Il bottino che trovano all’interno della cassaforte, tuttavia, è decisamente inferiore alle loro necessità, ma, su suggerimento di un altro impiegato, Ed Maas (James Franco), si avventurano nel caveau sotterraneo, dove parrebbe esserci custodito un ben più cospicuo capitale; sotto terra, però, non trovano il denaro, ma qualcosa di ben più sinistro ad attenderli.
Il film, se non si presentasse un twist paranormale, avrebbe uno sviluppo piuttosto lineare; a mantenere alta la suspense sono soprattutto le azioni dei malviventi, i quali hanno catturato un gruppo di ostaggi, che cercano di tenere a bada con una buona dose di violenza. Alcune scene sono piuttosto crude, Vee arriva a prendere ripetutamente a pugni un uomo fino a lasciarlo senza sensi, un altro è ferito per sbaglio ad una gamba con il fucile a canna mozza e vediamo il ginocchio spappolato. Il ritmo di The Vault – Nessuno è al sicuro è in tal modo retto dal susseguirsi burrascoso degli eventi, la tensione costruita da un lato dalla lotta contro il tempo dei criminali per trovare i soldi prima di essere scoperti dalla polizia – cercano in ogni modo di non far partire l’allarme, ma è lanciata ugualmente, in maniera misteriosa – dall’altro dalle costanti minacce a cui sono sottoposti coloro che sono prigionieri. Particolarmente positiva e credibile è la performance di Francesca Eastwood e di Taryn Manning, che risultano indisponenti e irritanti al punto giusto, non dando luogo a nessuna edulcorazione in senso positivo dei loro rispettivi ruoli, ma incarnando alla perfezione la parte di criminale improvvisato e verace che suscita una buona dose di antipatia. Meno riuscita è invece l’interpretazione di Franco, un po’ troppo marcata nel pathos della mimica; non è inoltre molto chiara l’indole del suo personaggio, ossia colui che invia gli aggressori nella trappola sotterranea, che non riesce con la recitazione a concretizzare quella ambiguità che si suppone possa caratterizzare la sua natura.
Le sequenze che li concernono sono quasi tutte alternate e lo spazio che gli viene destinato è assai limitato, sono tutti frammenti che intervallano quella che è l’azione principale, ossia la rapina e la gestione assai brutale degli ostaggi, che invece possiede un buon livello di gradazioni in termini di reazioni emotive e di sviluppi psicologici dei soggetti coinvolti da ambedue i lati. Poche invece nell’emisfero fantasmatico sono le immagini davvero d’impatto,uno dei rapinatori che si trapana il cervello forse, ma anche in tal caso però è tutto solo abbozzato e catturato in modo straniante, troppo indefinito. Peggio è poi quando viene ricostruito il passato oscuro della banca e dei suoi ultraterreni abitanti, che comprende un colpo di scena finale piuttosto mal congeniato e buttato lì senza la giusta preparazione, che stride anzi in parte con quanto successo lungo tutto il minutaggio, o se non altro lascia dei dubbi notevoli sulla coerenza di certi incastri (non si può dire oltre per evitare spoiler).
Basato allora su un concept senza dubbio affascinante, The Vault – Nessuno è al sicuro riesce bene a caratterizzare il manipolo di villain umani, il loro improbo operato e i rapporti con le vittime, in una gamma di variegate gradazioni; purtroppo non altrettanta attenzione viene corrisposta ai corrispettivi spettriformi, che rimangono solo un vago spauracchio e avrebbero certo potuto costituire un elemento ben più terrificante e supportare in modo ben più efficace l’economia generale del racconto.
Di seguito trovate il trailer originale: